DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA…
Ugo Magri per la Stampa
Ad Arcore è l' ora dei rimpianti. Potesse riavvolgere il nastro, Berlusconi non farebbe mai più lo sbaglio di litigare con la Meloni per quella candidatura a Roma che lui silurò, mosso dal dispetto e mal consigliato. Se Giorgia si fosse battuta contro la Raggi, forse avrebbe perso ugualmente.
Però non si sarebbe così schierata con Salvini, e non nutrirebbe nei confronti di Silvio quel mix di risentimento e sospetto che nulla è valso più a superare: non l' enorme mazzo di fiori che lui le mandò premuroso in clinica a settembre quando nacque la figlia Ginevra, e nemmeno le telefonate suadenti del Cav, gli ambasciatori di pace, le lusinghe e le promesse. Tutto inutile.
SIAMO LA COPPIA PIU BELLA DEL MONDO BERLUSCONI E MELONI
Cosicché adesso Berlusconi si mangia le mani e, naturalmente, è il primo a non fidarsi delle mezze smentite di Salvini sul listone unico «sovranista» che sta nascendo in vista delle elezioni: una novità politica anticipata da «La Stampa» di ieri.
CONDIZIONI CAPESTRO
Da tempo le spie berlusconiane tenevano d' occhio i movimenti tra Fratelli d' Italia e Lega. Per cui non erano sfuggiti i progetti di mettersi insieme che il governatore della Liguria, Giovanni Toti, considera uno scampolo di futuro, la primizia del «partito della nazione» destinato a nascere sull' onda di Trump e della Le Pen, insomma l' avvio di un patto più largo che comprenderà Forza Italia.
Laddove nel giro della Meloni presentano la lista con la Lega come un «piano B», la soluzione da mettere in campo qualora fallisse l' obiettivo di presentarsi a destra tutti quanti uniti, al gran completo. In quanto per vincere occorre mettersi insieme, per via della legge elettorale vigente; salvo però che ciascuno vuole dettare le proprie condizioni. Quella berlusconiana è, ovviamente, di comandare nei prossimi vent' anni, non avrete altro leader all' infuori di me.
Le condizioni di Lega e Fratelli d' Italia prevedono invece due forche caudine sotto cui Silvio dovrebbe umiliarsi. La prima consiste nel mollare euro, Merkel e Ppe; la seconda, piazzata proprio da Fd'I, è la famosa «clausola anti-inciucio», il solenne impegno a non fare mai patti con Renzi, nemmeno per salvare l' Italia dai Cinquestelle. Berlusconi al momento non ci pensa lontanamente; ritiene di avere già fatto due concessioni mostruose con la trovata della doppia moneta (che ahimè nessuno prende sul serio) e con la promessa che, in caso di vittoria, guiderà il governo chi di loro avrà avuto più voti. «Altro non mi si può domandare», protesta l' ex premier.
L' ULTIMA TATTICA DEL CAV
Stretto nella morsa dei «sovranisti», il Cav le sta provando tutte per liberarsi. Sgancia petardi dentro la Lega, scatena Bossi contro il segretario, mette in pista Zaia per Palazzo Chigi, addirittura ha provato a tirare dalla sua il segretario della Lega Lombarda, Paolo Grimoldi. Ma soprattutto, Berlusconi non ha perso ogni speranza con la Meloni. Vorrebbe staccarla da Matteo, magari farli litigare per poi presentarsi come paciere.
L' ultima tattica consiste nel parlar bene alle spalle di lei, spargendo lodi con l' obiettivo che vengano riferite: «È bravissima, preparata, forte in tivù, molto cresciuta politicamente, perfino meglio di Salvini. In più è una bella donna». Siamo all' arte sottile della lusinga, in cui Berlusconi notoriamente eccelle. Narrano (ma sarà vero?) che abbia fatto preparare ad Apicella un «Georgia in my mind», oh yeah, per il giorno in cui la Meloni accetterà un invito. Ma lei, per ora, si fa molto desiderare.
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