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CON-TE NON PARTIRÒ! - FOLLI: NONOSTANTE I SONDAGGI, NEI PALAZZI ROMANI POCHI CREDONO CHE CONTE SARÀ IN GRADO DI RESTARE A PALAZZO CHIGI FINO AI GIORNI, ALL'INIZIO DEL 2022, IN CUI IL PARLAMENTO VOTERÀ IL SUCCESSORE DI MATTARELLA - COSTRETTO A RINVIARE IL VOTO SUL MES A SETTEMBRE PER LA BUONA RAGIONE CHE LA MAGGIORANZA È INESISTENTE, AL CONTE CASALINO NON RESTA CHE SPERARE IN UNA VITTORIA DEL CENTRODESTRA ALLE ELEZIONI REGIONALI DI SETTEMBRE, IN MODO CHE LO SPAURACCHIO DI SALVINI TORNI A INCUTERE TIMORE ALL’UE
Stefano Folli per “la Repubblica”
Nonostante i sondaggi, nei palazzi romani pochi credono che Conte sarà in grado di restare a Palazzo Chigi fino ai giorni, all'inizio del 2022, in cui il Parlamento comincerà a votare per eleggere il successore di Mattarella.
È vero, non esiste al momento un'alternativa credibile. Ma il quadro generale si sta sfilacciando e l'esperienza insegna che oltre un certo limite lo strappo è inevitabile.
L'accordo complessivo suggerito da Renzi (patto di coalizione, priorità delle cose da fare, intesa sul nome del capo dello Stato) avrebbe senso se ne esistessero i presupposti. Ma le contraddizioni si stanno rivelando troppo insidiose: per ridurle servirebbe una capacità di sintesi che non si vede.
Almeno sul programma sarebbe lecito attendersi un colpo d'ala, invece si procede rasoterra perché quasi ogni scelta presenta controindicazioni paralizzanti. Quindi lo stallo è il requisito per tirare avanti sperando di non mettere il piede in fallo. Per paradosso qualcuno può persino sperare che le elezioni regionali di settembre vadano meglio per il centrodestra che per i partiti della maggioranza, in modo che lo spauracchio di Salvini torni a incutere timore e restituisca coesione alla filiera Pd-5S-LeU.
matteo salvini roberto calderoli
Tuttavia i calcoli fatti a tavolino raramente danno buoni risultati. In primo luogo il semestre dell'Unione a guida Merkel non favorisce Conte. Certo, non favorisce nemmeno l'opposizione cosiddetta "sovranista" perché la Cancelliera farà di tutto per aiutare l'Europa a fare qualche passo avanti, sia pur piccolo.
E oggi in Italia l'interlocutore della Merkel è il Pd, a cui si deve aggiungere Forza Italia per la comune appartenenza al Ppe e anche il piccolo gruppo di +Europa per sintonia ideale. Se Conte fosse il punto di riferimento del centrosinistra, come è sembrato essere per un breve periodo, non ci sarebbero problemi. Ma l'incrinatura sul Mes dice tutto.
Il presidente del Consiglio è costretto a rinviare il voto del Parlamento a settembre per la buona ragione che la maggioranza è inesistente. E lo è perché i 5S sono troppo deboli e divisi per reggere un passaggio del genere senza frantumarsi.
Si capisce che Conte sarebbe felice di accettare il Mes anche stamane, con tutti i suoi risvolti non tanto finanziari quando politici, ma non può se il M5S non è in grado di permetterglielo. Peraltro la scommessa è troppo alta perché Berlino e la Commissione se ne stiano alla finestra, indifferenti. Lo hanno già fatto capire.
grillo fico di maio di battista
Secondo punto. Nell'intervista a Repubblica il presidente dell'Emilia-Romagna, Bonaccini, afferma a chiare lettere che "il Pd non deve essere subalterno ad alcuno". Come dire che oggi tale subalternità esiste. E il profilo del governo, per come è gestito da Conte con l'obiettivo di durare in carica il più possibile, finisce per esaltare questo intreccio.
roberto gualtieri luigi di maio
S' intende che l'idea del vertice Pd era e sarebbe ancora quella di trasformare il M5S in una specie di propria corrente esterna. Ma quello che accade è il contrario (o almeno tale è il rischio): una progressiva perdita di identità, una miscela in cui si annacqua la visione da offrire al Paese.
NICOLA ZINGARETTI LUIGI DI MAIO
Il risultato è lo stallo in cui vivacchia l'esecutivo, nonché le frizioni crescenti con il premier. Fino all'ultima contraddizione: Zingaretti vorrebbe un patto elettorale con i 5S nel momento in cui il partito avrebbe bisogno di riaffermare le proprie idee. Il patto porterebbe a una specie di fusione. Ma la fusione trasformerebbe il Pd in un soggetto dai contorni poco definiti.
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