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Francesco Bei per "la Repubblica"
Paolo Cirino Pomicino. Tanto andreottiano da essere stato immortalato nel "Divo" di Sorrentino. Ultimo degli andreottiani ancora in servizio permanente effettivo (ora con l´Udc), è sicuro che anche stavolta la "Volpe" riporterà a casa la pelliccia.
L´ha sentito?
«Non si poteva, era in terapia intensiva. Mi ha tenuto informato il suo genero, Marco Ravaglioli. Ero in partenza per un comizio a Pozzuoli quando è arrivata la notizia, l´ho chiamato e mi ha rassicurato: i medici ci hanno tranquillizzato».
Ora come sta?
«à vigile, attento. La terapia intensiva è una precauzione giusta quando si ha qualche primavera in più».
E lei è ripartito per Pozzuoli, giusto?
«Al comizio, quando ho raccontato questa cosa del ricovero, c´è stata un´ovazione. Un applauso caloroso, mi dicevano: ce lo deve salutare quando esce!».
Il tempo allontana i brutti ricordi, il passato sembra sempre migliore...
«Il fatto è che si è perso lo stampino della politica, al di là delle diverse opinioni sul personaggio. Nel passato c´era un campo comune, c´erano dei fondamentali che erano riconosciuti da tutti, salvo poi differenziarsi nelle varie famiglie politiche. In Europa è ancora così: socialisti da una parte, popolari dall´altra, spesso gli uni contro gli altri ma a volte alleati. Mentre da noi non esiste più nulla».
à vero che Andreotti ha scherzato quando ha visto che gli avevano assegnato la stanza numero 17?
«Sì, tutta la sua vita l´ha gestita con ironia verso se stesso e verso il mondo. Ricordo che, quando ero un giovane deputato, facevo parte della Vigilanza Rai e ci fu un servizio tv che lo accostava all´omicidio Pecorelli. Allora corsi da lui tutto indignato ma Andreotti mi smontò subito: stai tranquillo, se l´umanità è sopravvissuta a Hiroshima figurati se io non posso sopravvivere a un servizio tv».
Lei ha avuto tre operazioni al cuore, come si sente un uomo di potere immobilizzato a letto tra la vita e la morte?
«In terapia intensiva ti passa davanti tutta la vita: i pensieri cattivi perdono la loro violenza mentre i ricordi migliori ti fanno uscire una lacrima».
Una volta lei e Andreotti foste ricoverati insieme, vero?
«Esatto, lui per calcoli biliari e io per il mio primo infarto. Mi disse: vedi Paolo, ognuno è andato all´ospedale per una malattia legata al proprio carattere. Tu che sei passionale ti sei beccato un infarto, io invece ho avuto la colecisti per aver ingoiato troppa bile. Ma tutta la vita di Andreotti è stata un avvenimento».
Che intende?
«Mi viene in mente un altro episodio. In quei giorni, a villa Stuart, oltre ad Andreotti era ricoverato anche Alighiero Noschese. A quel tempo il più grande showman, molto popolare. Improvvisamente si sentì un colpo in corsia, la scorta di Andreotti tirò fuori le pistole, poi si scoprì che si era suicidato Noschese».
Su Wikipedia Andreotti oggi l´avevano già dato per morto, lo sapeva?
«L´ho letto. Avrà fatto le corna quando l´ha saputo, ne sono sicuro. Ma avere un "coccodrillo" ancora in vita porta fortuna. Io ne ho ricevuti tre da amici giornalisti e ne sono uscito più pimpante di prima».
GIULIO ANDREOTTI
GIULIO ANDREOTTI
andreotti giulio
CIRINO POMICINO
Mino Pecorelli
GIULIO ANDREOTTI - Copyright Pizzi
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