DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI…
Sebastiano Messina per “la Repubblica”
BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE - MARIO DRAGHI - BY EDOARDO BARALDI
Nessuno avrebbe mai immaginato che un comico e un banchiere sarebbero stati la coppia di ferro di questo rocambolesco finale di partita. Eppure è sull'invisibile linea rossa tra Mario Draghi e Beppe Grillo che oggi si regge l'ultimo governo della legislatura, mettendolo al riparo anche dalle tentazioni di sfasciare tutto che si fanno sempre più strada in quel Movimento sul quale ormai "l'Elevato" di Sant' Ilario regna ma non governa.
Raramente si è vista sul palcoscenico della politica italiana una coppia così singolare che si è giunti a paragonarla a quella tra "el ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha" e Sancho Panza. Ma poi bisognerebbe stabilire chi dei due è il cavaliere errante che si lancia contro i mulini a vento e finisce disarcionato e chi è invece l'astuto scudiero che ha capito la sua follia ma lo segue fedelmente solo perché gli conviene assecondarlo.
Certo il feeling tra il garante del Movimento e il presidente del Consiglio è misterioso come l'antimateria, anche perché all'inizio si combattevano. O meglio: Grillo combatteva Draghi, che sul suo blog era «il figlio della troika, debole con i forti e forte con i deboli». E nei comizi in piazza era il banchiere che doveva addirittura essere «messo sotto processo» per il caso Montepaschi. Finché, la sera del 4 febbraio 2021, i due si parlarono al telefono.
Fu Roberto Fico - l'"esploratore" che aveva appena scoperto di non aver trovato nessuna maggioranza nella foresta della crisi - a dare all'ex presidente della Bce il numero del cellulare di Grillo. Draghi chiamò, l'altro rispose. «Ha cinque minuti per me?». Parlarono per un'ora. Poi si incontrarono, e nacque il nuovo governo. «Il colloquio è durato 46 minuti - raccontò Vito Crimi - e Beppe ha parlato per 45 minuti». Quello che stupì persino i fedelissimi fu l'atteggiamento di Grillo verso quel banchiere che otto anni prima voleva mandare sotto processo.
Più che un cedimento fu un colpo di fulmine, rivelato da lui stesso: «Mi aspettavo il banchiere di Dio, invece è un grillino. Mi ha dato ragione su tutto. Io ho parlato e lui ha annuito sempre». E ai suoi, che lo guardavano incerti, assicurò: «È uno dotato di sentimenti, capace di vedere la povertà. Ha anche il senso dell'umorismo, non pensavo. Mi chiama "l'Elevato" e io non so come chiamarlo. Lo chiamo Supremo».
Insomma, tra i due scattò quella che in amore viene chiamata la chimica, qualcosa che nessuno sa prevedere ma che si riconosce subito, quando si manifesta. «Li ho visti incuriositi l'uno dell'altro, affascinati » raccontò poi il grillino Andrea Cioffi, che assistette a quel primo incontro. «Tutto è diverso in loro: la postura, il modo di approcciare, di parlare. Grillo ha vissuto di emozioni, di pensieri, è un visionario. Draghi tutta la vita ha lavorato con i numeri. Forse li aiuta ora essere della stessa età».
Fatto sta che ogni volta che il governo è stato sull'orlo della crisi Grillo è arrivato in suo soccorso. Chiamando uno per uno i ministri perché votassero a favore anche della riforma della giustizia, l'ostacolo sul quale sarebbe dovuto cadere l'usurpatore Draghi, secondo la vendicativa tifoseria del Conticidio e del "golpe bianco". Sull'infatuazione di Grillo non c'è dunque alcun dubbio. Ma il premier ricambia questo sentimento?
L'arte del riserbo, indispensabile per sopravvivere nei palazzi della finanza, permette a Mario Draghi di lasciarci nel dubbio. Certo qualcosa dev' essere scattato anche dentro di lui. Magari non subito, perché all'inizio lui s'era preoccupato soprattutto di avere il sostegno e i voti di Matteo Salvini. Ma dopo gli scivoloni sulla Russia, gli altolà sul green pass e i continui dietrofront, il presidente del Consiglio ha cominciato a dubitare dell'affidabilità del capo della Lega, scoprendo invece la lealtà del fondatore dei cinquestelle.
VIGNETTA GIANNELLI - GIUSEPPE CONTE
Ecco perché le telefonate sono diventate sempre più frequenti, sempre più lunghe, sempre più sincere. Era inevitabile che Giuseppe Conte - sulla carta presidente, leader e capo politico dei grillini - si sentisse scavalcato. Eppure, rivendicando il suo ruolo di Garante, "l'Elevato" non ha mai fatto mistero del suo filo diretto con Palazzo Chigi.
«Il Supremo mi ha chiamato», ha scritto sul suo blog. Poi però ha cominciato a raccontare, naturalmente a modo suo, cosa si dicevano lui e Draghi. E come cantava De André, «una notizia un po' originale/ non ha bisogno di alcun giornale/ Come una freccia dall'arco scocca/ vola veloce di bocca in bocca». Così alla fine l'intrigante storia del flirt tra l'Elevato e il Supremo si è trasformata in una commedia all'italiana: lui, lui e l'altro.
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