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DAGOANALISI
Seduto mestamente nel salotto televisivo di Bruno Vespa, l’altra sera il piccolo Ceasescu di Rignano sull’Arno ha iniziato a parlare di sé in terza persona. Un vezzo caro pure all’aretino Amino Dada Fanfani celebre per il suo intercalare: “Come ebbi a dire”. L’allora segretario e presidente del Consiglio Dc, perse ben presto il doppio incarico per effetto di una delle solite intentona ad uso (e abuso) nello scudocrociato.
Gran brutto segno, dunque, se il doppio cazzone Renzi, anche lui abusivamente leader del Pd e premier, sproloquia riferendosi al suo recente passato (inesistente rispetto alla lunga e gloriosa militanza di Fanfani) nel tentativo (fallito) di rattoppare una sconfitta elettorale, e soprattutto politica, alle ultime amministrative.
Ora non sorprende che i giornaloni dei Poteri marciti (e i media nel loro complesso) s’innamorino dei leader populisti e “rottamatori” (a chiacchiere) che ben presto fanno clamorosamente cilecca nonostante le vergognose aperture di credito che gli vengono generosamente offerte in nome, ovviamente, dell’antipolitica e in difesa dei loro interessi di Casta.
Dalla rivoluzione di Tangentopoli degli anni Novanta in poi, il caso più clamoroso rimane quello del referendario Mario Segni, sul quale avevano puntato “senza se e ma” i soliti padroni del vapore: Enrico Cuccia, Gianni Agnelli, Cesare Romiti e ovviamente Carlo De Benedetti, la storia dell’Uomo Nuovo sembra ripetersi all’infinito.
ORFINI E RENZI GIOCANO ALLA PLAYSTATION
Con l’eccezione del Re degli Impresentabili, l’ex Cavaliere Berlusconi venuto dal nulla di Tangentopoli e più volte caduto di sella, che da oltre vent’anni continua a turbare i sonni del “la Repubblica” dell’Ingegnere e degli italiani che l’avversano. Quel “Fattore B” che alla luce della recente tornata elettorale è stato decisivo – non in termini di voti racimolati da Forza Italia, scarsissimi in realtà -, per ridimensionare - senza pietà -, le ambizioni sfrenate del piccolo Ceasescu di Rignano sull’Arno.
ORFINI E RENZI GIOCANO ALLA PLAYSTATION
Ora non stupisce che alla vigilia di una crisi epocale quale la possibile uscita della Grecia dall’euro e con il dramma dei migranti respinti alle nostre frontiere, il nostro primo ministro (fino a prova contraria), un mostro istituzionale creato in vitro da Frankestein-Napolitano, vada in tv - invece nelle sedi proprie che sono il Parlamento o il Nazareno -, per “sfiduciare” il suo sindaco di Roma, Ignazio Marino. Senza spiegare che il presidente del Pd, il fidato Matteo Orfini, dal 4 gennaio dello scorso anno è stato nominato commissario straordinario del partito a Roma. Lui non c’entra nulla con Mafia Capitale?
Non sorprende che mentre il segretario generale della Nato, Stoltenberg, parla di “tintinnio di sciabole pericolose” dopo la decisione dello zar Putin di schierare missili ai nucleari ai confini “caldi” del Vecchio Continente, il nostro presidente del Consiglio strologhi in tv di primarie e cazzate varie (e avariate). Pur dovendo ammettere la sua personale Waterloo sulla riforma della scuola.
No, nessuna meraviglia se il piccolo Ceasescu, che vuole “tornare alle origini” (incerte), stavolta non abbia agitato il fantasma delle elezioni anticipate se al Senato saranno bloccate le sue false riforme. L’arma atomica da utilizzare, a quanto si capisce, suggeritagli da “la Repubblica” di Ezio Mauro. Ma la minaccia nucleare (scioglimento delle Camere) non fa più paura in Parlamento dopo che dal Quirinale ha preso congedo il Dottor Stranamore Bellanapoli.
Sul Colle più alto il dopo Renzi, almeno come ipotesi di lavoro, è già cominciato. E tra le opzioni di Sergio Mattarella (non la prima) c’è anche lo scioglimento anticipato delle Camere. Ma la via è strettissima e impervia. Senza aver concluso l’iter costituzionale della riforma del Senato e con l’Italicum per il rinnovo di Montecitorio, si creerebbe a quel punto un autentico “mostro” bicamerale con buona pace della futura governabilità.
Così, nel pieno della crisi politica-economica dell’Europa (uscita della Grecia dall’euro e dalla comunità) al Quirinale si studiano alternative meno traumatiche.
A differenza di Bellanapoli, Mattarella neppure immagina una crisi extraparlamentare che non rispetti le attuali regole del gioco istituzionale. E ritiene, inoltre, che il cazzane Matteo non sia insostituibile a palazzo Chigi. Tant’è che nella sua agenda di lavoro figurano già due nomi degni per far dimenticare il Rottamatore “rottamato: il presidente della Bei, il laico Mario Draghi, e l’attuale ministro delle Infrastrutture, il cattolico Graziano Del Rio. Due nomi che troverebbero il consenso anche di Silvio Berlusconi.
Già, il “Fattore B”.
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