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Franca Giansoldati per "Il Messaggero"
In Vaticano è scattata l'indagine. Chi si nasconde, stavolta, dietro l'anonimato assumendo le sembianze di un corvo?
Di lettere anonime al di là del Tevere - così come in Vicariato o all'indirizzo di Villa Giorgina, a via Po, dove ha sede la nunziatura e dove si preparano le terne dei candidati all'episcopato - ne arrivano parecchie. La tentazione di far arrivare al Papa o ai vertici della Santa Sede messaggi non firmati contenenti informazioni o giudizi (ma spesso vere e proprie calunnie) su questo o quel prelato nel tentativo di sbarrargli la strada a una promozione o per metterlo in cattiva luce presso i superiori, è in aumento.
Il fenomeno - tutt'altro che nuovo - sembra che ultimamente abbia preso una piega un po' preoccupante a giudicare dagli ultimi due casi eclatanti, il primo relativo alla lettera anonima indirizzata poco meno di un mese fa al Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, piena zeppa di riferimenti offensivi e minacce di morte, e l'ultima contro il cardinale Agostino Vallini, vicario della diocesi capitolina, firmata genericamente i «Sacerdoti di Roma».
Al di là del Tevere ora si riflette sul perché vengono presi di mira i principali collaboratori del Pontefice e perché su di loro si sta abbattendo una campagna denigratoria senza precedenti.
Ora sarà la Gendarmeria a prendere la situazione in mano e cominciare a indagare sull'origine della nuova lettera anonima, nel tentativo di capire da dove è partita, chi c'è dietro, se si tratta di una sola mano o se è stata pensata da più persone, se sussiste un filo conduttore che collega entrambe le missive oppure se non vi sono legami di sorta.
SOSPETTI E VELENI - Fare luce su questo brutto costume non sarà facile, né arrivare al mittente. «Un po' come trovare un ago in un pagliaio» sono le osservazioni che si raccolgono qui e là . Traspare molta amarezza per il nuovo episodio ritenuto sgradevole nella forma e nella sostanza.
Nessuno però se la sente di commentare: esiste davvero un disagio così profondo all'interno del clero romano, come traspare dalla missiva al vetriolo contro il cardinale Vallini al quale viene imputata una gestione giudicata eccessivamente accentratrice, al limite del «militaresco»?
I veleni sembrano carsici e chissà da dove provengono. In curia chi ha la memoria lunga e grande esperienza ricorda che anche agli inizi degli anni Novanta circolavano lettere anonime ma erano di tutt'altro genere. Fece scalpore, strappando molte risate, l'analisi caricaturale sui vizi dei prelati in carriera.
L'anonimo corvo dell'epoca, a differenza di quelli più recenti, era dotato di grande humor. Aveva suddiviso in tre grandi categorie i preti della Segreteria di Stato a seconda di come leggevano il breviario o dal cantante pop che preferivano.
C'era il «monsignore yuppie», che giocava a tennis, si manteneva in forma andando in palestra, indossando nel tempo libero la Lacoste. C'era il «tradizionalista» che non amava le mode e si faceva pellegrino a Medjugorie (ma senza farlo sapere ai superiori dato che quel santuario è ancora «irregolare»); infine il monsignore «intellettuale», vegetariano, che citava Adorno e Wittgenstein, amava Sting e i film di Woody Allen.
La velina allora circolava in tutti gli uffici strappando risate persino all'allora Segretario di Stato, Angelo Sodano. Altri tempi. Niente a che vedere con le lettere di questo ultimo periodo, grondanti arsenico. Ecco perché in Vaticano vorrebbero saperne di più.
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