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Massimo Malpica per "Il Giornale"
Eccola qui, nero su bianco, una bocciatura a tutto tondo. La delibera del consiglio dei ministri dell'11 marzo scorso che aveva «regalato» a Piombino il compito di smantellare la Costa Concordia (una volta che la nave affondata al Giglio verrà fatta galleggiare) s'incaglia in uno scoglio piuttosto prevedibile.
à il numero uno della Protezione civile Franco Gabrielli, che è anche commissario delegato per l'emergenza del naufragio, ad affondare il provvedimento varato in extremis dal Cdm, e che ha sollevato non poche polemiche visto che il porto di Piombino non è adatto né attrezzato ad accogliere le 117mila tonnellate della grande nave da crociera. I lavori per adeguarlo ammonterebbero ad almeno 160 milioni di euro, per non parlare dell'incognita tempo.
Tanto che l'iniziativa di Monti e Clini, che affidava a Gabrielli il compito di occuparsi della bisogna, era apparsa a molti un «inchino» al Pd, che amministra la Toscana e che sponsorizzava da tempo l'onerosa soluzione «locale». Adesso a stoppare tutto, e a confermare le tante controindicazioni di quella soluzione, arriva la lettera di Gabrielli. Il capo della Protezione civile non gradisce l'incarico ricevuto.
E in tre pagine spiega perché. E specifica come, «in disparte ogni considerazione sulla fattibilità e la convenienza dell'operazione», lui e i suoi non intendono muovere un dito. Il primo ostacolo? La legge 100 del 2012 che segnala i confini dell'azione della Protezione civile, e non contempla l'adeguamento di un porto.
Dunque «risulta evidente - continua Gabrielli nella missiva spedita a Monti e Clini - che gli interventi richiesti siano esorbitanti dalla lettera e dallo spirito della norma, ed esporrebbero lo scrivente a censura da parte degli organi di controllo».
A Gabrielli non sfuggono nemmeno «le già manifestate contrarietà espresse da più parti» sulla soluzione-Piombino, il prevedibile contenzioso conseguente, «stante la non legittimità degli strumenti individuati» per i lavori e, quindi, gli «inevitabili riverberi» sui tempi di rimozione dal Giglio della nave, che arrugginirebbe sul posto aspettando di poter tornare in porto.
Insomma, se governo e Regione Toscana tenevano tanto a smantellare la Concordia a Piombino, prosegue Gabrielli, l'unica strada era «un atto primario che individuasse risorse e poteri derogatori in capo a un commissario straordinario», e che poteva per esempio essere inserita nel decreto legge che ha prorogato l'emergenza.
Ma così non è stato. E quindi il capo della protezione civile, non prima d'aver bacchettato il premier e il ministro dell'Ambiente per quella delibera che ha «attribuito allo scrivente competenze che non trovano adeguato fondamento normativo», risponde picche alla richiesta di Palazzo Chigi.
Riservando un'ultima stoccata sui soldi necessari a effettuare gli interventi di adeguamento sui fondali e sul porto di Piombino: per Gabrielli, infatti, il «dispositivo economico individuato dalla delibera (...) in ogni caso necessiterebbe del concerto del ministero dell'Economia, mai interessato sulla specifica questione nonostante le numerose sollecitazioni delle scrivente, e nemmeno citato nella delibera».
Morale della storia, la protezione civile sembra preferire all'opzione Piombino l'ipotesi avanzata dalla Costa, che «ha già fornito indicazioni rispetto alla destinazione della nave - conclude Gabrielli - con un progetto che, a parere dello scrivente, è confacente al mandato ricevuto all'atto della nomina di Commissario».
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