DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
DAGONOTA
Il Ducetto e la sindrome del Gran Consiglio. Renzi ormai vede traditori dappertutto. Parla e telefona solo con Lotti e la Boschi. Ed ai suoi confida: ho fatto bene a mandare in Parlamento solo persone di fiducia. Ormai tutti mi vogliono morto. E le dinamiche dei sondaggi non contribuiscono certo a migliorargli l’umore.
pierferdinando casini e la compagna colombiana 1
Quelli ufficiali non sono un granchè e quelli riservatissimi che piovono sulla scrivania del Nazareno sono pure peggio. Un esempio su tutti: pare che Pierfurby Casini perda la sfida diretta a Bologna città con Vasco Errani. Insomma, Bologna si conferma “rossa” davvero; e non rosè, come l’ha immaginata il Cazzaro di Rignano.
Nelle riflessioni onanistiche, però, Renzi è ormai assillato dai “traditori”. Li vede ovunque; e l’elenco comprende anche i nomi di Paolo Gentiloni e Marco Minniti. Al “Moviola” rimprovera la simpatia nei confronti della Bonino. Con la legge elettorale, se una lista prende meno dell’1% i suoi voti sono buttati; se ne prende dall’1 al 2,9%, vanno al principale partito della coalizione; se ne prende il 3% ed oltre elegge i propri candidati.
Renzi punta che la Bonino prenda meno del 3%, così si pappa i suoi voti. Emma vuole andare oltre il 3%. E Gentiloni – insieme a Calenda e Rutelli – le stanno dando una mano; in tal modo, rischiano di garantire ad Emma 18 deputati e di toglierne altrettanti a Matteo. Tra l’altro, a spingere il ministro nelle braccia di Emma un ruolo non secondario ce l’ha avuto la madre, Cristina Comencini ("Se non ora, quando?").
Con Minniti i rapporti sono burrascosi da tempo. Ed a gettare benzina sul fuoco ha contribuito non poco l’intervista a Scalfari dell’altro giorno. Negli incontri della campagna elettorale, Marco racconta che Matteo non sarà premier di questo disgraziato Paese; e che l’unico futuro politico che intravvede per il Ducetto è a Bruxelles, lontano dai riflettori nazionali.
Ma il vero traditore “numero uno”, secondo il Cazzaro, è proprio quel Sergio Mattarella che ha portato al Quirinale, frantumando gli accordi del Nazareno con Berlusconi. Alle orecchie (generose) di Matteo sono arrivati gli spifferi del Quirinale che riassumono più o meno così il ragionamento del Capo dello Stato:
Matteo è troppo divisivo per giocare un ruolo in futuro. I risultati delle elezioni offriranno un paese diviso in tre, quindi servirà un governo di salute pubblica anche per fare la “finta” di una nuova legge elettorale; e lui con i suoi atteggiamenti non favorisce certo l’intesa con Berlusconi. Quindi, è bene che stia in panchina.
Ma Renzi non ha in mente di prendere freddo a bordo campo… Ce lo spingeranno gli italiani il 4 marzo.
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