LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO-…
Andrea Carugati per la Stampa
Il «governo del presidente» evocato ieri da Massimo D' Alema nel caso- assai probabile- di stallo dopo il voto del 4 marzo agita Liberi e uguali. Nell' ala più a sinistra di Leu è calato il gelo dopo la lettura dell' intervista al Corriere in cui l' ex premier prefigura una «convergenza di tanti partiti diversi attorno a obiettivi molto limitati», a partire da una nuova legge elettorale.
Tanto che, a microfoni spenti, già si parla del rischio di una divisione di Leu dopo il voto. Laura Boldrini è la più netta nel frenare: «Ora dobbiamo motivare le persone ad andare a votare, non possono pensare che non servirà. Qualsiasi previsione ora rischia di essere un esercizio vuoto».
Il leader di Leu Pietro Grasso viene considerato da alcuni, anche dentro il partito, il vero bersaglio: «Massimo ha voluto ribadire che decide lui», spiega un dirigente sotto garanzia dell' anonimato. E racconta: «Grasso non era stato informato dell' intervista». Il presidente del Senato, che aveva chiesto invano a D' Alema e Bersani un "passo di lato" durante la campagna elettorale, fissa i suoi paletti al Tg3: «Noi siamo una forza politica responsabile. Ma siamo disponibili solo per nuova legge elettorale».
Sembra una distinzione di lana caprina ma non è così: D' Alema ha evocato un governo di emergenza nazionale e ha sottolineato che Leu «porrà delle discriminanti di carattere programmatico irrinunciabili».
PIPPO CIVATI E NICOLA FRATOIANNI
Grasso invece frena: nessun governo che vada oltre i tempi stretti di una rapida riscrittura del Rosatellum. Il più arrabbiato tra i fondatori è Pippo Civati: «Non mi sembra di avere avuto occasione di discutere di questo in Liberi e Uguali. Per me l' unico "governo del presidente" possibile è quello guidato da Pietro Grasso». Nicola Fratoianni è altrettanto duro: «Il progetto di Leu ha senso solo se siamo alternativi alla destra e al Pd. Se qualcuno lo concepisce come un modo per proseguire il congresso dem sono problemi suoi. Noi sul governo del presidente non ci staremo mai».
Bersani e i suoi invece non hanno trovato nulla da eccepire. Anzi, hanno apprezzato il passaggio in cui l' ipotesi di una grossa coalizione alla tedesca tra Pd e Forza Italia viene definita «disastrosa e velleitaria».
Davide Zoggia la mette così: «Vedremo poi il 5 marzo quale sarà la situazione e quale sarà il Pd...». Ma tra i dem l' uscita dell' ex premier non piace. «Allora non è il Pd che propone l' inciucio...», ironizza Andrea Orlando.. «Vuole solo dimostrare che comanda lui e propone un Monti bis», polemizza il renziano Andrea Marcucci.
BERLUSCONI D'ALEMAMATTARELLA GRASSO BOLDRINIpippo civati
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