TOGHE STRAPPATE - LE DICHIARAZIONI DEL PG DI MILANO (“BOCCASSINI NON AVEVA LA TITOLARITÀ DELL’INDAGINE SU RUBY”) ACCENDONO LA SPERANZA DEL BANANA DI ANNULLARE IL PROCESSO - SEMPRE PIÙ TRABALLANTE LA POLTRONA DI BRUTI LIBERATI, IL CUI INCARICO SCADE A FINE LUGLIO

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

1 - BERLUSCONI E I SUOI LEGALI TRA CAUTELA E SPERANZA DI ANNULLARE IL PROCESSO
Paola Di Caro per il "Corriere della Sera"

La cautela è massima. Perché Niccolò Ghedini, impegnato a Napoli nel processo sulla compravendita dei senatori, non ha ancora dato la linea al partito. E perché Berlusconi, per quanto speri sempre in un colpo di scena a suo favore, «scottato» com'è dalle sue vicende giudiziarie, a caldo ha commentato piuttosto sconsolatamente: «Mah, non so, non vedo come si possa evitare che il processo vada avanti...».

E però, la notizia che il procuratore generale di Milano, Manlio Minale, in un'audizione davanti al Csm ha denunciato come Ilda Boccassini non avesse titolo per aprire lei stessa le indagini sul caso Ruby, è percepita come un «fatto molto importante, dagli esiti imprevisti» in Forza Italia.

Certo, a ieri sera, ancora in pochi erano pronti a reagire. Il primo, quasi l'unico (lo ha seguito più tardi Manuela Repetti), è stato Luca D'Alessandro, segretario in commissione Giustizia e capo ufficio stampa azzurro: «Quanto sta emergendo dal procedimento del Csm sulla spaccatura interna alla procura di Milano, è un intreccio di irregolarità, abusi, favoritismi e forzature che dimostrano come fosse in vita una procura nella procura che aveva lo scopo esclusivo di colpire Berlusconi».

Se da questa posizione si arriverà a montare una campagna fino a chiedere magari l'annullamento del processo lo si capirà nelle prossime ore. Per ora però Berlusconi è molto attento a non riaprire in maniera violenta la polemica sui suoi casi giudiziari. Negli ultimi giorni infatti, dopo gli avvertimenti del Tribunale di sorveglianza e il rischio concreto che gli possano essere revocati i servizi sociali (che comincerà a scontare domani con la prima visita al centro di Cesano Boscone), incalzato dalle domande dei giornalisti ha preferito soprassedere ostentando sarcastici sorrisi. Ma la sua reazione potrebbe arrivare da un momento all'altro.

Sì, perché l'ex premier continua ad essere presentissimo in campagna elettorale. Ieri ha incontrato prima i giovani dei club, poi ha tenuto una conferenza stampa per lanciare il dipartimento di Forza Italia Cultura assieme al responsabile Edoardo Sylos Labini, una delle new entry nel partito. E ieri sera ha visto 200 giovani di Azzurra Libertà, associazione benedetta da Daniela Santanchè e guidata da Andrea Zappacosta.

Messa da parte la giustizia, il messaggio di Berlusconi va ormai in molte e diverse direzioni. Dalla figlia Marina - che in pubblico continua a sconsigliare di scendere in campo (e comunque, se dovesse farlo, sarebbe «attraverso le primarie») ma in privato a testare -, convinto che con il suo appoggio sarebbe una candidata fortissima e vincente, al rapporto con Renzi: altalenante, ma ancora molto solido come ha dimostrato la travagliata scelta di votare il testo base sulla riforma del Senato anche se non condiviso. In ogni caso, per ora, niente aperture sulle larghe intese: «Ci sono bastate quelle che abbiamo fatto», torna a ripetere l'ex premier.

Ieri, parlando della politica culturale che ha in mente di fare FI, ce n'è stato anche per la Rai: «Noi (Mediaset) non facciamo fiction che fanno la pubblicità alla mafia». E per finire, innervosito dai retroscena che darebbero il partito al 17%, Berlusconi è ricorso perfino alla poesia, parafrasando il «Cinque maggio» applicato a se stesso: «Ei fu siccome ignobile dopo il feral sondaggio, freme s'indigna ed esplode in un fatal messaggio: dichiara affranto e triste, ormai lo dico piano, la destra non esiste, se non ci metto mano. Per continuar l'impegno, e non essere affranto, devo cambiar contegno, oppure è solo pianto».


2 - Il PG MINALE: "BOCCASSINI INTERROGÒ I POLIZIOTTI SENZA AVERNE LA TITOLARITÀ"
Paolo Colonnello per "La Stampa"

Il procuratore aggiunto Ilda Boccassini «non aveva titolarità» per interrogare l'allora capo di gabinetto della questura Pietro Ostuni, il funzionario che ricevette la telefonata notturna di Silvio Berlusconi per «liberare» la nipotina di Mubarak, ovvero Ruby Rubacuori, al secolo Karima El Mahroug. E nemmeno per sentire Giorgia Iafrate, la funzionaria che quella sera del giugno 2010 affidò Ruby a Nicole Minetti e che adesso è indagata per falsa testimonianza.

Parola del procuratore generale di Milano, Manlio Minale, nell'audizione davanti al Csm del 14 aprile scorso. Più che l'ennesima puntata sullo scontro alla Procura di Milano tra il procuratore Edmondo Bruti Liberati e il suo vice Alfredo Robledo, la frase del Pg, massima autorità inquirente nel capoluogo lombardo, riportata ieri dalle agenzie, sembra essere una bomba ad orologeria per il processo d'appello Ruby che comincerà il prossimo 20 giugno e che vede Berlusconi imputato con una condanna in primo grado a sette anni di reclusione.

Un'arma, si direbbe, messa in mano alle difese per seminare dubbi sulla correttezza dell'inchiesta sull'ex premier e chiedere magari la revisione del processo. Ma lette nella loro interezza le dichiarazioni di Minale assumono ben altro sapore. In realtà, spiega il Pg, riferendosi alla Boccassini «io non so se abbia chiesto al procuratore se poteva compiere quell'atto, dato che nella circolare del Consiglio Superiore è prevista addirittura la possibilità per il procuratore di designare anche per singoli atti».

Una «possibilità» che a quanto pare venne sfruttata, visto che l'iter di assegnazioni e coassegnazioni dell'inchiesta che vide Boccassini perfino come pm di udienza insieme al suo collega Antonio Sangermano, è definito perfettamente nelle carte.

E se è vero, come ha precisato Minale, che l'assegnazione ufficiale avvenne nel dicembre del 2010, al momento dell'iscrizione di Berlusconi per il reato di concussione «per coprire, sanare la precedente situazione», è vero anche che la decisione, legittima, di far partecipare all'interrogatorio dei due funzionari anche la responsabile della Dda, venne presa dal procuratore Bruti Liberati in accordo con il precedente coordinatore del pm Sangermano, ovvero l'aggiunto Alberto Nobili.

Per altro, l'interrogatorio dei funzionari avvenne il 30 ottobre e Sangermano passò dal dipartimento di Nobili, alla Dda, coordinata da Boccassini, due giorni prima, ovvero il 28 ottobre. E dunque era naturale che la sua nuova coordinatrice, vista la delicatezza della materia che vedeva già impegnato anche il procuratore aggiunto Pietro Forno per il reato di prostituzione minorile, partecipasse all'inchiesta.

È probabile però che sul punto le difese possano sollevare questioni, anche se, secondo giurisprudenza, la mancanza di una coassegnazione dell'inchiesta a Boccassini in quel momento non costituirebbe alcuna nullità del processo, essendo l'ufficio del pm impersonale.
Minale infine ha chiarito che i procedimenti «irregolari» segnalati da Robledo sono stati in realtà «tutti caratterizzati da indagini condotte pienamente col massimo impegno e in tempi ragionevoli, in alcuni casi rapidi addirittura». Nessun «insabbiamento», ha concluso Minale.

 

 

berlusconi-boccassini-stretta-di-manoboccassini-berlusconi-bruti boccassini SALUTA BERLUSCONI MinaleIL PM ANTONIO SANGERMANO ALFREDO ROBLEDO jpegEDMONDO BRUTI LIBERATI RUBY RUBACUORI LUCA DALESSANDRO FAMILY EDOARDO SYLOS LABINI - Copyright PizziFRANCO COPPI E NICCOLO GHEDINI