DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
1. I 400 MARINAI RUSSI CHE SI ADDESTRANO IN FRANCIA
Stefano Montefiori per “Il Corriere della Sera”
Non usano granché i campi sportivi di Saint Nazaire, anche se il comune ha riservato loro delle fasce orarie in palestre e piscina. In compenso affollano i negozi di telefonini del centro per comprare carte con le quali chiamare le famiglie in Russia: 400 uomini della marina militare di Mosca sono arrivati il 30 giugno scorso nel grande cantiere e porto della Bretagna, e hanno già cominciato l’addestramento per imparare a manovrare la porta-elicotteri Vladivostok, la prima delle due navi della classe Mistral che la Francia ha venduto alla Russia per 1,2 miliardi di euro.
I marinai russi dormono e mangiano a bordo dell’incrociatore Smolny, ancorato proprio dietro alla Vladivostok ormai quasi completata. Si fanno vedere poco nei bar, «i primi tre sono entrati solo questa mattina», dice Stéphane Deniel, patron del Café du Marché.
Sono una presenza discreta, come lo è stata l’accoglienza delle autorità francesi: la cerimonia ufficiale di benvenuto, prevista dal protocollo della marina in questi casi, è stata rinviata, forse si farà a fine agosto.
Nei giorni della tensione massima tra l’Occidente e il Cremlino, mentre il premier David Cameron esprime la collera britannica per i tentennamenti europei di fronte a Putin, ospitare una nave militare russa in un porto francese, addestrare 400 soldati e fornire loro un mezzo d’assalto pieno di tecnologia all’avanguardia, è fonte di un certo imbarazzo per Parigi.
Dopo lo scoppio della crisi in Ucraina due navi russe sono state avvistate al largo di Fos-sur-Mer, poco lontano da Marsiglia, appena fuori dalle acque territoriali, mentre la Francia ha inviato nel Mar Nero la sua Dupuy de Lôme. Ricerca di informazioni sul nemico, e anche esibizione di muscoli: atteggiamenti un po’ paradossali se allo stesso tempo a Saint Nazaire i francesi insegnano ai russi come usare una porta-elicotteri che «nel 2008 contro la Georgia ci avrebbe permesso di chiudere la partita in 40 minuti», secondo le parole entusiaste dell’ammiraglio Vladimir Vysotskiy al momento della firma del contratto.
La Vladivostok e la gemella Sebastopol sono ambite dalle forze armate russe perché colmano la lacuna evidenziata dal conflitto con la Georgia, ossia la possibilità di lanciare dal mare, velocemente, un’operazione di terra.
Il presidente François Hollande ha intenzione di consegnare la Vladivostok secondo i tempi prestabiliti, alla fine del 2014, ma di condizionare la cessione della Sebastopol «all’atteggiamento della Russia nella crisi ucraina». Una posizione di compromesso che non placa le proteste degli ecologisti, pronti a denunciare «l’ipocrisia di chi pretende di difendere il popolo ucraino e la sicurezza europea addestrando 400 marinai russi a Saint Nazaire».
Va detto che Hollande si ritrova ad affrontare un pasticcio creato da altri: fu Nicolas Sarkozy a promettere le due navi Mistral alla Russia nell’ottobre del 2008, durante un incontro a Evian con l’allora presidente russo Dimitri Medvedev. Sarkozy era stato il promotore della difficile tregua tra Russia e Georgia, e per convincere il partner che non aveva niente da temere dalla Nato, gli propose la vendita delle due navi.
DIMITRI MEDVEDEV E IL SUO IPHONE
Il presidente georgiano Mikhail Sakashvili si infuriò e pochi giorni dopo affrontò all’Eliseo Sarkozy, il quale gli spiegò serenamente che quelle navi comunque non sarebbero servite a invadere la Georgia, «perché tanto i russi l’avevano già invasa». La firma dell’accordo nel 2011 rappresentò la pietra tombale sulle promesse di politica estera — più attenzione ai principi, meno realpolitik — fatte da Sarkozy all’inizio del suo mandato.
Perché allora Hollande non denuncia un contratto stipulato dall’odiato predecessore? Perché si espone all’imbarazzo di addestrare in Francia i soldati del maggiore avversario dell’Occidente, proprio in questo momento?
Un motivo è la volontà di non compromettere definitivamente le relazioni con il Cremlino, ma contano molto il migliaio di posti di lavoro generati dalla commessa alla società STX France (controllata dalla sudcoreana STX Offshore & Shipbuilding). E poi bisognerebbe ridare alla Russia un miliardo di euro. Meglio sperare in una nuova proposta diplomatica di Putin sull’Ucraina, e intanto tenere il più possibile nascosti i marinai russi di Saint Nazaire.
2. MA CHE CI STA A FARE QUESTA EUROPA?
David Carretta per “Il Foglio”
DAVID CAMERON INCONTRA A CASA SUA ANGELA MERKEL
Mi rende folle l’idea che 400 soldati russi siano addestrati dalla Francia, mentre l’Olanda sta ancora aspettando i 300 corpi delle vittime dell’abbattimento del volo Mh17 della Malaysia Airlines. Un deputato olandese ieri ha sintetizzato così, alla Commissione esteri dell’Europarlamento, l’angoscia e la rabbia di mezza Unione europea, mentre i capi delle diplomazie discutevano della possibilità di incrementare il livello di sanzioni contro la Russia.
I 400 soldati russi sono quelli che la Francia sta addestrando in vista della consegna a Mosca in ottobre della prima di due navi da guerra classe Mistral, in grado di trasportare elicotteri, blindati, anfibi e truppe d’assalto. La mezza Europa che, oltre a esprimere rabbia e angoscia, vuole inchiodare subito Vladimir Putin alle sue responsabilità per la crisi in Ucraina è capitanata da Regno Unito, Svezia e Paesi baltici.
“E’ tempo di smetterla con la ‘mistralizzazione’ della politica europea”, ha detto la presidente della Lituania, Dalia Grybauskaite: “L’Europa deve avere il coraggio di essere unita contro il terrorismo”. Ma l’altra mezza Europa – grandi e piccoli paesi che hanno relazioni strategiche con la Russia – esita a cancellare contratti di fronte ai danni economici già registrati.
I ministri degli Esteri ieri hanno così confermato quel che era già stato deciso dal vertice dei capi di stato e di governo, prima che un missile terra-aria – così dice l’intelligence americana – colpisse l’aereo malese sopra i cieli dell’Ucraina: modificare la base giuridica della sanzioni della “fase 2” – le misure mirate contro individui e società, ribattezzate a Bruxelles “smart sanctions” – per inserire nella lista nera dell’Ue oligarchi e società vicine al Cremlino. Ma il passaggio alla “fase 3” – le sanzioni economiche, commerciali ed energetiche – è stato ancora una volta rinviato.
La pressione ieri era tutta sulla Francia e il contratto da 1,2 miliardi di euro per i Mistral. Lunedì il premier britannico, David Cameron, aveva spiegato che sarebbe “impensabile” andare avanti con la fornitura. “L’accordo è stato concluso nel 2011, la (prima) nave è quasi completata e deve essere consegnata in ottobre”, ha risposto il presidente francese François Hollande.
“I russi hanno pagato” e, se la Francia non onorasse il contratto, “dovremmo rimborsare 1,1 miliardi”. Hollande non ha escluso di cancellare la commessa per il secondo Mistral: “Dipenderà dall’atteggiamento della Russia. Ma a questo stadio, non ci sono sanzioni decise che ci obbligherebbero a rinunciare”.
Durante il Consiglio, diversi ministri hanno insistito per un embargo sulle armi. Salvo incontrare la resistenza del francese Laurent Fabius e del tedesco Frank-Walter Steinmeier. La Germania, con 300 mila posti di lavoro che dipendono dalle relazioni con la Russia, sta già subendo danni economici: secondo l’Ufficio federale di statistica tedesco, la stagnazione registrata nell’ultimo trimestre è dovuta al calo delle esportazioni verso la Russia (meno 14 per cento rispetto alla cifra record di 36 miliardi del 2013).
Anche la City di Londra inizia a tremare: dopo la multa di 9 miliardi di dollari imposta dall’Amministrazione Obama a Bnp per aver violato le sanzioni americane contro Iran, Cuba e Sudan, diventa molto rischioso fare affari con oligarchi e banche russe.
“Il dibattito sulla Russia non riguarda più l’economia e il commercio, ma la sicurezza europea e la giustizia per le vittime” dell’Mh17, ha avvertito il ministro degli Esteri olandese, Frans Timmermans, il cui paese in passato aveva difeso la linea morbida con Mosca. Ma un formalismo giuridico ha permesso all’altra metà d’Europa di rinviare la “fase 3”.
“I ministri non hanno il mandato”, ha detto lo spagnolo José Manuel García-Margallo: serve una decisione dei capi di stato e di governo. “A differenza delle sanzioni americane, non possiamo semplicemente adottarle. Serve un processo che sia legalmente robusto”, ha spiegato Steinmeier.
Entro domani – quando gli ambasciatori dell’Ue si riuniranno per inserire nuovi nomi russi nella lista nera – la Commissione deve completare il lavoro preparatorio sulla “fase 3”, presentando proposte concrete per colpire settori come la finanza, l’energia e la difesa russe. Ma l’altra metà d’Europa spera ancora in una mossa conciliante di Putin. Per l’italiana Federica Mogherini, “serve un atto nuovo e positivo da parte della Russia”, altrimenti “è inevitabile procedere sulle sanzioni”.
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