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DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
1. MADIA REPLICA A SIGNORINI: ‘’OGNUNO È RESPONSABILE DI CIÒ CHE PUBBLICA”
MARIANNA MADIA SU CHI CI SA FARE COL GELATO
«Ognuno è responsabile di quello che è e di quello che fa. Io sono responsabile della Pubblica Amministrazione. Signorini, come direttore di Chi, è responsabile di quello che pubblica». Marianna Madia aspetta un giorno per rispondere. Dice la sua nel videoforum di Repubblica Tv dedicato alla riforma della PA. Pochissime parole dopo la bufera provocata dal settimanale Mondadori che ha pubblicato cinque sue foto rubate ad inizio ottobre, mentre in macchina mangia un cono artigianale, il marito seduto lì accanto, sotto il titolo sessista e allusivo: “Ci sa fare con il gelato”.
2. MADIA, IL PD INVENTA IL REATO DI SENSUALITÀ
Andrea Zambrano per “il Giornale”
E bomba sia. Il servizio di Chi sul gelato gustato in auto dal ministro Marianna Madia è solo l'ultimo dei tormentoni mediatici creati dalla sinistra per indignare un Paese che è avvezzo di solito ad indignarsi per benaltro.
«Ci sa fare col gelato», recitava il titolo del servizio che immortalava il ministro della Pubblica amministrazione in una pausa privata.
Un vezzo, satirico, guascone o trash che sia, che Signorini ora rischia di pagare anche di fronte all'ordine dei giornalisti. L'esposto è partito e firmato da una della pasionarie emergenti della sinistra, quella Roberta Mori che, nella sua veste di presidente della commissione Pari opportunità della Regione Emilia Romagna, ha sentito suo dovere denunciare quel servizio «sessista».
«La violenza sulle donne si annida anche nell'appiccicare addosso alle donne una sensualità malata che le condanna ad essere strumento e oggetto. Basta!», si è stracciata le vesti ben sapendo che è in campagna elettorale candidata col Pd.
Sensualità malata? Lei? Proprio lei, verrebbe da dire, che in quanto a sensualità malata avrebbe da giustificarsi per aver costretto i dipendenti della Regione a sorbirsi lo scorso 8 marzo uno spettacolo dedicato alle mestruazioni. «Corpi impuri», questo il titolo della piece offerta ai dipendenti in orario di lavoro con tanto di scheda per permesso retribuito.
Uno spettacolo dai contorni ambigui in cui si arrivava a criticare la Chiesa perché considera il corpo della donna impuro. E financo a immaginare la ferita del costato di Gesù come una vagina. Il messaggio era chiaro: nessuno sconto alla natura: il sesso deve essere un coacervo di ormoni e umori dove la donna è corpo sempre a disposizione e non un tempio della vita carico di attese e attenzioni.
Ma quella volta nessuno scandalizzò e la cosa passò in cavalleria come una delle tante, discutibili, iniziative culturali della giunta Errani. Adesso invece l'emergenza per l'autodeterminazione della donna è davvero a rischio. E forse non tanto per la ministra, che conoscendo il gioco si limita a dire «Signorini è responsabile di quello che pubblica». Ma proprio per il circo che ha preso quelle foto per crociate ben assestate.
C'è addirittura il Telefono rosa a scagliarsi contro Signorini perché «chieda scusa al ministro, offesa dal sessismo maschilista. Il direttore del giornale patinato non si scompone più di tanto: «Non mi sono pentito per niente, rivendico il mio diritto a divertire e far divertire. Mi sono occupato di sberleffi a Belen e a Valeria Marini e nessuno si è sollevato. Esistono donne di serie A e donne di Serie B? Dov'erano quando la stampa metteva in croce Mara Carfagna e derideva la giarrettiera della Brambilla? Esistono indignazioni di sinistra e di destra?».
Domanda cruciale. Alla quale basterebbe una semplice risposta: forse esistono al tavolo delle trattative anche sindacati di pasionarie che decidono cosa è contro il pudore e cosa non lo è. E Signorini non ha quella tessera.
4. L’ORDINE DEL GELATO
Da “Il Foglio”
Premessa: secondo noi quel titolo è orrendo. Brutto, volgare, ridicolizzante. Ma, ça va sans dire, se fossimo un giornale tabloid l’avremmo fatto anche noi (e chi dice “io no” è un vero giornalista: cioè un contaballe).
E’ la regola del nazionalpopolare su cui si fondano i tabloid, che hanno l’insignificante particolare di essere i giornali più letti nei paesi anglosassoni (ah, non solo lì). Foto, meglio se rubata, didascalia con doppi sensi e picconate alla decenza (se avete un’amnesia, chiedete a Camilla Parker Bowles).
Lì però, in Inghilterra, nessuno viene perseguito disciplinarmente da un tartufesco Ordine dei giornalisti che si mette in cattedra per spiegare a un direttore, fosse pure Alfonso Signorini, cos’è decente pubblicare e cosa non lo è. Quel titolo è orrendo ma non in tanti possiamo permetterci di dirlo, essendo stati in pochi a difendere un’ex ministra dalle parole di un’attrice comica quando gridò “stringi i denti Mara” (condannata per un reato, diffamazione).
MARIANNA MADIA GIULIO NAPOLITANO 2
Non serve nemmeno ricordare che l’Ordine perse d’un tratto il suo istinto censorio a proposito di un altro gelato spesso evocato, il calippo di Francesca Pascale. La polizia del pudore a giorni alterni oggi spiega che la Pascale, consapevole di essere ripresa in un video, tradiva velleità di protagonismo.
FELTRI SALLUSTI FERRARA I SUONATORI
Invece Marianna Madia, chiusa nella sua macchina, non voleva mica farsi vedere col gelato alle labbra (e dalle torto: il cono, simbolo d’eccellenza italica, nato per passeggiare, è diventato così politicamente scorretto che ormai per le signore è bandito, il calippo è vietato ai minori, e “lecca ché ti si scioglie!” è una frase che nessuna mamma avrebbe più il coraggio di pronunciare in pubblico nemmeno davanti al pupo col gelato colato fino al gomito).
Matteo Renzi ieri a Venezia con il ministro per la pubblica amministrazione Marianna Madia
Comunque siamo salvi. Perché per difendere Madia nel suo momento intimo e dalla “palese violazione delle norme deontologiche sulla privacy e per fatti non conformi al decoro e alla dignità professionale” (Odg dixit) è stata annunciata dal Giornalista Collettivo una “rivolta del web”: signori – anzi, per lo più signore – che manifestano solidarietà femminile a Madia tramite hashtag (#cisofareanchio) con l’opportunità di esibirsi in un selfie rituittato da Rep. Tutti col gelato del peccato. Per qualche follower in più. Per un Ordine dei giornalisti in meno.
3. LA LEZIONE DEL GELATO: PEGGIO DELLA VOLGARITÀ C'È SOLO L'IPOCRISIA
Vittorio Feltri per “il Giornale”
Alfonso Signorini, direttore del mondadoriano Chi, settimanale di gossip, avendo pubblicato alcune fotografie del ministro Marianna Madia impegnata a ciucciare un sorbetto, sormontata dal titolo: «Ci sa fare col gelato», è finito nelle grane, addirittura sottoposto a procedimento disciplinare da parte dell'Ordine dei giornalisti.
maria elena boschi e marianna madia
Quasi tutti gli rimproverano di avere agito scorrettamente, poiché le istantanee sarebbero state rubate mentre la signora era seduta in auto, la propria, ovvero un luogo privato. Ignoro se la macchina sia davvero inviolabile dal teleobiettivo, ma le polemiche scatenate dal servizietto giornalistico mi sembrano comunque eccessive rispetto al fatto.
Cosa c'è di male a leccare un gelato? E cosa c'è di male a ritrarre la leccatrice, sia pure con l'aggiunta di un commentino non elegantissimo?
Quanto poi all'intervento improvvido della Corporazione (superflua) degli scribi, osservo che si tratta di una forma intimidatoria di censura a posteriori. Il diritto di cronaca (e di divulgare documentazioni fotografiche) supera - deve superare - le pruderie di moda da quando la sinistra generica è diventata bigotta, sessuofoba, negatrice dell'amore libero, della coppia aperta eccetera.
Mario Gianani e Marianna Madia
Durante il «regno» di Berlusconi, i progressisti avevano scoperto che un premier non può scopare con chi gli garba; adesso che comandano loro si sono spinti a considerare reato fotografare una compagna ministra che si sta gustando un cono; un atto, quello di succhiare, che evocherebbe il sesso orale. Signorini, pertanto, sia condannato, sospeso dalla professione, magari radiato per aver osato mostrare una renziana con la lingua in azione.
VITTORIO FELTRI E MELANIA RIZZOLI
Certe immagini sbattute in pagina non costituiscono un esempio fulgido di buon gusto, ma nemmeno la prova di una violazione della legge. Quale legge? La realtà, anche la più banale (e squallida), non può essere censurata, altrimenti si offendono la democrazia, la libertà di ciucciare e di inquadrare chi ciuccia. Anni fa fu colta Nilde Iotti, presidente della Camera, con un dito infilato in una narice. Pubblicai l'istantanea sull'Indipendente e non venni denunciato, ovviamente.
MARIANNA MADIA
VITTORIO FELTRI E MELANIA RIZZOLI DA CHI
Nel 2011 Chi stampò alcune foto mie, seduto in un ristorante con accanto l'onorevole Melania Rizzoli; e il titolo era: Feltri scala la Rizzoli. Nessuno fiatò. L'Ordine dei pennini, zitto. Per il ministro Madia, invece, si è mobilitato il mondo intero al grido: lasciate che Madia lecchi ciò che le pare, ma in segreto. Leccate leccate, qualcosa sulla lingua vi resterà appiccicato. Peggio della volgarità c'è solo l'ipocrisia. In un Paese di leccaculo ci si stupisce che una lecchi qualcos'altro davanti al reporter.
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