1- DRAGO DRAGHI HA MOLLATO RIGOR MONTI. E I BTP SONO TORNATI A BALLARE DA SOLI 2- LA BCE HA RIDOTTO AL MINIMO GLI ACQUISTI DEI TITOLI DI STATO ITALIANI DA QUANDO È SCOPPIATA LA CRISI FINANZIARIA IL 5 AGOSTO SCORSO UN SUGGERIMENTO DELLA MERKEL?) 3- E RIAPPARE IL FANTASMA DEL VOTO ANTICIPATO CON BERLUSKAZZI CHE FISSA GIÀ LA DATA ("A MAGGIO SI VOTA") E IL CATTO-PIDDINO BEPPE FIORONI CONFIDA: "SENTO QUALCUNO PARLARE DI VOTO A MAGGIO CON IL MINISTRO PASSERA NEL RUOLO CHE FU DI PRODI" 4- CAPITA L’ANTIFONA, L’AMBIZIOSISSIMO SUDARIO MONTI TEME DI FINIRE NEL CONO D’OMBRA E AVVISA BELLA NAPOLI E POTERI FORTI: "SE CONTINUA COSÌ SI VA A SBATTERE" 5- DI QUESTO SI PARLA MENTRE IN AULA VOTANO LA FIDUCIA. SI PARLA DI SFIDUCIA. (VI RICORDATE QUANDO IL PD DIFENDEVA IL PARLAMENTO CONTRO B. CHE METTEVA LA FIDUCIA?)

1- DIFESE
Jena per La Stampa
: Vi ricordate quando il Pd difendeva il Parlamento contro Berlusconi che metteva la fiducia?

2- DRAGHI HA MOLLATO MONTI. E I BTP SONO TORNATI A BALLARE DA SOLI
Franco Bechis per Liberoquotidiano.it

L'effetto Mario Monti non c'è più in Europa. O almeno ai piani alti della Bce non lo si riconosce più. Forse è anche per quello che gli spread italiani sono andati in altalena salendo a livelli nuovamente allarmanti: la Bce ha ridotto al minimo gli acquisti dei titoli di Stato italiani. Certo la decisione potrebbe essere autonoma di Mario Draghi, o spintanea, con piccolo suggerimento di Angela Merkel.

Quello che è sicuro è il contenuto dell'ultimo rapporto finanziario settimanale della Bce: i titoli di Stato dei paesi dell'euro acquistati a dicembre ammontano a 1,1 miliardi di euro. E' la quota più bassa da quando è scoppiata la crisi finanziaria il 5 agosto scorso. Tanto per comprendere finora il livello più basso era stato quello dell'ultima settimana di governo di Silvio Berlusconi: 3,8 miliardi di euro. Già la settimana successiva con Monti la cifra era salita a 8,3 miliardi. Ora la Bce guarda e non compra. E i Btp sono tornati a ballare da soli.

3- MONTI TEME LE ELEZIONI ANTICIPATE: "SE CONTINUA COSÌ SI VA A SBATTERE"
Alberto D'Argenio e Goffredo De Marchis per La Repubblica

"Un grande partito è sempre in campagna elettorale", dice Silvio Berlusconi a un gruppo di deputati. E con gli ospiti di Palazzo Grazioli fissa già la data: "A maggio si vota". Pier Luigi Bersani mette di nuovo le mani avanti e indica l'obiettivo: "Questo non è il governo del Pd, il nostro vero orizzonte sono le elezioni".

Riappare il fantasma del voto anticipato. "C'è bisogno di un coordinamento politico, è fondamentale che Pd, Pdl e Terzo polo dimostrino di essere una vera maggioranza - dice allarmato il vicesegretario democratico Enrico Letta, tifoso di Monti - altrimenti il governo va a sbattere a gennaio". Discorso che Mario Monti traduce così con i suoi collaboratori: "Dai leader mi aspetto condivisione o perlomeno non belligeranza". Perché anche a Palazzo Chigi si ragiona su una possibile caduta. "Temo un incidente di percorso già nelle prossime settimane", si è lasciato sfuggire il premier dando anche lui corpo agli spettri.

Dopo la settimana più difficile per il suo governo, quella della manovra che attraversa il campo minato della Camera, Monti non perde fiducia. Ma nei colloqui riservati analizza: "I partiti non colgono a pieno il rischio di una continua iniezione di elementi di instabilità". È questo il punto, insiste sul fatto che "in questo momento la cura migliore per l'Italia è il consenso interno".

Già, perché sono i fatti a dimostrarlo: a Palazzo Chigi si guardano i grafici dello spread, si nota come il differenziale si gonfia "quando traspare una minore coesione tra forze politiche e scende nei momenti di unità". È successo con Berlusconi, si sta ripetendo in piccolo con Monti. Un concetto che il premier spiega ad Angelino Alfano in un faccia a faccia improvvisato sulla porta dell'emiciclo della Camera: il professore è amareggiato per il Berlusconi che va dicendo che il governo può cadere in qualsiasi momento.

"Non potete continuare con questo atteggiamento - dice freddamente al delfino - non serve a niente e fa danni. I mercati annusano le fragilità interne e attaccano". Alfano annuisce, ma Monti sa che il suo governo è nelle mani dei partiti. Anche per questo in serata dopo il suo intervento in aula Monti scrive un bigliettino che fa recapitare a Berlusconi, seduto tra i banchi del Pdl: incidente chiuso, collaboriamo.

Basterà? "Non c'è piano B - si sfoga in serata un ministro di primo piano - non possiamo fare rimpasti o ribaltoni, quando ci tolgono la fiducia ce ne andiamo". Ecco perché Monti sprona i suoi: "Dobbiamo usare a pieno il tempo che abbiamo senza farci condizionare dai calcoli dei politici". Sullo sfondo la gravità della situazione, con i partiti che sembrano non averne coscienza: parlano di crisi internazionale ma quando si va al dunque "tutto ritorna domestico".

Il coordinamento politico auspicato da Letta viene ostacolato da Bersani e Berlusconi. Certificherebbe l'esistenza di un'alleanza politica che sostiene il governo. L'unica per il governo è procedere di emergenza in emergenza: superato lo scoglio della manovra, c'è l'incubo delle scadenze sui mercati.

"Tra febbraio, marzo e aprile vanno all'asta 140 miliardi di titoli di Stato. Nessuno può essere così irresponsabile da metterle a rischio", insiste l'ultrà di Monti Enrico Letta. Ma può un esecutivo cavalcare l'onda dell'emergenza e basta? Così il governo Monti non regge. Eppure Berlusconi parla come se le elezioni fossero dietro l'angolo: "Non escludo nulla. Leggo i sondaggi, vedo che Pd e Pdl hanno perso un punto, ma la Lega ne ha guadagnati solo due".

Solo il Terzo Polo sembra la sentinella fedele dell'esecutivo. Il Pd per esempio non ha digerito le parole di Catricalà a Repubblica sulle lobby parlamentari che frenano le liberalizzazioni. Ha sparato nel mucchio, si lamentano i democratici. "Il governo non deve più usare il noi e voi quando si rivolge alla politica", si ribella in aula Dario Franceschini. "Sento qualcuno parlare di voto a maggio - confida Beppe Fioroni - con il ministro Passera nel ruolo che fu di Prodi". Di questo si parla mentre in aula votano la fiducia. Si parla di sfiducia.

 

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