
DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA…
Gian Antonio Orighi per "La Stampa"
I sondaggi infuriano, i voti mancano, ma sul ponte non sventola la bandiera bianca. Con un distacco di 16,9 punti dal principale partito all'opposizione, i popolari (centrodestra) di Mariano Rajoy, a pochi giorni dalle politiche anticipate del 20 novembre prossimo, il candidato socialista a premier, Alfredo Pérez Rubalcaba, tira fuori dalla manica il prestigio dei grandi vecchi della Rosa spagnola, l'ex premier Felipe González e l'ex vice-premier Alfonso Guerra.
Il tentativo è cercare di risalire una china che lo stesso giornale vicino ai socialisti «El PaÃs» vaticina «impossibile». E il premier Zapatero, che non si ripresenta alle politiche ma è pur sempre il segretario generale della Rosa? Scomparso. E nessuno dei suoi compagni lo cita.
Secondo l'ultimo sondaggio dell'istituto statale Cis i socialisti conseguirebbero il loro peggior risultato del post-franchismo (29,9%, -10,3% sulle politiche 2008), mentre i popolari otterrebbero il loro miglior risultato sorpassando in deputati il trionfo di Aznar nel 2000 (46,6%, +7,9%). à questa situazione disperata che ha fatto riunire, sabato a Siviglia, González e Guerra, a 15 anni dal loro ultimo comizio insieme. Giovedì scorso Rubalcaba, il candidato Psoe, sfegatato tifoso del Real Madrid, ammetteva mesto: «à più facile che la mia squadra batta il Barcellona che io rimonti Rajoy».
La carica dei grandi vecchi è suonata imperiosa. Giocando, in un Paese che ha quasi 5 milioni di disoccupati (il 21,5% della popolazione attiva), l'unica carta che hanno in mano: l'addio alle armi dei terroristi dell'Eta, indubbio e grandissimo merito di Zapatero e Rubalcaba, eccellente ministro degli Interni dal 2006 fino a luglio, quando si è dimesso per candidarsi a premier.
«Sono molto contento perché è la prima volta che comincio una campagna senza i terroristi - ha esordito Guerra -. Ma adesso che l'Eta è stata sconfitta, nessuno ne parla. Non sopportano che sia stato un governo socialista a farlo. E l'uomo che li ha messi alle corde è Rubalcaba». Standing ovation.
Poi è toccato a González, che ha raddoppiato la dose di applausi insinuando che Rajoy avrebbe cercato di ritardare l'abbandono delle armi dell'Eta, avvenuto con un comunicato il 20 ottobre scorso. Pubblico in visibilio. Rubalcaba, che non tira mai fuori direttamente l'Eta in campagna benché sia una arma affilatissima in un Paese che ha sofferto per 53 anni la violenza dei terroristi baschi (e 829 morti), si è limitato a sottolineare le performance del tandem GonzálezGuerra, come la scuola obbligatoria fino a 16 anni e l'assistenza sanitaria per tutti. Intervento non entusiasmante, tutto rivolto al passato. «à difficile suonare dopo i Beatles», si è schermito riferendosi ai due dirigenti storici.
Nessun riferimento a Zapatero, mai nominato, neppure quando Guerra ha parlato della ritirata dall'Iraq. Un silenzio assordante. Il sondaggio del Cis rivela non a caso che il 93% degli spagnoli non si fida del premier. L'aver gettato la spugna nello scorso aprile, quando annunciò che non si sarebbe più ripresentato, non è servito a nulla, come l'aver allontanato lo spettro del commissariamento Fmi-Ue sia pur con tagli pesantissimi. Rubalcaba si è rivelato un flop: la distanza tra socialisti e popolari a luglio era di 7 punti, meno della metà di quella attuale. Stasera Rubalcaba si misura con Rajoy nell'unico dibattito tv della campagna elettorale. L'esito è scontato. Rajoy ricorderà i 5 milioni di disoccupati. Basterà .
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