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1-DDL SALLUSTI: COMMISSIONE APPROVA TESTO BERSELLI
(Ansa)- La commissione Giustizia del Senato ha approvato il ddl Diffamazione nella versione rivista e corretta di Filippo Berselli, presidente della commissione Giustizia del Senato. Hanno votato contro solo Api e Lega. Tutti gli emendamenti sono stati ritirati e verranno ripresentati per l'aula.
2-DIFFAMAZIONE, CAMBIA IL TESTO MA RESTANO MULTE E MEGA-RETTIFICHE
Liana Milella per "la Repubblica"
Ancora multe fino a 50mila euro. Rettifiche senza limiti di spazio, in cambio di sconti di pena insoddisfacenti, pure per le testate on-line dei quotidiani, ma non per quelle on-line autonome. Obbligo di pubblicare, pure integralmente, una sentenza, tv comprese costrette a comprare pagine e pagine di spazio sui giornali.
Diffamazione punita, senza l'aggravante della stampa, fino a 30mila euro. Cambiano le norme sulle diffamazione, si attenua il bavaglio, ma restano punti di criticità . Saltano le norme più gravi, l'obbligo per gli editori di risarcire il danno con i fondi dell'editoria, la tagliola sui libri, la sospensione dall'albo dei giornalisti graduata a seconda dei reati.
à il presidente della commissione Giustizia Berselli, rimasto unico relatore dopo l'abbandono della Pd Della Monica, a riscrivere in tre ore il testo, a sottoporlo ai capigruppo Pdl Gasparri e Pd Finocchiaro, a incassare un primo via libera. Berselli insiste «sull'accordo politico» e sulla garanzia che «i gruppi Pd e Pdl si uniformeranno al testo». Ma già nel Pd, mezz'ora dopo il tavolo politico, si colgono perplessità . Tant'è che Berselli non esclude modifiche «a carattere personale».
Entro le 12 di oggi c'è spazio per nuovi emendamenti, poi il voto in commissione in vista dell'aula di martedì prossimo. Colpi di scena a sorpresa. Si apre alle 9 e 30 la seduta che doveva concludersi col voto. Il Pd dà battaglia. Casson chiede il ritorno in commissione. Negato. Parte lo scontro sulla sospensione dall'albo. Si alza Zavoli, il presidente della commissione di vigilanza sulla Rai, il suo appello accorato scuote l'emiciclo: «Fermiamoci. Riflettiamo sulla natura di una legge che, suggerita da un caso particolare, tocca un punto sensibile della democrazia nel nostro Paese».
à un crescendo. D'Ambrosio non vota un «mostro giuridico». Della Monica si dimette da relatore. Dirà poi: «Il caso Sallusti si può risolvere in altri modi e io sono contraria a leggi ad personam, pro o contro qualcuno». Zanda chiede al vice presidente Chiti di rispettare l'intesa sui co-relatori assunta formalmente da Schifani. Seduta sospesa. Capigruppo riuniti.
Lì matura la svolta. Gasparri - incerto sull'esito del voto segreto che rischia di far saltare la legge - dice sì al ritorno in commissione. Lo annuncia Schifani. Lo giudica «uno sbaglio» il leghista Calderoli. Dichiara Finocchiaro: «Torna lì per un espianto», per togliere «le molte riscritture» che farebbero votare no al Pd perché dentro ci sono «norme lesive della libertà di informazione».
Pausa pranzo e nuova lite in commissione Giustizia su quanto si può cambiare. Urla dell'ex sottosegretario Caliendo, Li Gotti (Idv) ridacchia e prende in giro la maggioranza: «Gli manca il quadro d'insieme, non conoscono il codice, come il caso della rettifica con "ulteriore commento". E che vuol dire? che un commento è possibile visto che se ne esclude uno ulteriore?».
Berselli esce furibondo e annuncia che riscriverà lui stesso il testo. «Non sono ottimista» dichiara. Ma a sera chiude l'intesa. Tre pagine. Rettifiche «senza commento » e «con lo stesso rilievo e nella medesima collocazione» dell'articolo diffamatorio. Obbligo di pubblicare la sentenza, «sempre per esteso se la parte offesa ne fa richiesta» e «nello stesso e in altro giornale quotidiano». Della multa s'è detto, da 5 a ben 50mila euro. La pena «è diminuita di due terzi» se viene pubblicata la rettifica, aumento in caso contrario. Ma nulla si dice se la rettifica stessa è pubblicata spontaneamente.
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