DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL…
Stefano Folli per "la Repubblica" - Estratti
Cosa hanno in comune i due convegni che si svolgono a Milano e a Orvieto il prossimo 18 gennaio? In apparenza molto.
(...) Sia a Milano sia a Orvieto è ben rappresentata l’area cattolica. Si può anzi dire senz’altro che il convegno milanese sia in tutto e per tutto un’occasione in cui i cattolici si prendono la scena.
Senza integralismo, sia chiaro, ma Delrio, Castagnetti, Ruffini, con l’intervento di Prodi e degli altri, indicano il desiderio di riuscire a contare di più nel Pd, nella speranza di attrarre nuovi elettori. E al di là dei temi nobili e del richiamo ai valori, esiste un’esigenza legittima di sentirsi meglio rappresentati negli organi direttivi e in Parlamento. In altre parole, il Pd di Elly Schlein non darebbe sufficiente spazio a questo settore del mondo cattolico che riecheggia i temi sociali della Chiesa. Ma di tutto questo abbiamo già parlato in un precedente articolo.
L’altra iniziativa, quella di Orvieto, vede anch’essa la presenza di esponenti cattolici, accanto peraltro a diverse tradizioni politiche, e ha un’ambizione simile: segnalare il disagio di coloro che a vario titolo si sentono tenuti in scarsa considerazione dal vertice del Pd.
E qui si fermano le somiglianze con Milano. In primo luogo perché la riunione in Umbria non è una novità: è un incontro periodico, che si deve alla tenacia di Enrico Morando, e si svolge nel quadro dell’associazione “Libertà Uguale”. Vi prendono parte figure che sarebbe riduttivo definire “centristi” (parola “passepartout” che illustra soprattutto la pigrizia mentale di qualche osservatore). A Orvieto si ritrovano dei riformisti più che dei generici moderati in cerca d’identità.
E infatti ecco Ceccanti, riformista sul piano istituzionale: critico spesso verso il centrodestra, ma anche verso l’inerzia del “fronte del no” ben rappresentato nel cosiddetto “campo largo”. E c’è lo stesso Morando, che non si stanca da anni di battere e ribattere sui temi delle riforme economiche. Si potrebbe continuare, ma è sufficiente rammentare che il 18 s’incontrano personaggi di area laico-liberale (e cattolica, certo), accanto ad altri provenienti dal Pd e dal mondo socialista.
Un tentativo di porre dei quesiti e trovare delle risposte che irrobustiscano la proposta alternativa dell’opposizione. Vasto programma, a meno che non si trovi il modo di avviare un confronto non banale con l’attuale gruppo dirigente del Pd.
Infine c’è il tema di Paolo Gentiloni. Inutile negare che l’interesse di stampa è legato alla presenza a Orvieto dell’ex commissario europeo, indicato dalle voci come il possibile “federatore” delle varie anime del centrosinistra. Che ci sia questa ambizione da parte dell’ex premier, è normale. Che l’obiettivo sia al momento a portata di mano, è altamente improbabile. Del resto, anche in questo caso serve a poco parlare di “centro”.
Si tratta semmai di dare un equilibrio al centrosinistra. In politica estera ed europea e via via sugli altri punti dell’agenda politica.
Gentiloni avrebbe i talenti per farlo, ma come si vede è attento a non farsi trascinare nel frullatore quotidiano, dove le ambizioni personali, che non siano sostenute da un’adeguata forza elettorale, vengono tritate senza tanti complimenti. Comunque siamo lontani dall’ora delle decisioni e la prudenza si può comprendere.
elly schlein ascolta paolo gentiloni al festival dell economia di trentoschlein gentiloni
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