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Luigi Mascheroni per "il Giornale"
Matteo Renzi, che infatti non è di quelli, li ha spazzati via dicendo che i loro atteggiamenti denotano una sudditanza culturale e psicologica verso l'avversario, anzi il nemico.
Sono quelli che dicono che «siccome piace a Berlusconi, questa cosa non si deve fare...». Ecco chi sono quelli: sono i peggiori di quelli che si credono sempre migliori. La minoranza che dà lezioni di democrazia alla maggioranza.
Sono quelli come Andrea Scanzi, che scrivono sul Fatto quotidiano, e siccome tu scrivi su Panorama allora, mi spiace, non sono tuo collega, anzi ti do del «Lei» per marcare la distanza antropologica: «Non sono un Suo collega». Mi spiace dirtelo: mi fai schifo, anche se sei mio collega.
Sono quelli sempre al posto giusto, e riescono sempre bene di profilo. Sono quelli che quando Gad Lerner si fa fotografare in boxer accanto a De Benedetti, è un intellettuale hipster, e quando Toti appare in tuta con Berlusconi è un cretino. Paolo Liguori decidendo con (auto)ironia di andare in onda con una tuta bianca, ha colto nel segno: «Se la indossa Obama è un genio, se la mette Toti un indumento infamante». A proposito di stile. Viene in mente quel commentatore chic che disse: «De Gasperi non si sarebbe mai messo la bandana». La risposta migliore fu: «Neanche la tutina attillata», allegando la foto di Prodi con bicicletta da corsa.
Sono i soliti noti che schifano tutto ciò che gli è ignoto, e non vogliono conoscere. «Tu non sei come me, io sono migliore. Non ti conosco, e non ti voglio neppure incontrare». E infatti si incontrano sempre fra loro, stessa spiaggia stessi salotti, di solito sulla tratta Repubblica-Feltrinelli-La7-Raitre.
Tipo: tu spaparanzato sull'Amaca del grande quotidiano scrivi un libro sugli Sdraiati, in cui da ex sessantottino ti riscopri padre conservatore, e io ti faccio accomodare nel mio talk show e ti «lancio» la serata con un account su Twitter gestito da mio marito giornalista che dirige un sito in cui posta i video del mio programma con Dario Fo...
Le invasioni dogmatiche.
Sono quelli che, dogmaticamente, sugli stessi giornali e negli stessi studi tv, scrivono e dicono che Piazza pulita di Corrado Formigli, che ieri ha fatto il cinque per cento, è «una trasmissione di successo», mentre quella di Del Debbio, che ieri ha fatto il sei e mezzo, dicono che è... Anzi non dicono niente, non ne scrivono neanche, perché «Dà i, è su Rete4...». E se anche è Raidue, ma sei vicedirettore del Giornale, è uguale. «Dà i, parliamo di Renzi che è andato dalla Bignardi...». «Ma è stato anche a Virus!?!». «Sì, ma dà i, non è la stessa cosa...».
Non è mai la stessa cosa. à sempre una questione di profilo, destro o sinistro. Anche la Mondadori è così: vista dal lato azionista del Giornale è un po' volgare, ma vista dal lato Einaudi è chic. E infatti la consacrazione mediatica, come la popolarità , non è data dagli indici di ascolto, o dalle copie vendute. Al netto della professionalità , dipende da che tuta ti metti. Da una parte gli eleganti che sfilato sul red set, quelli che fanno la cultura alta, le trasmissioni impegnate, l'informazione, i giornali obiettivi.
Dall'altra gli impresentabili che fanno la cultura bassa, le quinte colonne del berlusconismo, l'intrattenimento tette-e-culi, il gossip, o la macchina del fango, a seconda. E se qualcuno - in tv o nel giornalismo o in letteratura - prova a infrangere la barriera, o a saltarla, lo guardano schifati: «Ma come ti permetti?». Ma che Italia è questa che guarda Del Debbio? O lavora a Panorama? O scrive sul Giornale? Sono le domande che si fanno quelli, in minoranza di voti e di share, che vogliono sempre dettare le regole del gioco e del buon gusto. Arbiter elegantiarum di un'Italia che li sta fischiando.
PAOLO DEL DEBBIO
de benedetti e gad lerner villa delingegnere
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Gad Lerner
Il fotoromanzo di Striscia contro De Benedetti e Lerner 6
LERNER IN SARDEGNA DALL'ING
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DEBENEDETTI E LERNER
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