DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
Un'inchiesta di 20 mila parole con la quale il New York Times ha aperto tanto domenica quanto ieri il giornale, dedicandole rispettivamente, oltre alla prima, altre sei e quattro pagine. Oggi la terza puntata mentre sul sito la storia è raccontata anche con grade fantasia grafica. Non è un'indagine sulla guerra in Ucraina né la storia di una pandemia senza fine. Non è nemmeno un'immersione nella tormentata presidenza Biden né (fuochino) una storia sul prossimo ritorno sulla scena di Donald Trump.
La monumentale inchiesta di Nick Confessore, assistito da un esercito di collaboratori editoriali e grafici, è dedicata a Tucker Carlson, il conduttore della Fox News che, scrive il Times, «ha realizzato lo show più razzista della storia della televisione americana e anche quello di maggior successo»: un anchorman di 52 anni descritto come la forza motrice dell'evoluzione della cultura della destra Usa dal conservatorismo di Ronald Reagan al populismo sovranista e nativista di Donald Trump.
I racconti del quotidiano spaziano dallo strapotere di Carlson dentro Fox (spalleggiato da Lachlan Murdoch, erede dell'impero editoriale di Rupert, la star della rete spesso critica i servizi giornalistici dei suoi stessi colleghi, alcuni dei quali se ne sono andati sbattendo la porta) alla descrizione della sua strategia comunicativa: sostegno a Trump ma senza ossequiare direttamente l'ex presidente. Meglio adottare la sua retorica, portando all'estremo il populismo e il vittimismo trumpiano, alimentando la paura dei bianchi di diventare minoranza in un'America sommersa dagli immigrati.
Nelle puntate della sua trasmissione, che va in onda tutte le sere alle 20, Carlson distilla paure, trasforma chi arriva da fuori in incubo esistenziale, diffonde teorie cospirative e non si ferma davanti a nulla: quelle che rischiano di apparire inverosimili anche ai suoi seguaci più convinti le mette comunque in circolazione sotto forma di domanda.
La capacità, che gli viene attribuita dal Times, di costruire movimenti fino a diventare lui stesso un potenziale leader politico, non è una novità. Il 24 ottobre del 2020, dieci giorni prima delle presidenziali, intervistai per il Corriere Lawrence Rosenthal, direttore dell'Istituto per gli studi sulla destra dell'università di Berkeley: si disse preoccupato, più che per un'eventuale conferma di Trump, per il possibile emergere nel 2024 di un personaggio post-trumpiano ancor più radicale e abile del presidente-immobiliarista. Rosenthal citò proprio Tucker Carlson.
Da allora lui ha continuato a deliziare la sua audience radicale facendo diventare temi mainstream, lanciati dalla Fox nell'ora di massimo ascolto, le teorie cospirative di QAnon o idee estreme di piccoli gruppi. Dall'analisi del Times emerge che ben 400 puntate del suo show sono state dedicate alla teoria cospirativa del cosiddetto great replacement: dietro l'onda migratoria ci sarebbe una regia occulta che mira a far diventare neri e ispanici maggioranza nel Paese.
Carlson nega di essere razzista, anche se ammette che molte delle cose che dice appaiono controverse. Come la denuncia del calo della mascolinità e della fertilità, accostato alla cultura woke della sinistra americana o la difesa degli insorti che hanno assalito il Congresso alla vigilia dell'insediamento di Biden (manovra probabilmente orchestrata dall'Fbi, secondo lui). Quanto alla guerra in Ucraina, Carlson, che non ha mai attaccato Putin mentre critica gli aiuti militari della Nato, è diventato il beniamino delle televisioni russe, ormai sotto il ferreo controllo del Cremlino, che trasmettono spesso pezzi del suo tg ideologico.
Che effetto avrà la denuncia del Times ? Renderà ancora più forte il legame col suo pubblico, sostengono i suoi collaboratori. Carlson, sprezzante, ha detto che non leggerà l'inchiesta, ma poi si è fatto ritrarre sorridente mentre espone la prima pagina del più importante quotidiano del mondo, dedicata a lui. Tutto fieno in cascina per un personaggio considerato da molti (e anche dal Times ) una possibile alternativa a Trump per la Casa Bianca.
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