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Angela Mauro per www.huffingtonpost.it
Astrazeneca ha violato il contratto per la fornitura di vaccini anti-covid all’Ue in maniera “deliberata, intenzionale, seria”, doveva compiere il massimo sforzo per rispettare i patti e non l’ha fatto, doveva usare anche gli stabilimenti britannici per produrre per l’Ue e non l’ha fatto.
Il giudice del tribunale di Bruxelles accoglie le contestazioni della Commissione Europea contro la compagnia anglo-svedese, presentate nell’azione legale lanciata il 26 maggio scorso.
vaccino a ursula von der leyen
Ma quella di Bruxelles è una vittoria di Pirro: a conti fatti, alla luce della sentenza emessa oggi, l’Unione non guadagna più dosi di quelle che l’azienda sta attualmente consegnando. Tanto che, mentre a Palazzo Berlaymont improvvisano subito un briefing con la stampa per l’urgenza di spiegare la vittoria, anche Astrazeneca canta vittoria.
La corte ordina la consegna di 50 milioni di fiale entro il 27 settembre. Per la precisione: “15 milioni entro il 26 luglio, 20 milioni entro il 23 agosto, 15 milioni entro il 27 settembre”. Se l’azienda non rispetta questo calendario, la penale da pagare è di 10 euro per dose.
Da notare: la Commissione aveva chiesto una penale di 10 euro per fiala ma anche per ogni giorno di ritardo. E aveva chiesto anche una penale di 10 milioni di euro per violazioni nel contratto: cosa che oggi da Palazzo Berlaymont smentiscono, benché riportata da tutti i media il 26 maggio e non smentita allora. Ad ogni modo, questa penale non figura nella sentenza del giudice. Non solo.
L’Ue chiedeva la consegna delle 90 milioni di fiale mancanti rispetto all’ordine di 120 milioni nel primo semestre 2021: da gennaio a marzo Astrazeneca ha consegnato solo 30 milioni di dosi, da marzo a ora ne ha consegnate altre 40 milioni, cifra confermata sia dall’azienda che dalla Commissione Europea.
Ecco perché la compagnia canta vittoria. Il totale di 80 milioni di dosi richieste dal giudice (vale a dire i 30 milioni consegnati nel primo trimestre e i 50 milioni da consegnare entro settembre) sarà “ampiamente superato” entro “la fine di giugno”, sottolinea AstraZeneca in una nota in cui “si compiace” della decisione del tribunale.
Per giunta, nella sentenza del tribunale non c’è una scadenza entro la quale l’azienda è tenuta a consegnare le 300 milioni di fiale previste dal contratto firmato con l’Ue.
Insomma, nemmeno alla luce della decisione dei giudici, arrivata nel giro di sole tre settimane - “il magistrato ha riconosciuto l’urgenza”, si compiacciono in Commissione - c’è pace tra Ue e Astrazeneca. Anche la sentenza finisce oggetto di interpretazioni.
Però, insistono da Palazzo Berlaymont alla ricerca di appigli per esaltare la loro versione dei fatti, “il giudice ordina all’azienda di usare tutti i suoi stabilimenti per produrre per l’Ue, anche quello di Oxford. In futuro lo dovranno fare”.
Da intendersi per il contratto in essere, perché per il futuro l’Unione non mette in conto di acquistare altri vaccini anti-virali - Astrazeneca o Johnson&Johnson - contro il covid, ma solo a ‘rna messaggero’, sostanzialmente Pfizer.
Alla fine, il portavoce della commissaria Ue alla Salute Stella Kyriakides, Stephan De Keersmaecker, cerca di sciogliere la querelle: “Resta il fatto che prima dell’azione legale, le cose non andavano bene. Ora vanno meglio”. Il riferimento è alla consegna di 40 milioni di dosi da marzo ad ora, segno che l’azienda ha accelerato le forniture quando ha capito che stava partendo l’azione legale.
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