gianni de michelis

ACQUA ALTA, MEMORIA BASSA (MA ESISTE UN GIUDICE A VENEZIA) - CORREVA L’ANNO 1987, QUANDO GIANNI DE MICHELIS POSE LA PRIMA PIETRA DEL FUTURO INTERMINABILE CANTIERE DEL MOSE. LE 78 PARATIE HANNO FUNZIONATO. ORA MANCA SOLO CHE IL CONCERTO DEI PINK FLOYD VENGA RILETTO COME LA NOSTRA WOODSTOCK E ‘’L’AVANZO DI BALERA DEL SOCIALISMO NOTTE’’ SARÀ DEPOSTO A SANTI GIOVANNI E PAOLO NEL PANTHEON DEGLI EROI DI VENEZIA MENTRE I SUOI CALUNNIATORI (CACCIARI DOVE SEI?) VERRANNO RICORDATI COME COLORO CHE FECERO I TRAVOLGERE I VAPORETTI DAI TRANSATLANTICI IN LAGUNA

Domenico Cacopardo

Domenico Cacopardo per “Italia Oggi”

 

Il 3 ottobre 2020 è una data da scrivere nel calendario delle cose rilevanti accadute in Italia e, in particolare, a Venezia: in presenza di un' acqua alta, sono state azionate le 78 paratie del Mose e hanno funzionato. La seconda grande opera pubblica (l' altra è l' Alta velocità) che apre il millennio e che dà a Venezia una prospettiva nuova nella quale i danni ricorrenti delle altre maree e i vincoli da esse derivanti alla attività cittadine possono essere considerati al passato.

 

acqua alta a venezia 23venezia senza acqua alta grazie al mose 15de michelis

Alcuni esprimono dubbi sull' efficienza delle paratie in future occasioni, perpetuando così il persistente negazionismo (dell' opera, della sua validità, del suo funzionamento) che prese a manifestarsi quando, dopo i primi passi compiuti dall' Unesco, le prime iniziative legislative (1973), la legge 29 novembre 1984, n. 798 (alla cui stesura, nella qualità di capo di gabinetto di Gianni De Michelis, veneziano, ministro delle partecipazioni statali, ho personalmente collaborato, come del resto alla definizione degli atti concessivi) dava il via alla creazione di un Consorzio (Venezia nuova) con l' incarico di progettare un sistema di dighe mobili idonee a bloccare o a laminare le maree eccezionali che affondavano Venezia.

 

Un ritornello nazionale che si riproduce quando si pensa di intervenire in modo importante sul territorio e una parte della popolazione assume le vesti degli «umarell» che, non avendo nulla di meglio da fare, assistono al lavoro di chi lavora, sollevando obiezioni infondate.

1989. gianni de michelis congresso nazionale ravenna con luca josi

 

Altri deprecano il tempo trascorso (33 anni, non 40, vero Gian Antonio Stella?) dall' autunno del 1987, quando Gianni De Michelis, allora vicepresidente del consiglio dei ministri (Gianni Goria presidente), pose la prima pietra del futuro interminabile cantiere. Anche il patriarca di Venezia, Giovanni Moraglia, non rendendosi conto della rilevanza dell' evento, ha preferito lamentare il ritardo con cui l' opera è stata completata e messa in azione: Jacques II de Chabannes de La Palice avrebbe fatto di meglio.

 

bettino craxi gianni de michelis

È facile ricordare a tutti che i tempi di realizzazione di un intervento così innovativo (per la Laguna il secondo dopo l' estromissione del Brenta, dovuta alla volontà di Napoleone e all' impegno dei suoi tecnici) sono necessariamente lunghi. Nel 1978 era in osservazione a Voltabarozzo nel Centro modelli del Magistrato alle Acque di Venezia - Università di Padova, Facoltà di ingegneria, il primo modello fisico della Laguna, con il quale i professori e ingegneri del Magistrato iniziarono a valutare gli effetti di eventuali paratoie.

 

De Michelis

Già allora, il sig. Alberto Bertuzzi, da Cortina d' Ampezzo autonominatosi difensore civico degli italiani (che imperversò per qualche anno sui media) aveva protestato per l' inutile spreco di soldi spesi nel modello. Da presidente del Magistrato alle Acque lo invitai a visitare il centro: si presentò con un pullman pieno di giornalisti e di suoi amici.

 

Alla fine, dovette ammettere di avere constatato de visu l' importanza e l' utilità dell' iniziativa. Il progetto del Mose, quindi, richiedeva tempo per la progettazione, per la realizzazione e per le asseverazioni necessarie, passo dopo passo.

gianni de michelis in fabbrica

 

Altri ricordano (Carlo Nordio sul Messaggero) le ruberie riscontratesi intorno all' opera. Sul punto, voglio ricordare che, nella primavera del 1984, dopo una colazione esplorativa all' Hotel de la Ville di via Sistina a Roma nella quale si verificò la disponibilità dell' Italstat, nella persona di Ettore Bernabei, presidente e amministratore delegato, qualche giorno dopo, negli uffici del ministro dei lavori pubblici, si realizzò un incontro conclusivo tra il titolare del dicastero, Franco Nicolazzi, Gianni De Michelis, Ettore Bernabei e chi scrive (di altri non ricordo il nome): lo studio e la definizione di un disegno di legge da sottoporre al consiglio dei ministri era avviato.

GIANNI DE MICHELIS

 

Il punto cruciale della riunione era rappresentato sì dall' idea di costituire un consorzio per Venezia, ma altresì dalla necessità che, di questo consorzio, la maggioranza fosse dello Stato mediante la sua finanziaria per le infrastrutture, appunto l' Italstat. Non so dire con certezza se finché l' Italstat con la sua Condotte controllò il Consorzio, la sua performance etica fosse stata esemplare, anche se, per il periodo in cui Luigi Zanda (in rappresentanza dell' Italstat) fu presidente del Consorzio Venezia nuova e io vicepresidente nessun mercimonio vi fu compiuto.

massimo cacciari in dolce compagnia di Valeria Leoni

 

C' erano molti problemi quotidiani, ma prevaleva la volontà di risolverli nell' interesse della città e dell' economicità dell' azione consortile. Unico sfrido che voglio ricordare, il caso Technital, la società veronese di ingegneria, socia del consorzio, tramite il gruppo cui apparteneva, incaricata della stesura della progettazione.

 

L' impegno assunto dalla stessa, in occasione dell' affidamento del suo incarico era stato quello di aprire gli uffici di studio e di progettazione a Venezia, in modo da formare in loco un corpo di ingegneri specialisti in ingegneria lagunare. Nonostante gli sforzi di Zanda (e miei di rincalzo) non si riuscì a ottenere, finché rimanemmo in carica, l' adempimento dell' impegno originario. Fra l' altro gli uffici di progettazione non furono costituiti a Verona, ma a Milano.

 

ALBERTO SCOTTI MOSE

Oggi, però, si deve riconoscere che l' équipe dei progettisti capeggiata dall' ing. Alberto Scotti ha svolto un lavoro esemplare che rimarrà nella storia dell' idraulica lagunare, certificato dai migliori politecnici del mondo e, sabato, finalmente dalla prova del fuoco. Ed è stato fatale e logico che a Venezia e per Venezia si formassero tecnici di serie A, quelli responsabili della gestione dell' opera.

 

acqua alta a venezia 21

Tornando alla questione ruberie, voglio ricordare che con la stagione delle privatizzazioni, l' Iri liquidò la sua quota nel Venezia nuova, cedendola a privati.

 

Nessuno nel governo o in regione si pose il problema di governance di un consorzio nato per realizzare compiti dello Stato e nel quale lo Stato aveva la maggioranza, lasciato totalmente in mani private: insomma, la prevalenza di interessi personali, personalissimi non poteva non verificarsi, insieme all' uso che invalse (cose già note peraltro) tra i politici più influenti, di condizionare il flusso dei finanziamenti al pagamento di tangenti o a regalie varie.

 

Ci sarebbe da aggiungere, come aggravante delle difficoltà, lo smantellamento del Magistrato alle acque, passato da alcune centinaia di dipendenti (molti tecnici, naturalmente) a poche decine, fino alla sua chiusura operata da Graziano Delrio - vero flagello di Stato-: il classico gettar via la vasca insieme all' acqua sporca.

VIGNETTA BUCCHI - LE TANGENTI ALLA NATURA E I CATACLISMI

 

In ogni modo, 33 anni dopo la posa della prima pietra il Mose funziona. Se funzionerà ancora dipende da chi lo ha in gestione, ma si può ritenere, a dispetto dei pessimisti, che ora che c' è il Mose sarà utilizzato tutte le volte che si renderà necessario. Una constatazione che mi riempie di orgoglio per la parte (iniziale) che ho avuto nell' operazione, ma di amarezza per il silenzio totale della stampa sul ruolo di Gianni De Michelis.

 

Ricordo che, da presidente del Magistrato alle acque avevo il potere di utilizzare o meno i 300 miliardi di lire raccolti dall' Unesco e custoditi in un conto di Tesoreria a disposizione, appunto, del Magistrato.

 

IL MOSE DI VENEZIA

Le pressioni del ministero per utilizzare i 300 miliardi in - per esempio -300 opere da 1 miliardo era costanti e pressanti. Un solo politico mi sostenne nel tener duro, impedendo la dissipazione di quei quattrini in lavori non strategici: Gianni De Michelis, di cui, dopo e in modo inatteso, sarei diventato capo di gabinetto. Il silenzio del Corriere soprattutto fa impressione.

 

CESARE DE MICHELIS

Quel Corriere che, un tempo, aveva avuto a Venezia uomini valorosi, fra i quali voglio menzionare Sergio Tazzer, non ha speso una parola sull' iniziatore del procedimento conclusosi sabato. Solo Il Sole 24 Ore l' ha ricordato en passant. A Gianni De Michelis va dedicato il Mose, al politico visionario che lo volle e che, sabato, non poté vederlo. E, in questa circostanza, va anche ricordato il fratello Cesare che non solo lo sostenne, ma fu a sua volta impegnato nella crescita della sua città. Per la cronaca, due riformisti. Socialisti.

 

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