
DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA…
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Non bastava 'o terremoto dei giorni scorsi, a Napoli. No, ci voleva 'a bancarotta per turbare i sonni assai poco tranquilli di Giggino de Magistris, oggi alle prese con la rogna della bocciatura del piano di rientro da parte della Corte dei Conti.
La situazione stavolta è davvero seria perché col Comune in default il profeta della rivoluzione arancione e i suoi pasdaran rischiano la panchina (politica) per dieci anni, se sarà accertata la loro diretta responsabilità nel disastro finanziario dell'Ente. A pagare più di tutti sarà però la città : con la dichiarazione di dissesto, i servizi saranno azzerati (dalla raccolta della spazzatura alla scuola, ai trasporti, dalla manutenzione urbana alle politiche sociali) e le imposte comunali schizzeranno alle stelle.
Bisognerà poi prendere le forbici e tagliare l'impossibile e pure di più. A rischiare il posto almeno 2mila dipendenti delle tredici partecipate, il vero tallone d'Achille dell'Amministrazione comunale. Un fardello che pesa, sul bilancio municipale, per 350 milioni di euro di soli stipendi (per 8mila dipendenti) ma che, in termini di servizi e di produttività , offre davvero ben poco alla collettività .
La Corte dei Conti batte - è vero - sui costi del personale, ma non solo. Il Comune, per rientrare in dieci anni del debito-monstre di 1,4 miliardi di euro, dovrebbe sbarazzarsi dell'immenso patrimonio immobiliare (che da solo vale 2 miliardi) ma il piano di dismissioni varato da Giggino 'o ragioniere fa acqua da tutte le parti.
La mazzata definitiva, poi, potrebbe arrivare nelle prossime ore con la nomina del commissario straordinario del Teatro San Carlo, l'ultima trincea (d'immagine) di de Magistris che ha «scassato» pure il CdA della Fondazione rifiutandosi, lui che ne era il presidente, di aderire alla legge Valore Cultura. Con il Comune sull'orlo della bancarotta, il ministro Bray non ha altra possibilità . Sarebbe l'ennesima sconfitta dell'ex pm. E allora sì che si potrà intonare l'aria della Turandot: «Nessun dorma».
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