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Articolo di “Le Monde” – dalla rassegna stampa estera di “Epr comunicazione”
Alla vigilia del nuovo mandato del presidente Erdogan, gli europei si trovano di fronte a un dilemma nei confronti della Turchia, tra la cooperazione in materia di sicurezza e la denuncia degli eccessi autoritari, scrive il politologo Nicolas Manceau in un articolo per "Le Monde".
La rielezione del presidente in carica Recep Tayyip Erdogan domenica 28 maggio, dopo una campagna elettorale segnata da una spettacolare impennata del voto nazionalista, rappresenta una nuova sfida per le cancellerie europee, che si aspettavano, se non speravano, nella vittoria del candidato dell'opposizione Kemal Kiliçdaroglu, più favorevole a una ripresa del dialogo con l'Unione europea (UE).
Quest'ultima vittoria elettorale del Presidente uscente e quella del suo partito, l'AKP, alle elezioni parlamentari evidenziano ancora una volta il dilemma che gli europei devono affrontare nei loro rapporti con la Turchia, tra le richieste di denuncia e la necessità di cooperazione.
Dall'inizio della guerra in Siria nel 2011, che ha portato a una crisi migratoria in Europa senza precedenti dalla Seconda guerra mondiale con l'afflusso di migliaia di rifugiati, l'UE è stata costretta a ripensare le sue relazioni con il regime di Ankara.
La Turchia è passata dall'essere un Paese candidato all'adesione marginale, se non praticamente ignorato, a diventare un partner essenziale per l'UE nella gestione della crisi migratoria e nella lotta al terrorismo internazionale.
Costretti a dialogare con un partner di cui avevano regolarmente denunciato le violazioni dei diritti umani e gli eccessi autoritari, gli europei si sono trovati di fronte alle proprie contraddizioni: abbandonare i criteri di Copenaghen (tra cui il rispetto dei diritti umani e delle minoranze) e sacrificarli sull'altare della crisi migratoria?
Una politica estera aggressiva
Questi interrogativi si sono rafforzati in Europa in seguito a una serie di eventi importanti in Turchia: l'abortito colpo di Stato militare del luglio 2016, che ha portato a una grave repressione politica e all'introduzione dello stato di emergenza; e la presidenzializzazione del regime turco, in seguito alla riforma della Costituzione approvata con un referendum nell'aprile 2017, che ha portato a una concentrazione di poteri nelle mani del presidente.
La politica estera della Turchia, giudicata interventista, se non aggressiva, su diverse questioni (Siria, Mediterraneo orientale, Libia, Caucaso), ha suonato la campana a morto per il proseguimento dei negoziati di adesione, che sono "in stallo" dal 2018, secondo il Consiglio europeo.
Alla luce dei risultati delle elezioni presidenziali e parlamentari turche, quali sono le prospettive per l'UE? Il dilemma che gli europei si trovano ad affrontare oggi si concentra su tre questioni fondamentali (sicurezza, migrazione ed energia) in cui la Turchia continuerà ad affermarsi come partner essenziale negli anni a venire. In primo luogo, la questione della difesa europea.
sostenitori di erdogan festeggiano
Il futuro della difesa europea dipende dalla Turchia, attraverso il suo ruolo all'interno della NATO, come dimostra il blocco da parte della Turchia dell'adesione della Svezia nell'ultimo anno. Il vertice della NATO che si terrà a luglio a Vilnius confermerà se la Turchia ha ancora interesse a mantenere questa posizione di blocco, che probabilmente aumenterà le tensioni con gli alleati occidentali e aggraverà la crisi economica del Paese.
Altri sviluppi che influenzeranno la difesa europea sono la continuazione o meno della cooperazione militare della Turchia con la Russia e lo sviluppo dell'industria della difesa turca, i cui droni Bayraktar hanno contribuito alla difesa dell'Ucraina. Dall'inizio della guerra russa contro l'Ucraina nel febbraio 2022, la Turchia ha svolto - e continuerà a svolgere - un ruolo importante nel ripristino della pace in Europa, grazie alla posizione di equilibrio assunta nel dialogo con i due belligeranti e al potere di mediazione che intende esercitare, in particolare attraverso il suo ruolo nell'accordo sui cereali promosso dalle Nazioni Unite nel giugno 2022, che ha scongiurato una crisi alimentare globale.
Questioni energetiche
In secondo luogo, la migrazione è una questione importante in un contesto nazionale turco segnato dall'arrivo di quasi 4 milioni di rifugiati siriani nel Paese e dalle crescenti tensioni sociali per la loro presenza. Anche se il ritorno di questi rifugiati nel loro Paese è stato uno dei temi principali della campagna elettorale, con toni talvolta xenofobi, in particolare tra le due elezioni, con le posizioni radicali assunte dal candidato Kiliçdaroglu e da diversi partiti nazionalisti, è probabile che la loro presenza in Turchia continui a tempo indeterminato, soprattutto in assenza di condizioni sicure per il loro ritorno a casa.
In questo contesto, la Turchia continuerà a svolgere un ruolo importante nella sicurezza migratoria dell'Europa, in particolare con l'accordo UE-Turchia sui rifugiati, concluso nel 2016, che prevedeva la permanenza dei rifugiati sul territorio turco in cambio di varie garanzie - soprattutto finanziarie - da parte dell'Europa. L'estensione di questo accordo, fondamentale per l'UE, sarà senza dubbio oggetto di feroci negoziati e mostrerà se il presidente turco ricorrerà al "ricatto migratorio" nei confronti degli europei per ottenere nuove condizioni.
Infine, la questione energetica sarà decisiva nelle relazioni turco-europee, in quanto la Turchia svolge un ruolo fondamentale per la sicurezza energetica dell'UE, secondo la Commissione europea. Questo ruolo, evidenziato dall'inizio del conflitto in Ucraina, che ha portato all'interruzione delle forniture di idrocarburi russi in Europa, diventerà ancora più centrale negli anni a venire, con la necessità di diversificare le rotte e le fonti di approvvigionamento dell'Europa.
recep tayyip erdogan vladimir putin
L'UE sta entrando in una nuova fase di incertezza con il suo partner Turchia. All'alba del nuovo mandato del Presidente Erdogan, l'UE dovrà senza dubbio chiarire le sue posizioni ambivalenti con la Turchia, tra cooperazione e denuncia. Più realisticamente, sarà senza dubbio costretta a venire a patti con la situazione, relegando alcuni dei suoi valori in secondo piano. Il dilemma che gli europei si trovano ad affrontare è destinato a durare a lungo.
recep tayyip erdogan discorso dopo la vittoria alle elezioni 2023 vladimir putin aspetta erdogan a teheran 1kemal kilicdaroglu
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