"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON……
Alessandro Barbera per "la Stampa"
URSULA VON DER LEYEN MARIO DRAGHI
Fosse dipeso da Mario Draghi, il tema migranti sarebbe stato in cima all' agenda del vertice dei capi di Stato dei Ventisette, iniziato ieri sera a Bruxelles. Poi l' incredibile vicenda del dirottamento del volo Ryanair a Minsk da parte dell' aviazione bielorussa ha reso ancor più difficile imporre un argomento che i leader non vorrebbero comunque affrontare, fino al punto dal tenerlo fuori dalla scaletta dei lavori. Ad eccezione dello spagnolo Pedro Sanchez, non c' è stato un solo collega dispiaciuto dalla necessità di posporre la questione.
La bella stagione è arrivata, il mare è piatto e scoppia di persone in fuga da guerre, fame o in cerca di fortuna. Molte, troppe arrivano a terra cadaveri, e dunque s' impone una soluzione solidale e condivisa. Draghi ha garantito a Enrico Letta e Matteo Salvini che non avrebbe lasciato la capitale belga senza averne discusso.
L'obiettivo minimo del premier è ottenere il ripristino degli accordi di Malta, che permetterebbero la rotazione dei porti di sbarco su base volontaria e i ricollocamenti dei richiedenti asilo in tutte le nazioni dell' Unione, sulla base di un criterio proporzionale.
ENRICO LETTA PARLA DI DRAGHI A PORTA A PORTA
L' accordo in fondo è recente: firmato nel settembre del 2019, fu boicottato dall' emergenza Covid e dalle resistenze dei Paesi nordici e del blocco di Visegrad. I numeri dei ricollocamenti finora sono stati ridicoli rispetto alle esigenze di un' emergenza, e per questo Draghi chiede il ripristino del principio di solidarietà europeo. Un' altra possibilità - invocata dal segretario Pd Enrico Letta - è quella di trasformare la missione Irini in una vera e propria operazione di soccorso navale.
«Non esiste la soluzione, ma un insieme di soluzioni», spiegano da Palazzo Chigi. La via più efficace resta quella di creare le condizioni perché le persone non partano, e dunque quella degli accordi bilaterali con i Paesi nordafricani. La missione della scorsa settimana a Tunisi della ministra degli Interni, Luciana Lamorgese, con la commissaria europea all' immigrazione serviva a questo, e così può essere fatto con il Marocco.
Il problema sono le coste libiche, e in quel caso non c' è accordo possibile: il premier riconosciuto dalla comunità internazionale - Abdul Dbeibeh - non ha il controllo del Paese. A nord e a Tripoli la fanno da padroni i turchi, ai confini sud della Libia, porta di ingresso dei migranti dall' Africa centrale, le milizie russe.
A Roma e a Bruxelles in molti pensano che occorra rimettere al tavolo proprio Ankara e il suo presidente autocrate, Recep Erdogan. L' accordo firmato con l' Unione europea per il controllo delle rotte balcaniche è vecchio di 5 anni (fu firmato a marzo del 2016) e valse a Erdogan sei miliardi di euro di aiuti. Allora c' era da fermare l' ondata di siriani in fuga dalla guerra civile. Oggi la Turchia, che nel silenzio generale ha preso il controllo di molti avamposti in Libia, potrebbe avere un ruolo decisivo nel controllo de i flussi africani.
La lista dei Paesi preoccupati dall' arrivo dell' estate sono purtroppo pochi e non particolarmente potenti negli equilibri europei. Sono quelli i cui confini affacciano sul Mediterraneo, ovvero oltre alla già citata Spagna, la piccola isola di Malta e la Grecia. Le immagini di questi giorni della spiaggia di Ceuta hanno dato un po' di fiato alle ragioni italiane, ma è poca cosa. Draghi dovrà mettere tutta la sua credibilità al servizio della causa, pena il rischio di pagarne le conseguenze in casa.
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