DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
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Nei giorni scorsi si è tenuta una riunione di Mattarella con i suoi collaboratori più stretti, da cui è trapelata una notevole insofferenza per come procede l'attività di governo. Soprattutto, pare essersi incrinato il rapporto finora molto stretto e cordiale con il premier Conte. Intendiamoci, il rapporto resta cordiale, ma al Quirinale si sentono un po' presi in giro.
Ogni volta che Giuseppino l'avvocato degli italiani parla con Sergione, non manca di ascoltare le sue richieste, i suoi suggerimenti, i suoi pareri, davanti ai quali annuisce convinto, sorride, assicura ''Ci penso io''. E poi fa un po' come gli pare. Ci prova a trovare una mediazione tra ciò che è istituzionalmente corretto e le sparate di quella banda di sciamannati che guida il Paese. Solo che finisce quasi sempre nel caos, e con i suggerimenti del Colle totalmente disattesi.
MOAVERO DI MAIO SALVINI CONTE MATTARELLA
Qualche esempio? La questione di fiducia sul decreto Semplificazioni, che segue quella sulla Finanziaria, due strappi che Mattarella avrebbe evitato volentieri. Ma ci sono state anche questioni più delicate: sul decreto Sicurezza di Salvini qualche profilo di incostituzionalità era stato sollevato dagli uffici del Quirinale, ma in modo ''soft'', perché Conte aveva garantito che tutto sarebbe stato aggiustato prima della conversione in legge.
Invece nisba: il Truce in divisa si è impuntato e non ha voluto modificare il testo, facendo fare una figuraccia al Capo dello Stato: ma come, lui firma, promulga e poi i presidenti di regione fanno i paladini del diritto rivolgendosi alla Corte Costituzionale?
carla ruocco con laura bottici e marcello minenna
Altra grana è la Consob. Premesso il ''no'' invalicabile su Minenna, Mattarella aveva chiesto un nome al di sopra delle parti e dei sospetti. Il dettaglio è che Salvini e Di Maio, un nome così non ce l'avevano. Così hanno scelto Savona per risolvere due problemi: l'impasse sulla poltrona da troppo vacante e il desiderio di dimissioni dell'82enne economista, che in otto mesi al ministero non ha lasciato traccia di sé.
Risolvere questi due problemi ne ha creati altri, ovviamente, come la pioggia di ricorsi che potrà funestare il mandato di Savona, tra legge Madia sui pensionati nella Pubblica Amministrazione e legge Frattini sugli incarichi per gli ex ministri (fermi per un anno). O come la furia della falange minenniana dentro al M5S, capitanata dalla sua carissima Carla Ruocco, che ora lo vuole almeno come direttore generale (e non è detto che ce la faccia).
SERGIO MATTARELLA PAOLO SAVONA GIUSEPPE CONTE
Quando Salvini ha chiesto perché mai non si potesse tenere al suo posto Mario Nava, ha capito che l'unico motivo per cui è stato cacciato era proprio per far posto a Minenna. Anche perché le ''incertezze'' sul distacco da dirigente dell'Unione Europea impallidiscono davanti al bordello giuridico-istituzionale che innesca la nomina di Savona.
Altri motivi di scoramento? Quanti ne volete. Sul fronte internazionale, l'Italia fa una figuraccia dopo l'altra. Il governo è una banderuola impazzita. Il putiniano Salvini sostiene il trumpiano Guaidò, il Movimento 5 Stelle tiene in vita Maduro, caro a Putin. Di Maio, due volte ministro e una volta vicepremier, incontra i facinorosi gilet gialli sul loro territorio. Toninelli sfancula i francesi poi gli dà l'analisi prima che al governo. Con i leader europei, si passa dall'''ubriacone Juncker'' al ''Babbo Natale'' Moscovici, e in tutto questo il ministro degli Esteri Moavero, voluto da Mattarella, pare un figurante con tragico riporto che non sa che posizione tenere perché non esiste una linea comune su niente.
elisabetta trenta e mattarella
Chiudiamo l'elenco con la mossa della ministra Trenta che annuncia l'addio delle truppe italiane dall'Afghanistan senza aver prima consultato Mattarella né Moavero. E visto che il Presidente della Repubblica ''ha il comando delle Forze Armate e presiede il Consiglio supremo di Difesa'' (art. 87 Cost.) e che l'ultima parola spetta al Parlamento, diciamo che la ministra che dispone di centinaia di soldati è uno schiaffo istituzionale gravissimo. Lei ha poi corretto il tiro parlando di ''progressivo ritiro'', ma il danno è fatto.
Dunque, come si muoverà Mattarella davanti a questo campo minato pieno di corpi smembrati? Conta di stringere i denti fino alle Europee, e in base ai risultati deciderà il da farsi. Finora ha lasciato che il governo facesse e disfacesse con relativa libertà. Dopo il 27 maggio potrebbe diventare molto più decisionista…
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