RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
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Oltre al problemino delle casse pubbliche vuote, il nostro Giuseppi da Bruxelles deve riprendere in mano l'incombenza delle elezioni regionali. Il 21 settembre infatti potrebbe arrivare qualche scossone al governo, e il suo obiettivo è limitare al minimo i danni delle amministrative. Lui e Zingaretti si sono impegnati a presentare candidati comuni, ma l'ideuzza non è stata accolta con entusiasmo né tra i grillini né tantomeno in casa Pd.
Che succede nelle regioni in ballo? Cominciamo dalla Puglia, dove Emiliano, pur uno dei primi fautori dell'alleanza contronatura tra i due partiti (insieme al conterraneo Boccia) si trova la dura opposizione della ex ministra Lezzi, assai indispettita da quel suo essere ''ex'' e che intende farla pagare al capo del governo (pugliese pure lui). Conte vorrebbe una specie di ''desistenza'' in favore del governatore uscente, che è in lieve vantaggio nei sondaggi ma è inseguito da vicino da Fitto, ex forzista oggi meloniano.
Qui entra in gioco Salvini, che ha offerto la sua Bestia in versione live, non solo telematica, a sostegno del candidato del centrodestra: io che con le folle ci so fare, gli ha scritto, mi presento quest'estate in Puglia a sostenerti, per darti quel vantaggio finale che ti permetterà di chiudere la partita.
Fitto non ha ancora risposto alla gentile offerta, anche perché sa benissimo che il Capitone vuole solo mettere il cappello su un'eventuale vittoria, soffiando il riflettore all'alleata/rivale Giorgia.
In Liguria la candidatura unitaria di Ferruccio Sansa, sgradita sia a molti dem che a Di Maio e Grillo, è stata voluta dallo spezzino Andrea Orlando che dai tempi del ministero di Giustizia gode di buoni rapporti con la categoria dei magistrati e dunque con il fronte del ''Fatto'', di cui Sansa è stato una delle firme principali. Non a caso è sempre ben coccolato sulle pagine del giornale di Travaglio.
Ciò detto, sia nel Pd che nella fazione di Giggino l'obiettivo è farlo perdere. Cosa peraltro non difficile. Di Maio ha accettato il suo nome solo col retropensiero di una sconfitta che sputtanerebbe il duo Conte-Travaglio.
Per dare ancora più vantaggio a Toti, mancava solo Paola de Micheli. L’altroieri nelle chat dem circolavano messaggi non proprio lusinghieri rivolti alla ministra dei trasporti del Pd, che ha messo la firma sulla paralisi costiera e si mette pure a dichiarare che la situazione non è così tremenda, visto che per fare 100 km occorrono oltre 4 ore. Del resto, al suo fianco Paoletta ha scelto due giganti come consigliori: l’immarcescibile Mauro Moretti e il grillino Placido Migliorino.
danilo toninelli placido migliorino
In Veneto non c'è partita, l'unica variabile è capire se Zaia sfonderà quota 70% e dunque se avrà un plebiscito tale da facilitare un'opa sulla Lega. Dipende ovviamente anche dal risultato delle altre regioni: se il centrodestra non riuscisse a conquistare bandierine, questo indebolirebbe parecchio Salvini, e potrebbe accelerare il cambio al vertice.
La Toscana invece non è altrettanto blindata per il Pd. Susanna Ceccardi, nonostante venga dipinta come una mentecatta dalla stampa e sui social, non va male nei sondaggi. La regione non è (più) un fortino come l'Emilia-Romagna, e ci sono parecchie zone dove il centrodestra comanda già (Grosseto, Pistoia, Pisa, Arezzo, Siena, Massa, Piombino ecc.).
Per Conte è fondamentale che la leghista non vinca, perché ciò farebbe implodere il Pd. Sarebbe un messaggio chiarissimo degli elettori e vorrebbe dire che inginocchiarsi davanti all'''Avvocato degli italiani'' non ha portato bene al partito dell'ectoplasma Zingaretti.
matteo salvini luca zaia e le ciliegie 2
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