DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Fabrizio de Feo per "il Giornale"
L’ultima carezza è stata riservata alla «unpredictable» (imprevedibile) vittoria di Matteo Renzi alle Europee, per il quale Giorgio Napolitano, in occasione delle celebrazioni per il «D-Day», ha colto«echi di simpatia» da parte del presidente degli Stati Uniti. Una bella soddisfazione per l’«Obama italiano», investito dalla benedizione dell’inquilino della Casa Bianca. Una chimica speciale, la loro, almeno secondo la narrazione dei giornali italiani.
OBAMA E SILVIO BERLUSCONI A LAQUILA
In realtà non si può certo dire che Barack Obama, da buon«diplomatico supremo » (Chief Diplomat), non sia stato prodigo di attestati di stima verso i presidenti del Consiglio italiani. Nel giugno 2009, dopo l’incontro alla Casa Bianca definisce Silvio Berlusconi «un grande amico».
«Mi aspetto sempre da lui una opinione franca e onesta, oltre al fatto che a me il premier Berlusconi piace personalmente, i nostri popoli hanno profondi legami». Nel febbraio 2012 l’affettuoso plauso tocca a Mario Monti. «Ho piena fiducia nella leadership di Monti. Voglio solo dire quanto noi apprezziamo la poderosa partenza e le misure molto efficaci che sta promuovendo il suo governo in Italia ».
ENRICO LETTA E BARACK OBAMA A WASHINGTON
Un anno e mezzo dopo la scena si ripete praticamente uguale a se stessa. Siamo a ottobre 2013, ancora Washington. Stavolta la Casa Bianca ospita Enrico Letta. «Non potrei essere più colpito dall’integrità,la profondità di pensiero e la leadership del premier Letta. L’Italia si sta chiaramente muovendo nella direzione giusta». E ancora: «Con Letta condividiamo gli sforzi comuni sulla lotta alla disoccupazione giovanile e per la crescita. Tra di noi c’è stato un rapporto forte da subito».
Letta viene invitato anche per un working lunch dove si gusta dell’ «ottimo parmigiano, quello vero». Il filo conduttore del cibo viene esplorato in tutte le sue declinazioni, secondo un copione fin troppo classico associato all’Italia. «Letta è di Pisa e mi ha invitato in Toscana, non mi farò certo pregare».
Già, perché quella è una «straordinaria regione, c’è un cibo fantastico e non so se avrò modo da presidente di restarci quanto vorrei, ma voglio sicuramente andarci e ho promesso a Michelle che ci saremmo tornati in futuro». Un feeling culminato nello scambio di regali: tartufi italiani a fronte di un pallone da basket.
Naturalmente l’ansia di prestazione giornalistica spinge qualcuno a raccontare addirittura la promozione a pieni voti da parte del «professor Obama» della nostra Legge di Stabilità. Peccato che in quei giorni neppure esistesse una bozza definitiva della manovra.
La dolce trama delle parole amiche a stelle e strisce si conclude con Matteo Renzi. «Mi ha impressionato per l’energia e la visione» il verdetto del marzo scorso. Complimenti che non mancheranno neppure nella probabile visita di Renzi alla Casa Bianca del mese prossimo. Perché un endorsement, nel via vai di presidenti del Consiglio italiani a Washington, non si nega a nessuno.
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