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Enrico Franceschini per "la Repubblica"
Una cimice in una roccia? Quando il Cremlino la tirò fuori, cinque anni or sono, sembrò una storia inverosimile, come la spada nella roccia di re Artù. L´Fsb, erede del Kgb sovietico, accusava i servizi segreti britannici di avere nascosto una microspia dentro un sasso depositato in una strada di Mosca e di averlo poi usato come una versione ad alta tecnologia della vecchia tecnica della "buchetta della posta": per non rischiare di essere beccato mentre scambia informazioni, il doppiogiochista deposita il suo segreto in un luogo prestabilito e più tardi l´agente va a recuperarlo.
Solo che questa era una "buchetta" digitale: una finta roccia, al cui interno era nascosta una ricetrasmittente. Avendola scoperta e tenuta sotto osservazione, l´ex Kgb filmò un uomo che si avvicinava con aria circospetta, rallentava il passo e si allontanava rapidamente. Pochi minuti dopo arrivava un altro uomo, che ripeteva lo stesso balletto sospetto attorno alla roccia e se la filava ancora più velocemente. Recuperata dal servizio segreto russo, la roccia con cimice incorporata fu mostrata in un programma della televisione russa, insieme al filmato dei due tizi.
Un esperto spiegò cosa (probabilmente) facevano: il primo, tenendo nascosto sotto il pesante paltò un mini computer portatile, scaricava informazioni "top secret" dentro la roccia; e il secondo, armato di un analogo computer, andava a prenderle. Proprio come nella classica strategia della "buchetta della posta". Solo che i due erano stati individuati e il Cremlino aveva potuto denunciare il complotto.
Tony Blair, allora primo ministro, se la cavò con un «no comment», la stampa inglese e buona parte di quella mondiale fecero pesanti ironie su quello che la fantasia di Vladimir Putin, all´epoca presidente russo, poteva inventare per accusare l´Occidente. Il motivo era evidente: Mosca sosteneva che i servizi segreti britannici finanziavano gruppi politici dell´opposizione russa e che lo scambio di informazioni riguardava appunto tale attività clandestina. Con la scusa della cimice nella roccia, zar Putin represse ancora di più il dissenso in casa propria.
Cinque anni più tardi salta fuori che questa vicenda da romanzo giallo, più improbabile di quelle di certi gialli, era vera. Lo ammette, sorprendentemente, un inglese: Jonathan Powell, in quei giorni capo di gabinetto di Blair. Intervistato dalla Bbc per un programma sulla Russia di Putin, l´ex-alto funzionario di Downing Street afferma: «La roccia-microspia fu imbarazzante. Ci presero con le mani nel sacco. Chiaramente l´avevano scoperta da qualche tempo e aspettavano il momento buono per i propri scopi politici».
Perché Powell abbia deciso di parlare adesso, non è chiaro, a meno che nelle sue nuove mansioni di lobbista non abbia ricevuto l´incarico di pubblicizzare La talpa, il nuovo film tratto da un celebre thriller di Le Carrè, una trama della guerra fredda, sugli schermi in questi giorni. Ipotesi improbabile, ma non più di quanto sembrasse la cimice nella roccia.
«à la prima volta che abbiamo pizzicato gli 007 di Sua Maestà mentre erano in azione», si vantò nel 2006 l´Fsb. «Penso che meno si dice in questioni di intelligence, meglio è», minimizzò Blair per tutta risposta. Ebbene, avevano ragione i russi. Ma non tutti i misteri di questa sfida tra spie sono stati risolti, neanche adesso che Powell ha spiattellato la (sua) verità . Non si è mai saputo, per esempio, chi fosse il russo che depositava informazioni nella roccia: secondo le indiscrezioni era un ufficiale del servizio segreto russo che faceva l´informatore per Londra, presumibilmente non ha fatto una bella fine, ma perché non processarlo in pubblico?
Ancora più strano è che il Cremlino, pur accusando per nome e cognome quattro diplomatici dell´ambasciata britannica a Londra come responsabili della "Operazione Roccia" e dunque in realtà agenti dell´MI6, l´agenzia di spionaggio inglese, non li espulse, come si fa in questi casi. E infine non bisogna dimenticare che, pochi mesi dopo la "cimice nella roccia", l´ex-agente del Kgb Aleksandr Litvinenko, diventato un dissidente in esilio, fu assassinato a Londra con il polonio radioattivo - anche questo un giallo mai risolto, sebbene in Inghilterra siano certi che fosse opera di Mosca. Alzi un sasso, si potrebbe concludere, e cosa scopri? Un covo di vipere.
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