CONTINUA L’ATTACCO A ORSI E FINMECCANICA - ALLE TANGENTI SI AGGIUNGEREBBE ANCHE IL REATO DI FRODE FISCALE - I PM VOGLIONO DIMOSTRARE CHE IL COSTANTE FLUSSO DI DENARO FRA UNA SOCIETÀ INDIANA, UNA TUNISINA E AGUSTA SAREBBE SERVITO A “SPORCARE” DENARO PULITO PER GENERARE PROVVISTE UTILI A PAGARE LE MAZZETTE - 21 MLN € DI FATTURE SAREBBERO STATE FASULLE O GONFIATE PER EVADERE LE TASSE...

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Stefano Elli per il "Sole 24 Ore"

Giuseppe Orsi, tutt'ora presidente di Finmeccanica, ha trascorso la seconda notte nel carcere di Busto Arsizio e ha ricevuto ieri la visita del deputato radicale Maurizio Turco e del suo legale Ennio Amodio. L'interrogatorio di garanzia di fronte al gip, è previsto al più tardi lunedì prossimo (non oltre i cinque giorni dall'esecuzione delle misure cautelari). Dal canto suo Amodio, ha già annunciato di avere presentato ricorso al tribunale del Riesame per la revoca della detenzione di Orsi.

Nel frattempo l'inchiesta della procura di Busto Arsizio che ha portato all'arresto (ai domiciliari) anche del Ceo di Agusta Westland Bruno Spagnolini procede. Le presunte tangenti generate dalla maxicommessa indiana da 556 milioni di euro per i 12 elicotteri AW modello 101 Vvip hanno spinto la procura alla richiesta d'arresto per gli intermediari svizzeri Guido Ralph Haschke, e Carlo Gerosa (attualmente in Svizzera).

Ed è proprio su alcune società riconducibili ad Haschke e Gerosa che si è appuntata l'attenzione dei carabinieri del Noe, coordinati dal pm Eugenio Fusco. In particolare su due entità: la Ids Information Technology & Engineering Sarl tunisina, con la quale i rapporti erano più intensi, e la Ids India. Analizzando le transazioni tra Agusta Westland e queste due aziende il pm è giunto a ipotizzare un reato non contestato dai pm napoletani Vincenzo Piscitelli e John Henry Woodcock che avevano avviato l'inchiesta: la frode fiscale.

La tesi dell'accusa è che le due società avrebbero fatturato ad Agusta qualcosa come 21 milioni di euro per software destinati a visori tridimensionali montabili su alcuni modelli di elicotteri. Per il pm e per il gip quelle fatture sarebbero fasulle o, quantomeno, gonfiate a dismisura, e sarebbero state uno dei sistemi utilizzati dall'azienda per comprimere i propri utili indicando nelle dichiarazioni dei redditi elementi passivi fittizi. In altri termini si sarebbe trattato di un artifizio fiscale che avrebbe alleggerito il carico dell'imponibile finale di Agusta Westland.

Nel dettaglio l'operatività con la Ids India era iniziata nel 2007 con l'emissione a carico di Agusta di cinque fatture per il valore complessivo di 640.612 euro. L'attività con la società indiana era proseguita nel 2008 a un ritmo più elevato: 16 fatture per 977.263 euro. Il lavoro con la società tunisina sembra invece concentrarsi in due mesi novembre e dicembre (sempre del 2008).

Qui il riferimento è diverso rispetto ai precedenti che davano conto di semplici transazioni commerciali. Vi si parla di «Acconto come da articolo 7.3 dell'"accordo"». Un acconto da 900mila euro e due tranche di pagamento: una datata l'1 dicembre da 170mila euro e una seconda trance, che risale al 31 dicembre, da 255mila, per un totale di 1.320mila euro.

Nel 2009 l'operatività delle due società indiana e tunisina con Agusta Westland si intensifica: venti fatture per 507.988 euro e 12 con la tunisina per 5.440.000 euro. Anche in questo caso la causale riferiva di un «accordo» tra le parti. E, ancora, nel 2010 dodici fatture per 6,120 milioni di euro. L'anno successivo l'importo complessivo con la società tunisina era di 6.392.020 euro. Quasi 21,5 milioni. Ciò che sospettano i magistrati è che alle spalle di questo incessante traffico di fatture in realtà si nascondesse il tipico meccanismo del riciclaggio «al contrario»: che prevede anziché la ripulitura del denaro sporco per reimmetterlo nel circuito legale, quello opposto: «sporcare» denaro pulito per generare provviste utili ad altri scopi.

Nella fattispecie a pagare tangenti. E il flusso del denaro sarebbe poi transitato dalle isole Mauritius per poi passare a Singapore. L'avvocato Amodio ha già dichiarato di essere pronto a dimostrare l'autenticità delle transazioni effettuate tra le tre società e si presume che questo sarà argomento di discussione durante i prossimi interrogatori degli indagati. Dal canto suo Haschke, contattato da Il Sole-24Ore, attraverso la moglie Deborah, esponente di spicco della comunità tibetana in esilio e, con il marito, finanziatrice dei gruppi locali in fuga dal governo di Pechino, fa sapere al cronista che parlerà soltanto «al momento opportuno».

 

GIUSEPPE ORSI IN AUTO VERSO IL CARCERE jpeggiuseppe orsi Giuseppe OrsiSEDE FINMECCANICA LOGO AGUSTA WESTLANDI PM WOODCOCK E PISCITELLI