
COME AL SOLITO, I GIORNALISTI ITALIANI SI FERMANO AI TITOLI: L’ARTICOLONE DEL “TIMES” SUI LEADER…
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Sovrani Del Belgio - Grasso, Aitalaweb
Cos’avevano da confabulare l’altro giorno, alla sala Zuccari del Senato, il presidente Pietro Grasso, la ministra delle (ri)forme Maria Ridens Boschi e il vicepresidente del Csm (di rito renziano) Giovanni Legnini? Beh, l’agenda ufficiale era chiarissima: presentavano un mattonazzo su tutte le Costituzioni italiane degli ultimi due secoli, un volume di un miliardo di pagine con formidabile prefazione di Legnini e stupefacente presentazione della Boschi.
Quanto a Grasso: ovvio, faceva gli onori di casa.
Grasso con il Consigliere per gli affari internazionali, Rosario Aitala eb
Ma… ma… ma forse i tre non parlavano solo delle Costituzioni passate o future, per esempio quella di madama Boschi, in votazione pochi metri più in là? Forse, come sospettano i maligni - e si sa cosa diceva Andreotti del pensar male: che si fa peccato, ma quasi sempre ci si indovina – forse all’incorruttibile Robespierre dell’antimafia premeva discutere con Legnini di qualche altro argomento un po’ più personale?
In effetti Grasso, ahilui, ha un problema. E quel problema ha un nome e un cognome: Rosario Aitala. E’ il suo consigliere diplomatico, colui che gli organizza viaggi, incontri e ricevimenti in giro per il mondo, da Israele all’Argentina. Un’attività che al presidente Grasso, e a sua moglie Maria, piace davvero un sacco; ma che rischia di ridursi molto presto.
Perchè Aitala, già cocco di Frattini agli Esteri, in realtà non è un diplomatico ma un magistrato. Siculo. Fuori ruolo. E il fuoriruolo, che il Csm gli ha permesso di svolgere al fianco di Grasso dopo una prima tranche spesa in Austria col roboante incarico di «esperto giuridico del ministero degli Esteri presso la Rappresentanza permanente d’Italia a Vienna», ormai è ampiamente scaduto.
A meno di un qualche miracolo, ecco qua, il buon Rosario deve lasciar perdere la diplomazia istituzionale e tornare a frequentare procure e tribunali, un mondo che gli è remoto al punto che i suoi stessi colleghi ricordano solo un lontano incarico dalle parti di Trapani. Ma può Villa Arzilla permettersi di perdere un collaboratore così prezioso? E può il suo presidente, per tanta ambascia, distrarsi magari dal voto sulla riforma Boschi? Certo che no. No, no. No, vero?
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