DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1 - UCRAINA: KULEBA, POCHE ASPETTATIVE SU INCONTRO CON LAVROV
(ANSA) - Il ministro degli esteri ucraino Dmitry Kuleba ha detto di non avere grandi aspettative sugli incontri di domani in Turchia con l'omologo russo Serghei Lavrov.
"Ci stiamo preparando ai colloqui con la controparte russa, il ministro Lavrov. Si terranno domani", ha detto Kuleba in un video postato sul suo account Facebook, secondo quanto riporta l'agenzia Tass.
"Parlando francamente, io ho aspettative basse dai colloqui. Non vi ripongo nessuna grande aspettativa", ha aggiunto.
2 - LA DIPLOMAZIA L'OFFERTA DI ZELENSKY AI RUSSI: "COMPROMESSO SUL DONBASS". E LA CINA SPINGE PER L'INTESA
Francesca Sforza per “La Stampa”
Saranno due giorni fondamentali, in cui l'evolversi della situazione sul territorio ucraino determinerà la qualità del negoziato previsto - e per adesso confermato - domani ad Antalya, sulla costa turca, sotto la mediazione del presidente Erdogan.
Ieri per la prima volta, è uscita fuori la parola "compromesso" ed è stato Zelensky a pronunciarla, nel corso di un'intervista alla rete televisiva statunitense Abc: «Sono pronto al dialogo, non alla resa - ha detto -.
Penso che riguardo ai territori temporaneamente occupati (Crimea) e alle repubbliche non riconosciute (Donetsk e Luhansk), che non sono sostenuti da nessuno tranne che dalla Russia, possiamo discutere e trovare un compromesso su come queste aree continueranno ad esistere».
Sergei Lavrov e Vladimir Putin
A proposito dell'ingresso della Nato, Zelensky ha detto che al momento non ci sono le condizioni: «La Nato non è pronta ad accettare l'Ucraina, e noi non siamo un Paese che ha voglia di chiedere le cose in ginocchio».
Se queste sono le aperture che Zelensky è disposto a mettere sul tavolo, le probabilità di un accordo aumentano, anche se il portavoce del governo turco ieri ha registrato da Mosca la consueta intransigenza: «Le condizioni della Russia sono molto dure da far accettare, ma la diplomazia serve proprio a questo, a trovare una soluzione là dove non sembra ce ne possa essere una».
putin erdogan gustano un cornetto
Che il clima non sia ancora ideale per una trattativa si evince alle dichiarazioni del ministro degli Esteri ucraino Kuleba, che a proposito dei colloqui di Antalya ha dichiarato alla tv ucraina di essere pronto a un incontro con il suo omologo «sempre che il signor Lavrov sia dell'umore giusto per una discussione seria e sostanziale».
E ha aggiunto: «Gli dirò: "Signor Lavrov, ritengo di avere un incontro con un complice e un co-organizzatore del crimine di aggressione contro l'Ucraina, ma se puoi fermare o almeno tentare di fermare questo crimine, parliamo seriamente, da diplomatici, altrimenti, se continui con la stessa assurda propaganda diffusa ultimamente, ti dirò la verità che meriti di sentire"».
A distendere i toni è intervenuta ieri anche la diplomazia vaticana, che si è messa in contatto, tramite il cardinale Parolin, con il ministro degli Esteri russo Lavrov. «Le parti hanno espresso la speranza che il prossimo round di colloqui tra Mosca e Kiev abbia luogo presto e che venga raggiunto un accordo su questioni chiave», con l'obiettivo di cessare le ostilità, hanno affermato fonti russe.
L'entourage del ministro Lavrov ha spiegato che il ministro ha informato il cardinale Parolin «delle motivazioni russe in merito alle cause e agli obiettivi dell'operazione militare speciale condotta in Ucraina».
Il cardinale ha espresso la profonda preoccupazione di papa Francesco per la guerra in corso in Ucraina e ha ribadito quanto affermato domenica scorsa dal Papa all'Angelus. In particolare, ha ripetuto la sua richiesta di porre fine agli attacchi armati, di rendere sicuri i corridoi umanitari per i civili e i soccorritori e di negoziare invece della violenza armata.
La Santa Sede - ha concluso Parolin - «è pronta fare tutto il possibile per mettersi al servizio di questa pace». Ma è sul fronte cinese che si registrano i movimenti più significativi.
Nel corso di un vertice a distanza con il presidente francese Macron e il cancelliere tedesco Scholz, il presidente cinese Xi Jinping ha sottolineato la necessità di sostenere congiuntamente i colloqui di pace tra Russia e Ucraina, incoraggiando le due parti a mantenere lo slancio dei negoziati - che ieri in Bielorussia hanno registrato il terzo, scontato, nulla di fatto - e chiedendo la massima moderazione per prevenire una massiccia crisi umanitaria.
Al netto delle dichiarazioni ufficiali - in cui la Cina ha ribadito l'importanza di salvaguardare l'integrità territoriale della Russia e gli effetti negativi che le sanzioni avranno per le economie europee - l'impressione è che Pechino stia prendendo tempo e tessendo relazioni che possano, nel caso che un negoziato vada in porto, rafforzare l'immagine di una Cina equilibrata, equidistante, capace di essere un interlocutore ragionevole.
Se la mediazione turca dovesse funzionare, la Cina potrà dire di non averla ostacolata, ma anzi favorita; se diversamente dovesse fallire, avrà il tempo e il modo di candidarsi per raccogliere i cocci e rimetterli insieme.
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