renzi doppio mento

IL DUCETTO E’ FINITO MA NON SE N’E’ ACCORTO – DIFENDE OLTRE OGNI LIMITE LA BOSCHI E COSTRINGE IL PD FEDELE (DELRIO) A DIFENDERLA DA ORLANDO E FRANCESCHINI - MA LA BATTAGLIA CON MATTARELLA S’E’ TRASFORMATA IN GUERRA APERTA – CHIAMATE LA NEURO: E’ CONVINTO CHE IL PD DIVENTERA’ IL PRIMO PARTITO PER LA FLESSIONE GRILLINA E LE DEFAILLANCE DI BERLUSCONI 

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DAGONOTA

 

RENZI FONZIE _big

Matteo Renzi è finito, ma non se n’è accorto. Così continua a fare l’arrogante, il pretenzioso, l’ambizioso. Tra Natale Capodanno incontrerà fisicamente Maria Etruria, sempre più convinto che non deve fare alcun passo indietro. Semmai, qualcuno in avanti.

 

RENZI E BOSCHI

Il Cazzaro di Rignano sa benissimo chi vuole rompere le scatole alla sua “zarina”. Smaccato l’atteggiamento di Andrea Orlando, che la vorrebbe fuori dalle palle. Preoccupato, invece, dal silenzio di Franceschini: anche il ministro dei Beni culturali vorrebbe la Boschi in panchina, ma non lo dice. Aspetta una decisione spontanea.

 

RENZI FRANCESCHINI

Così, per stimolare la “chiamata a coorte” del Nazareno a sostegno della protetta, Renzi l'altroieri mattina ha chiamato Graziano Delrio per attivare il sostegno del partito alla figlia dell'ex vice presidente di Banca Etruria.

 

il virile andrea orlando 1

L’obiettivo del Ducetto è quello di ribaltare i concetti del fondo di Repubblica di ieri (“Farsi da parte e salvare i Dem”). Mario Calabresi, nella sostanza, suggeriva al Pd di sganciarsi dagli influssi del “Giglio magico” ed invitava – fra le righe – Renzi a non candidare la Boschi. Una stoccata a Matteo che rientrava più nella linea dell’Ingegnere che non in quella esposta dal figlio Marco De Benedetti che aveva preso le distanze dal padre in un imbarazzante comunicato di "parricidio" al Cdr di "Repubblica".

mario calabresi carlo de benedetti

 

Ma soprattutto, schierando il quotidiano nella partita interna del Pd, Calabresi non faceva mistero di parteggiare per la linea politica di Franceschini ed Orlando. Ma ancora di più assecondava l’approccio tipico del Quirinale in difesa delle istituzioni repubblicane: la ferita su Bankitaliatra Colle e Nazareno è ancora aperta.

 

BEPPE GRILLO LUIGI DI MAIO

La battaglia fra Mattarella e Renzi, infatti, si è trasformata in guerra aperta. Al punto che il segretario dem si è raccomandato con i suoi fedelissimi: “fate attenzione a quel che dite in giro. Non riferite mai nessuna mia idea sulle nomine o sulle scelte di governo, altrimenti Mattarella le boccia immediatamente”. In questa filosofia, rientra la nomina del generale Nistri, in buoni rapporti con il generale Saltalamacchia, al comando dei Carabinieri.

 

RAGGI APPENDINO

Nella sua caratteristica arroganza da provinciale, Matteo è poi convinto che da qui alle elezioni riesce da solo a recuperare 3 o 4 punti percentuali; anche grazie alla flessione di M5S. Flessione che attribuisce a tre fattori specifici: 1) l’età di Di Maio; 2) il silenzio di Grillo: non sta facendo campagna elettorale; 3) le performance negative di Raggi ed Appendino.

berlusconi dimagrito

 

In aggiunta, il Cazzaro è certo che a Berlusconi non riuscirà la tradizionale rimonta negli ultimi giorni prima del voto. In primo luogo perché la capacità fisica del Cav non è più quella di una volta. Insomma, a Silvio non reggerebbe più la pompa.

 

renzi mattarella gentiloni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per il combinato disposto della flessione grillina e delle defaillance berlusconiane, Renzi è convinto che il Pd (chiamate la neuro) diventerà il primo partito; e come tale, verrà convocato dal Quirinale per avere l’incarico di formare il nuovo governo. Ed a quel punto, e solo a quel punto, il Ducetto confiderà chi è il su candidato per Palazzo Chigi. In mente, però, ha un solo nome: Paolo Silveri Gentiloni.