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"LA LIBERTÀ E LA DEMOCRAZIA SONO A RISCHIO QUANDO L'ESTREMA DESTRA È AL GOVERNO" - DOPO L'ATTENTATO A RANUCCI, ELLY SCHLEIN VA GIU' DURA CONTRO GIORGIA MELONI: "HA DEFINITO L'OPPOSIZIONE PEGGIO DI HAMAS" - LA PREMIER SBROCCA: "SIAMO AL DELIRIO. SCHLEIN DOVREBBE AIUTARE LA NAZIONE, NON DIFFONDERE FALSITÀ" - UN LETTORE SCRIVE AL "FATTO QUOTIDIANO": "L’ATTENTATO A RANUCCI È LA NATURALE CONSEGUENZA DI UN LINGUAGGIO CHE LO HA DELEGITTIMATO. LA RUSSA DEFINÌ 'CALUNNIATORI SERIALI I GIORNALISTI DI 'REPORT'..."
MELONI, SCHLEIN AL PURO DELIRIO, VERGOGNA
SIGFRIDO RANUCCI A OTTO E MEZZO
(ANSA) - ROMA, 18 OTT - "Siamo al puro delirio. Vergogna, Elly Schlein, che vai in giro per il mondo a diffondere falsità e gettare ombre inaccettabili sulla Nazione che, da parlamentare della Repubblica italiana e leader di partito, dovresti rappresentare e aiutare". Lo scrive sui social la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, postando una notizia di agenzia dal congresso del PSe ad Amsterdam , dal titolo 'In Italia in pericolo la democrazia'.
SCHLEIN AL PSE, LIBERTÀ A RISCHIO QUANDO LA DESTRA GOVERNA
GIORGIA MELONI SCRIVE UNA LETTERA A ELLY SCHLEIN
(ANSA) - AMSTERDAM, 18 OTT - "In Italia c'è una estrema destra al governo che sta tagliando la spesa pubblica, la sanità, la scuola, sta bloccano le nostre proposte di salario minimo. Stanno producendo solo propaganda, odio e polarizzazione. La settimana scorsa Meloni a Firenze ha detto che l'opposizione è peggio di Hamas.
Voglio solidarizzare con Ranucci vittima di un attentato terribile: la libertà e la democrazia è a rischio quando l'estrema destra è al governo". Lo ha detto la leader del Pd, Elly Schlein, intervenendo al Congresso del Pse.
L’ATTENTATO A RANUCCI È LA NATURALE CONSEGUENZA DI UN LINGUAGGIO CHE LO HA DELEGITTIMATO
Lettera di Simone Millimaggi al www.ilfattoquotidiano.it
Nella quiete notturna di Campo Ascolano, a Pomezia, il boato di un ordigno artigianale non ha distrutto solo la carrozzeria di un’automobile. Ha lacerato il perimetro simbolico che dovrebbe proteggere la democrazia.
ROBERTO SAVIANO E SIGFRIDO RANUCCI A OTTO E MEZZO
Il bersaglio, come spesso accade quando si intende inviare un messaggio inequivocabile, è stato un giornalista: Sigfrido Ranucci, volto e mente del programma d’inchiesta Report.
L’esplosione, oltre a devastare la sua vettura e quella della figlia, strappando di forza anche il cancello d’ingresso, ha innescato un allarme che travalica l’episodio criminale per configurarsi come un sintomo di una patologia politica e sociale più profonda.
Le indagini, condotte da un dispiegamento di forze che include Carabinieri, Digos e Polizia Scientifica, sono avviate per individuare i responsabili materiali. Ma la vera inchiesta, quella sul significato politico del gesto, si apre su un panorama già minato.
L’Unione Sindacale Giornalisti Rai, esprimendo solidarietà a Ranucci, non si limita alla condanna dell’atto intimidatorio. Nel suo comunicato, l’esecutivo sindacale traccia una linea diretta tra la bomba e ciò che definisce un “clima d’odio e insofferenza” coltivato nei confronti della redazione.
Un clima in cui, come ricordato, è potuto accadere che la seconda carica dello Stato, il Presidente del Senato Ignazio La Russa, definisse i giornalisti di Report “calunniatori seriali”, senza che seguissero, a loro avviso, adeguate prese di distanza da parte dell’azienda.
sigfrido ranucci e la nuova stagione di report
Questa non è una semplice contrapposizione dialettica. Quando l’ostilità verbale verso il giornalismo scomodo si sedimenta nel discorso pubblico, esso cessa di essere un mero dibattito e diventa un fattore abilitante.
Parafrasando il filosofo sloveno Slavoj Zizek, come espone in La Violenza Invisibile, si può affermare che esiste una violenza “sistemica”, appunto invisibile, che è insita nel ‘normale’ stato delle cose. È la violenza del linguaggio che delegittima, che isola, che costruisce un nemico. L’attentato dinamitardo rappresenta, allora, la forma più brutale e tangibile di quella che, sempre Zizek, chiama violenza “soggettiva”, l’esplosione che irrompe dalla latenza della violenza sistemica.
L’associazione Libera, fondata da don Luigi Ciotti, parla di “corresponsabilità”, un termine gravido di significato. Esso implica che la società nel suo complesso, e le sue istituzioni in particolare, non possono assistere inerti all’avvelenamento del dibattito senza divenire, in qualche misura, complici di un terreno fertile per azioni estreme. Il rischio è la normalizzazione di una sfera pubblica dove il conflitto si trasforma in ostracismo e la critica in un bersaglio.
La posta in gioco è la natura stessa della democrazia deliberativa. Le istituzioni, come sappiamo, da sole non bastano a garantire la libertà. È necessaria una “costituzione materiale”, fatta di costumi, mentalità, modi di vivere condivisi. L’attacco a un giornalista investigativo è un attacco diretto a questo tessuto connettivo. [...]
GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN ELLY SCHLEIN - VIGNETTA DEL FATTO QUOTIDIANO
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