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DRAGHI VUOLE RIAPRIRE LE CENTRALI A CARBONE, MA DOVE SONO? - CON IL CAOS ENERGIA DOPO LA GUERRA TRA RUSSIA E UCRAINA, IL PREMIER SI È DETTO DISPOSTO A SFRUTTARE DI NUOVO IL CALORE DEI COMBUSTIBILI FOSSILI: L'ITALIA HA SETTE IMPIANTI DI QUESTO TIPO CHE SI TROVANO A LA SPEZIA, IN SARDEGNA (FIUME SANTO E PORTOSCUSO), A BRINDISI, UNO IN PROVINCIA DI ROMA (TORREVALDALIGA), A MONFALCONE (GORIZIA) E FUSINA (VENEZIA)...
La guerra russa in Ucraina fa lievitare i prezzi dell'energia: visto che l'Europa dipende per circa il 48% dal gas russo e per il 25% dal petrolio russo. E se il flusso di gas in arrivo venisse ridotto, come è successo nelle ultime settimane, potrebbe essere necessario riaprire le centrali a carbone chiuse in Italia.
Un'ipotesi ventilata dal premier Mario Draghi nella sua informativa alla Camera. «Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell'immediato. Il Governo è pronto a intervenire per calmierare ulteriormente il prezzo dell'energia, ove questo fosse necessario».
centrale carbone di fiume santo
Cos'è una centrale a carbone
Si tratta di un impianto che brucia carbone per ottenere energia elettrica. L'energia viene prodotta sfruttando il calore dei combustibili fossili (petrolio, carbone e gas naturale). Il combustibile viene immesso in un bruciatore posto sotto una caldaia: il calore che si sviluppa riscalda l'acqua che scorre in tubi a serpentina.
Le centrali italiane
Ma quali e quante sono le centrali a carbone in Italia? Il nostro Paese ne ha ancora sette, che si trovano a La Spezia, in Sardegna (Fiume Santo e Portoscuso), Brindisi, una in provincia di Roma (Torrevaldaliga), a Monfalcone (Gorizia) e Fusina (Venezia).
centrale carbone di portoscuso
L'Italia, insieme ad altri Paesi, si era però impegnata ad accantonare questa fonte di approvigionamento altamente inquinante alla conferenza di Glasgow. In vista della crisi ucraina, invece, due centrali sono già state riattivate nel dicembre scorso.
centrale carbone di monfalcone
La dismissione
Al COP26 di Glasgow l'Italia ha firmato con gli altri partecipanti un accordo per ridurre la produzione di energia elettrica con il carbone. Ma già nel 2019 l'Italia con il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima aveva deciso di dismettere o riconvertire le centrali a carbone ponendo come limite il 2025. Il carbone infatti è il più inquinante dei combustibili fossili e causa grandi emissioni di anidride carbonica (CO2) e sostanze nocive per la salute.
centrale a carbone di torrevaldaliga
centrale a carbone di la spezia
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