LA CUPERLOO DEI SINISTRATI – CAPOLINEA PER D’ALEMA E BERSANI, UNA STORIA, QUELLA DEL FU-PCI, IN ARCHIVIO, APPARATO A PEZZI – SPOSETTI NON MOLLA: “SCISSIONE? NO, IO HO TENUTA MA NON SO SE GLI ALTRI RESISTERANNO”

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Giovanna Casadio per "la Repubblica"

Onestamente no, Gianni Cuperlo - il compagno di Trieste che cita Rilke arrotando la erre e conosce la macchina del partito come la sue tasche dai tempi della Fgci - non si aspettava che la sconfitta sarebbe stata così sonora. «Una sproporzione pazzesca con Renzi, 18% contro il 68%»: mormorano i supporter aspettando che cominci il discorso nel Tempio di Adriano semi vuoto.

Ha perso Cuperlo e quella sinistra del Pd che è stata egemone finora; che viene dalla tradizione del Pci-Pds-Ds e si ritrova in minoranza. Con lui hanno perso i Bersani, i D'Alema, e i "giovani turchi" che si proponevano di intercettare il voto dei militanti più giovani. «Nessuno scende dal treno», nessuno lascia il Pd. È la prima precisazione di Cuperlo. Perché tra i cuperliani la tentazione c'è. Lo spettro della scissione è concreto. Passa di bocca in bocca per essere negato, esorcizzato, accantonato.

«Noi abbiamo fatto un pezzo del viaggio, il treno dove siamo saliti è il nostro treno e non scenderà nessuno. In uno spirito unitario non rinunceremmo alle nostre idee in un partito più forte, tutto questo lo faremo con un nuovo segretario che sarà il segretario di tutti». Il sindaco di Firenze, il superfavorito diventato il supervincitore, e il rivale si sono sentiti al telefono per farsi gli auguri. «L'ho chiamato e mi sono complimentato, gli ho fatto gli auguri - esordisce Cuperlo - gli ho garantito che il mio comportamento sarà leale e sincero».

Un discorso breve: «Se ho capito bene, chi perde deve fare un bel discorso...», parafrasa Renzi che così aveva ricordato la sua sconfitta alle primarie per la premiership contro Bersani, l'anno passato. Un rovesciamento assoluto. Renzi lo dice dal palco di Firenze che un gruppo dirigente ormai è finito.

Non ci sono alla convention della sconfitta i leader che hanno sostenuto, e forse anche perduto, il compagno Gianni, vissuto dal popolo delle primarie come la continuità, l'apparato, l'amico della nomenklatura. E la soglia accettabile che si era dato, il 25% di consensi, non l'ha raggiunta. «È la sproporzione», ripetono tra loro Fassina, D'Attorre, Orfini, Verducci, Agostini. Hanno facce scure, deluse.

A loro va il ringraziamento dello sconfitto: «La responsabilità è interamente mia, la mia preoccupazione più grande è che qualcuno tra coloro che si sono spesi si possano sentire delusi nelle loro aspettative: non è così, io mi sono candidato e ho perso. Non avrei mai pensato di arrivare a candidarmi alla segreteria del mio partito ma la responsabilità di quello che non siamo riusciti a fare è interamente mia per tutte le volte che non sono stato all'altezza della bellezza delle nostre parole e anche per tutte le cravatte che ho sbagliato». Ironie per alleggerire la tensione.

Archiviata qui la storia del fu-Pci? «La sinistra alle corde? Assolutamente no - risponde Fassina - nessuno pensa a una scissione e non è vero che Gianni è stato penalizzato dall'appoggio dell'apparato perché se guardate nei listini renziani c'è tantissima nomenklatura». Alfredo Reichlin sostiene che «la storia per l'esattezza comincia adesso».

E Cuperlo dal palco gli fa eco: «La sinistra ha una storia nuova, interamente da scrivere». I compagni sono inossidabili. Ugo Sposetti scambia battute con tutti, e a Fassina: «Tu hai 47 anni e tra 20 anni voglio vedere dove sarai, perché io sarò sempre qui, io ho tenuta, ma gli altri non so se l'avranno ».

Barbara Pollastrini si rammarica per un verso che doveva cambiare sì, ma a sinistra. E Carla Cantone, segretaria Cgil, candidata nel listino cuperliano, scherza amara: «Da domani dirò che dei pensionati se ne occupa Renzi...». Cuperlo è stato convinto, durante tutta la campagna, che «non esistono quelli che sono nati la mattina», e che non sarebbe stata un'ombra l'appoggio di D'Alema, la storia militante. È successa un'altra cosa. "Un mercoledì da leoni", il film che ha rivisto ieri in attesa dei dati, parla di quando si scende dalla cresta dell'onda.

 

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