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Anna Zafesova per “la Stampa”
Angela Merkel rompe il fronte dell’isolamento diplomatico imposto al Cremlino dall’Occidente, e vola a Mosca per diventare l’unico vip dell’Ue ai festeggiamenti per il 70o anniversario della vittoria sul Terzo Reich. La cancelliera, che fin dall’inizio della crisi ucraina si è assunta il ruolo di frontwoman nel negoziato con Vladimir Putin, ha comunque evitato di partecipare alla parata di sabato per evitare l’imbarazzo di veder sfilare i carri e i razzi che potrebbero aver partecipato alla guerra nel Donbass.
In compenso, il giorno dopo ha avuto i riflettori tutti per lei, mentre deponeva insieme al presidente russo una corona di fiori alla tomba del Milite ignoto sotto le mura del Cremlino, insieme al quale ha anche chiacchierato con i passanti, mandando un messaggio conciliante: «Sono qui per mostrare che lavoriamo insieme con la Russia, e non contro la Russia».
Un gesto diplomaticamente calibrato, che la cancelliera aveva già annunciato qualche giorno fa, spiegando che non poteva non onorare i caduti russi nella guerra contro Hitler. Una cerimonia di memoria, mentre nell’attualità le contraddizioni restano immutate, anche se i toni ieri sono stati, almeno in pubblico, piuttosto pacati.
Putin si è astenuto da repliche quando Merkel ha parlato dell’«annessione della Crimea», termine bandito dal lessico politico russo, e alla domanda sul boicottaggio dei leader occidentali ha risposto che si tratta di «una loro scelta» e che «la congiuntura politica è meno importante della pace globale». Si è limitato a ricordare «i noti problemi» nelle relazioni con Berlino, e Merkel ha ripetuto di voler cercare «soluzioni diplomatiche, cooperando anche in situazioni difficili».
LA TREGUA IN UCRAINA
E la situazione in Ucraina, alla quale sono state dedicate le due ore di colloquio tra i due leader al Cremlino, resta senz’altro tale, con continue violazioni della tregua che, ammette l’ospite tedesca, «non possono venire attribuite al 100% a una sola parte». Vladimir e Angela entrambi si dicono fedeli agli accordi di Minsk, ma le interpretazioni restano abbastanza divergenti.
La cancelliera insiste, a nome anche di François Hollande, sulle elezioni locali nei territori separatisti, che devono portare all’instaurazione del controllo ucraino sul confine con la Russia. Putin vuole invece un negoziato diretto tra Kiev e i separatisti, che si oppongono alle elezioni secondo le leggi ucraine, e a cedere il controllo sulla frontiera. Da Donetsk anzi annunciano di voler espandere il territorio controllato dai ribelli e minacciano di «rompere la schiena» ai militari ucraini.
Un apparente stallo, e la cancelliera ammette di non essere sicura che se ne uscirà, ma «non abbiamo altro in mano». E nemmeno Mosca, indebolita dalla crisi e dall’isolamento, ha molte alternative. Se non si conta la solidarietà del 91enne Robert Mugabe - uno dei pochi leader venuti a omaggiare Putin - che ieri ha incoraggiato il presidente russo a «resistere alle sanzioni» come ha fatto il suo Zimbabwe.
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