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DAL TEATRINO PASTICCIATO SULLA MANOVRA EMERGE CON FORZA LA SPACCATURA INTERNA AL CARROCCIO TRA GIORGETTI “MANI DI FORBICE” E SALVINI SEMPRE PIU’ IN MODALITÀ GUASTATORE – IL VICEPREMIER HA LANCIATO UNA BORDATA AL SUO MINISTRO DEL TESORO: “VA BENE ESSERE SODDISFATTI DEI GIUDIZI DELLE AGENZIE DI RATING O PER LO SPREAD AI MINIMI, MA I CITTADINI VOTANO LA LEGA ANCHE E SOPRATTUTTO PER SALVARE LE PENSIONI” – IL CAPOGRUPPO MASSIMILIANO ROMEO GONGOLA: “È TORNATO IL CELODURISMO LOMBARDO”. E MELONI CHIAMA SALVINI PER INVITARLO AD ABBASSARE I TONI – SORGI: “DA TEMPO NON ACCADEVA CHE UN PARTITO DELLA MAGGIORANZA DIVENTASSE INCONTROLLABILE IN PARLAMENTO, COSTRINGENDO LA PREMIER A PRECIPITARSI DA BRUXELLES PER CONVOCARE UN VERTICE DI COALIZIONE, E IL GOVERNO IN SOSTANZA A FARE MARCIA INDIETRO SUI PROVVEDIMENTI ADOTTATI…”

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RESA DEI CONTI NELLA LEGA

Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo per “la Repubblica”

 

matteo salvini giancarlo giorgetti voto di fiducia sulla manovra 2024 foto lapresse

L'affondo è consegnato ai suoi fedelissimi. Lui, Matteo Salvini, resta nelle retrovie per tutto il giorno. Lontano da Giancarlo Giorgetti. Neppure una telefonata al "suo" ministro dell'Economia dopo le tensioni sulla manovra. Ma le prime linee del suo cerchio magico, loro sì che hanno parole da dire.

 

Ruvide. Arrivano nelle ore in cui il titolare del Tesoro si presenta a Palazzo Madama per spiegare ai senatori della commissione Bilancio il nuovo maxi-emendamento che rimette in piedi la Finanziaria assaltata dai salviniani. [...]

 

Ecco il messaggio a Giorgetti: «Va bene essere soddisfatti dei giudizi delle agenzie di rating o per lo spread ai minimi, ma i cittadini votano la Lega anche e soprattutto per salvare le pensioni». Sono le ragioni del consenso politico contrapposte a quelle della stabilità dei conti pubblici. Due visioni, due "Leghe". Il giudizio non si ferma qui.

 

GIANCARLO GIORGETTI - MATTEO SALVINI 2

«Non possiamo tagliare la faccia ai nostri elettori, è inaccettabile», insistono gli uomini più vicini al capo di via Bellerio. È la prova che l'incidente sulle pensioni si è chiuso solo formalmente con la cancellazione della tagliola sul riscatto della laurea e le finestre mobili che il Mef aveva inserito nel "maxi" iniziale.

 

Passeggiando per i corridoi davanti alla commissione Bilancio, il frontman Massimiliano Romeo gongola. Così: «È tornato il celodurismo lombardo». Ecco la Lega delle origini, sfrontata e macha. Guidata da un Salvini ringalluzzito per l'assoluzione definitiva nel processo Open Arms e per la postura sulle questioni internazionali, da Kiev al decreto sulle armi.

 

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani giancarlo giorgetti 2

Nello stesso corridoio di Palazzo Madama, il ministro dell'Economia si ferma a parlare con i cronisti con una postura decisamente più contenuta. [...] Non farà un passo indietro, anche se sulle dimissioni si lascia andare a una battuta: «Ci penso tutte le mattine, sarebbe la cosa più bella da fare», scherza dopo aver partecipato per qualche minuto ai lavori della commissione. Però — precisa — «siccome è la ventinovesima legge di bilancio che faccio, so perfettamente come funziona e che molte cose sono naturali».

 

Il riferimento è proprio alle frizioni delle ultime ore con i parlamentari leghisti. La priorità — è il ragionamento — è la manovra da portare a casa per aiutare le famiglie e le imprese. «A me — dice — interessa il prodotto finale». Nel chiuso dell'aula della commissione avrà parole ancora più esplicite. Esordisce scusandosi «per quello che è avvenuto».

 

TITANIC D'ITALIA - VIGNETTA BY MACONDO

Ringrazia la maggioranza e le opposizioni «per aver reso questi supplementari» e — ironizza — «speriamo di non andare ai rigori». Poi il tono si fa serio: «Come si conviene, il ministro si assume tutte le responsabilità di quello che è accaduto».

 

Fa scudo ai funzionari del suo dicastero: «Non c'è responsabilità di strutture varie e quant'altro». Ma il messaggio più pesante arriva alla fine: «Credo — scandisce — che il sale della politica sia prendersi le responsabilità e non scaricarle sugli altri». Non cita Salvini, ma i fedelissimi del segretario della Lega identificano il destinatario del ragionamento proprio nel loro leader.

 

giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini

Che ieri ha sentito anche Giorgia Meloni. Una telefonata che fonti leghiste definiscono cordiale. In ambienti di governo, invece, il giudizio è differente: la premier avrebbe invitato il suo vice a un comportamento più mite. La stessa sollecitazione è stata rivolta anche ad altri ministri. In tanti sono rimasti delusi dallo spazio concesso da Palazzo Chigi per le modifiche in Parlamento.

 

Ma la presidente del Consiglio è stata irreprensibile: basta rivendicazioni, soprattutto nei giorni in cui la legge di bilancio, incassato il via libera del Senato, dovrà correre verso la Camera per il via libera definitivo. [...]

 

LA CONGIURA DEI SENATORI LEGHISTI

Estratto dell’articlo di Marcello Sorgi per “La Stampa”

 

BORDELLA - POSTER BY MACONDO

No, davvero non si capisce cosa abbia da festeggiare la Lega al Senato, il "ritorno al celodurismo", l'aver costretto il governo a un braccio di ferro sulle nuove norme sull'età pensionabile che dovrebbero scattare tra sei anni (e intanto però dovrebbero garantire la costanza di un percorso di risanamento).

 

Eppure anche questo s'è dovuto vedere a Palazzo Madama: il capogruppo Romeo che minacciava il ministro leghista dell'Economia Giorgetti, avvertendolo che avrebbe fatto uscire dall'aula della commissione i parlamentari del Carroccio, facendo mancare la maggioranza, quando appunto la legge di stabilità ha le ore contate per essere approvata prima della pausa di fine anno ed evitare il ricorso all'esercizio provvisorio.

 

MATTEO SALVINI GIANCARLO GIORGETTI

[...] Ma da tempo non accadeva che un partito della maggioranza diventasse incontrollabile in Parlamento, costringendo la premier Meloni a precipitarsi da Bruxelles per convocare un vertice di coalizione, e il governo in sostanza a fare marcia indietro sui provvedimenti adottati.

 

E sarà pure vero che il Parlamento esiste per questo e Meloni e Giorgetti non potessero aspettarsi che senatori convocati all'ultimo momento (questo sì, come tutti gli anni), si rassegnassero a fare i passacarte, alzando la mano in segno di condivisione tutte le volte che l'esecutivo lo chiedeva.

 

matteo salvini e giancarlo giorgetti 8

[...] una rivolta in piena regola dei senatori, che non può essere attribuita al senso di frustrazione di parlamentari in attesa da mesi di poter esercitare il proprio ruolo. P

 

iuttosto, lo si è capito benissimo dalla serie di dichiarazioni snocciolate da Salvini già a margine del vertice europeo, una precisa svolta impressa dal vicepresidente del consiglio, oltre che leader del Carroccio, alla politica del suo partito nei confronti del governo.

 

C'è chi dice che potrebbe trattarsi del primo assaggio; e il secondo sarebbe in arrivo con la discussione sul decreto per gli aiuti all'Ucraina, in cui la Lega vorrebbe che fosse scritto a chiare lettere che non si tratterà solo di armi, ma anzi sempre meno di armi. Perché, dice Salvini, occorre prendere atto che lo scenario della guerra in Ucraina sta cambiando. In cosa, per ora, se ne accorge solo lui.

matteo salvini giancarlo giorgetti voto di fiducia sulla manovra 2024 foto lapresse