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DOPO LA ROVINOSA CADUTA DI BAYROU, COSA FARA’ MACRON? IL “TOY BOY” DELL’ELISEO CERCA UN NUOVO PREMIER (LA FRANCIA E' SULL'ORLO DEL CRAC) - I SOCIALISTI SPINGONO PER VEDERE A CAPO DI UN GOVERNO UNO DEI LORO, MAGARI IL SEGRETARIO OLIVIER FAURE. SCENARIO COMPLICATO: IN QUESTO CASO I REPUBBLICANI TOGLIEREBBERO IL SOSTEGNO AL PRESIDENTE. LE IPOTESI DEI MINISTRI MACRONIANI LECORNU E DARMANIN – MARINE LE PEN INVOCA LE ELEZIONI ANTICIPATE: “SCELTA OBBLIGATA” - MELENCHON CHIEDE UN PASSO INDIETRO AL PRESIDENTE E NON E' DA SOLO: SECONDO UN SONDAGGIO, IL 49% DEI FRANCESI VORREBBE LE DIMISSIONI DI MACRON...

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FRANCIA SALTO NEL BUIO 

Francesca Schianchi per “la Stampa”  - Estratti

 

FRANCOIS BAYROU EMMANUEL MACRON

Solo i banchi gremiti di inizio seduta restituiscono la solennità del momento: il governo francese che cade di lì alla fine del pomeriggio, il quarto in tre anni appena, sepolto da 364 voti contrari a fronte di appena 194 favorevoli.

 

(...)

il primo ministro François Bayrou che con tono teatrale lancia un ultimo appello – «potete rovesciare il governo ma non potete cancellare la realtà», riferendosi allo stato malmesso dei conti pubblici –, le urla e i mormorii da una parte all'altra dell'emiciclo, il rosario di dichiarazioni dei capigruppo che di Bayrou si occupano il giusto, preoccupati piuttosto del dopo.

 

Concentrati cioè sull'unica vera suspense, per le forze politiche e per il Paese: quello che succederà da oggi in poi. 

 

FRANCOIS BAYROU emmanuel macron discorso alle forze armate 2

A dicembre, insediato alla guida del governo dopo un energico braccio di ferro col presidente Emmanuel Macron, l'ormai ex premier aveva chiarissimo di avere il compito di scalare un «Himalaya», quello dei conti pubblici in difficoltà: nove mesi dopo, precipitato molto prima di raggiungere la vetta, è su quell'argomento che imposta tutto il suo discorso di addio. 

 

In questa chiamata al voto che definisce una «prova di verità» – e che gli osservatori in queste settimane hanno invece giudicato variamente, da suicidio politico a scommessa folle – snocciola dati da capogiro: 3415 miliardi di debito pubblico e 51 anni che la Francia «non ha un bilancio in pareggio».

melenchon olivier faure

 

«La riduzione del debito è una questione vitale per il nostro Paese», declama accorato facendo lo slalom tra i buuu e le risate dell'opposizione – «se voi urlate io intanto bevo», ostenta pazienza –, «essere sottomessi al debito è come esserlo alle armi: si perde la libertà», predica, e bisogna fare qualcosa per i giovani, «una generazione che si sente sacrificata». Assume insomma la postura del buon padre di famiglia chiamato a dire la verità ai figli spendaccioni: basta sperperare, non ce lo possiamo più permettere. 

 

Un bagno di realtà forse necessario ma che ha un limite – da quarant'anni in politica, dov'era lui quando, governo dopo governo, non si correva ai ripari? – e si tramuta in un involontario assist per la leader del Rassemblement national Marine Le Pen.

 

«Dirigenti di destra e sinistra: voi siete colpevoli, voi sostenete il sistema da quarant'anni», scandisce tra gli strilli dei suoi, rientrati in Aula a ranghi compattissimi a sottolineare ogni suo sospiro con un applauso a scena aperta.

 

melenchon olivier faure

Se l'ostracismo di cui il Rassemblement national è stato fatto oggetto per anni ha un vantaggio, beh questo è proprio poter dire oggi: i conti sono sballati? Di certo non è colpa nostra. E lo sa talmente bene, la leader dell'estrema destra, che, archiviata la pratica Bayrou – «oggi finisce l'agonia di un governo fantasma» – si concentra nel suo intervento sul dopo, invitando il presidente Macron a riportare il Paese al voto:

 

«Sciogliere l'Assemblea nazionale non è un'opzione, è un obbligo». Convinta com'è di poter agguantare, in caso di elezioni, una maggioranza. E superare il problema dell'ineleggibilità, che le è stata inflitta dopo una condanna in primo grado: proprio ieri, è stata fissata la data del processo d'appello tra il 13 gennaio e l'11 febbraio prossimi. 

 

Ma madame Le Pen non è l'unica a rivolgersi da lì, dall'Aula che si svuota appena finisce di parlare Bayrou, direttamente al convitato di pietra Macron, immaginandolo davanti alla tv nel Palazzo dell'Eliseo a un chilometro di distanza. 

Francois Bayrou emmanuel macron

 

(...)

 

I socialisti si propongono per la guida di un nuovo governo – «Macron faccia il suo dovere: noi siamo pronti, ci venga a cercare» –; gli insoumis di Jean-Luc Mélenchon, presente e soddisfatto in tribuna, chiedono che il presidente segua a ruota Bayrou nelle dimissioni.

 

Contro Macron, presenteranno il 23 una mozione di destituzione: con scarse possibilità di successo, ma utile a tenere alta la pressione sull'uomo che, da oggi, ha in mano il boccino. In giornata riceverà Bayrou per accettarne le dimissioni, dopodiché, ha fatto sapere ieri sera, nominerà un successore nei prossimi giorni, che avrà l'arduo compito di provare a far partire un altro governo senza una maggioranza. 

 

GERALD DARMANIN EMMANUEL MACRON

 

(…) 

LECORNU E DARMANIN IN PRIMA FILA PER IL NUOVO INCARICO 

Da “la Stampa” 

 

Almeno in un primo momento, Emmanuel Macron si metterà alla ricerca di un nuovo premier da nominare il prima possibile. I socialisti spingono per vedere a capo di un governo uno dei loro, magari il segretario Olivier Faure, facendosi forza della vittoria ottenuta dall'unione della gauche alle legislative. Ma una simile mossa ha poche speranze di essere finalizzata perché porterebbe i Repubblicani a togliere il sostegno al presidente. Il totonomi in questi giorni si è concentrato su figure più macroniane, come quelle del ministro della Difesa, Sébastien Lecornu, e del guardasigilli, Gérald Darmanin. Tra i papabili il titolare del dicastero dell'Economia, Eric Lombard, considerato più a sinistra dei suoi colleghi. 

sebastien lecornu

 

LO SCIOGLIMENTO PORTEREBBE A ELEZIONI ANTICIPATE 

Da “la Stampa” 

 

Tra le ipotesi, lo scioglimento dell'Assemblea nazionale e le elezioni anticipate. Sebbene al momento non sia preso in considerazione da Macron, questo scenario è fortemente voluto dal Rassemblement national che per i sondaggi è in testa alle intenzioni di voto.

 

Tornare alle urne dopo la precedente dissoluzione annunciata la sera delle europee del 2024 sarebbe "un obbligo" secondo Marine Le Pen, pronta a sacrificare il posto da deputata.

 

La condanna all'ineleggibilità inflitta alla leader di estrema destra nell'ambito degli impieghi fittizi al Parlamento europeo le impedirebbe la candidatura (appello dal 13 gennaio al 12 febbraio), ma c'è un nuovo ricorso al Consiglio costituzionale. 

 

IPOTESI IMPROBABILE MACRON NON SEGUIRÀ LE ORME DI DE GAULLE 

Da “la Stampa” 

 

bayrou macron

Le dimissioni di Emmanuel Macron sembrano essere lo scenario più improbabile. 

L'inquilino dell'Eliseo, almeno al momento, non è intenzionato a seguire le orme di Charles de Gaulle nonostante La France Insoumise spinga verso un'uscita di scena del proprio capo dello stato. Il coordinatore della formazione di estrema sinistra, Manuel Bompard, presenterà oggi una mozione di destituzione all'Assemblea nazionale, che ha pochissime speranze di essere finalizzata.  

 

le pen bardella

Secondo un sondaggio condotto da Toluna Harris Interactive per il settimanale Challenges, il 49% dei francesi vorrebbe vedere il proprio presidente abbandonare l'incarico. 

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