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Marco Galluzzo per il Corriere della Sera
L'ufficio diplomatico di Palazzo Chigi sta aspettando una risposta dal Cremlino. È stato Vladimir Putin a chiedere un incontro a Mario Draghi, ma i suoi uffici non hanno ancora comunicato uno spazio utile nell'agenda del presidente russo. Il presidente del Consiglio potrebbe volare a Mosca già questa settimana, forse giovedì o venerdì prossimi, ma non c'è ancora alcuna certezza. Quella che al momento appare una missione delicatissima, e ad alto rischio di fallimento, è comunque appesa agli eventi delle prossime ore e dei prossimi giorni.
Il senso della missione di Draghi al Cremlino si muove sulla falsa riga di quelle compiute nei giorni scorsi sia dal cancelliere tedesco sia dal presidente francese. Missioni che hanno mantenuto uno spiraglio aperto sul piano diplomatico, ma che non hanno prodotto frutti capaci di arrestare l'escalation in atto. Anche il presidente ucraino Zelensky ha chiesto a Draghi di perorare la causa di un suo faccia a faccia con Putin, una richiesta che finora il presidente russo ha sempre rifiutato. Se il capo del governo italiano riuscisse a fare sedere attorno allo stesso tavolo i due rivali la sua missione sarebbe solo per questo un successo.
In ogni caso il nostro presidente del Consiglio affronterà nella missione alcune specificità italiane, che indubbiamente la rendono ancora più delicata rispetto ad altre. La nostra dipendenza dal gas russo, molto maggiore che per altri Paesi della Ue, è un dato su cui lo stesso Putin ha fatto leva a telefono con il nostro premier, mentre il ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha esplicitamente corteggiato l'Italia, affermando che basterebbe un Paese del fronte Nato che si opponesse per vanificare le sanzioni.
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Draghi è già intervenuto su entrambi i temi: sul primo punto ha detto in modo chiaro che gli interessi italiani sulle sanzioni possono divergere da quelli degli alleati, e che le sanzioni non dovrebbero includere il tema dell'energia, mentre sul secondo punto ha respinto qualsiasi lusinga proveniente da Mosca: «L'unità del fronte occidentale non è in discussione e nessuno se l'aspettava», ha rimarcato. Sulla missione di Draghi è intervenuto l'ambasciatore d'Ucraina in Italia, Yaroslav Melnyk, che ha espresso gratitudine per il nostro premier: «Rimaniamo fermamente impegnati in una soluzione politico-diplomatica», ha aggiunto l'ambasciatore «e, insieme ai nostri partner, massimizziamo gli sforzi per ridurre la tensione e mantenere la situazione in linea con il dialogo».
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