
JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA…
"ANDIAMO VERSO 12 MILIONI DI POVERI, L’UNICO MODO PER RIMEDIARE SAREBBE DIMINUIRE L’ORARIO DI LAVORO MA I NOSTRI MANAGER SONO I PIÙ IGNORANTI DI EUROPA E NON LO CAPISCONO” - IL SOCIOLOGO DOMENICO DE MASI: "NON HANNO CAPITO CHE OGGI LA MAGGIOR PARTE DEI LAVORATORI NON È FORMATA DA OPERAI, SONO IMPIEGATI O CREATIVI E QUESTI LAVORATORI MENO LAVORANO E PIÙ SONO PRODUTTIVI. I MILIARDI SULLA DIGITALIZZAZIONE COMPORTERANNO DISOCCUPAZIONE E NON SI CAPISCE COSA NE SARÀ DEI LAVORATORI SOSTITUITI DA COMPUTER E INTELLIGENZA ARTIFICIALE"
domenico de masi foto di bacco
Il Prof. Domenico De Masi, sociologo, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
Su Draghi. “Noi stiamo mitizzando la figura di Draghi come se fosse Mandrake, ma non è che fa tutto lui da solo, ci sono tecnici, ministeri, comitati, non si può colpevolizzare o osannare una sola persona. Lui è un banchiere, iper esperto in problemi finanziari, per tutto il resto credo ne sappia quanto me, non è che si può essere onniscienti, si è servito più o meno degli stessi tecnici di cui si è servito Conte. Anche prima attribuivamo tutto a Conte e anche quello era un infantilismo”.
Sul Recovery Plan. “La visione complessiva che si ricava dal Recovery Plan è che si è tenuto molto conto delle imprese e molto poco del lavoro. I miliardi sulla digitalizzazione comporteranno disoccupazione e non si capisce cosa ne sarà dei lavoratori che saranno sostituito dai computer e dall’intelligenza artificiale. Sotto questo aspetto c’è uno sguardo asimmetrico, si tiene molto più conto dell’imprenditore e molto meno del lavoratore. Il governo precedente era molto più attento ai lavoratori che agli interessi delle imprese, proprio per questo è stato fatto cadere”.
Sul post covid. “Nei prossimi mesi le imprese più deboli falliranno, finirà il blocco dei licenziamenti, intanto procede il progresso tecnologico, continua la delocalizzazione e poi c’è l’effetto negativo dello smart working (che ne ha anche tanti positivi): 3-4 milioni che non escono per andare al lavoro significa meno automobili, meno motorini, meno carburante, meno gente che andrà alla tavola calda a fare la pausa pranzo. L’effetto di tutto questo sarà che ci saranno 10-12 milioni in stato di necessità.
Questo è un numero enorme, significa una percentuale che si può sostenere solo con una massa di sussidi enormi e con un’attenzione alla disoccupazione. Per ridurre la disoccupazione l’unica soluzione è la riduzione dell’orario di lavoro, se avessimo l’orario di lavoro della Germania potremmo creare 3 milioni e mezzo di posti di lavoro in più perché Confindustria e gli altri sono contrarissimi, secondo me per ignoranza. Non hanno capito che oggi la maggior parte dei lavoratori non è formata da operai, sono impiegati o creativi e questi lavoratori meno lavorano e più sono produttivo. Non lo capiscono perché sono ignoranti, abbiamo i manager più ignoranti d’Europa”.
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