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Pertick One per Dagospia
Il piano di Angela Merkel per sabotare l'ascesa del socialista Martin Schulz alla presidenza della Commissione europea mediante installazione dell'ex primo ministro norvegese (e parimenti socialista) Jens Stoltenberg alla carica di segretario generale della Nato inizia a incontrare le prime difficoltà . In vista del prossimo vertice dell'Alleanza in programma tra una decina di giorni, Francia e Italia hanno fatto informalmente sapere di essere pronte a opporre il veto alla candidatura dell'ex capo del governo di Oslo.
I più determinati in questa fase sono i francesi. Prima di tutto, perché il governo socialista dell'Eliseo è il principale sponsor dell'operazione Schulz e non ha ragioni per lasciare campo libero al tentativo della Cancelliera di far saltare in zona Cesarini l'arrivo del primo socialista nella storia al vertice della Commissione europea. E poi perché tra i Paesi mediterranei che non vogliono accettare il terzo nordeuropeo di fila alla guida della Nato, la Francia è quella che si ritrova ad avere il miglior rapporto tra peso specifico interno all'Alleanza e libertà di movimento (i turchi hanno al momento problemi più pressanti, i greci e gli spagnoli hanno le spalle troppo strette per uscire allo scoperto per primi).
Più sfumata la posizione italiana: al governo, dove la rappresentazione di potenza operata dal duo Merkel-Obama in favore dell'opzione Stoltenberg ha impressionato assai, si vorrebbe dare il via libera a Stoltenberg evitando di fare troppa opposizione alla cosa onde non perturbare il clima tra Roma, Washington e Berlino.
Di diverso avviso sono però diversi settori dello Stato - a partire dalla presidenza della Repubblica - che non hanno intenzione di far alzare bandiera bianca prima del via alla candidatura del Gran Maestro (di sci) Franco Frattini.
Al di là di quelli nutriti sull'asse Roma-Parigi, i dubbi sull'opportunità di destinare a una carica cruciale come la segreteria generale della Nato un politico dallo spessore non esattamente palpabile come quello di Stoltenberg iniziano inoltre ad affiorare in più di una capitale. Constatato che non di ballon d'essai si trattava, le diplomazie europee hanno avviato lo screening del candidato.
Risultati deludenti: curriculum internazionale non pervenuto, rare apparizioni al di fuori dell'ambito del Pse e mai troppo interesse (fatta salva una effimera ma intensa fase giovanile in cui ce l'aveva con gli americani per la guerra del Vietnam e andava a tirare sassi alle finestre dell'ambasciata di Oslo) ai temi di politica estera.
Tolti i tragici eventi della strage di Utoya, il massimo momento di esposizione internazionale per l'ex premier norvegese è d'altronde noto. Campagna elettorale 2013: Stoltenberg, in corsa per il terzo mandato, scodella un'operazione simpatia talmente fantozziana che in confronto il cane Empy di Mario Montimer fu geniale marketing politico.
Il premier uscente si camuffa infatti da tassista e, telecamerina nascosta nel cruscotto, trascorre una mattinata caricando passanti ignari della carrambata politico-viaria che li attende: il trucchetto funziona e i clienti - sorprendentemente tutti molto bendisposti nei confronti del Partito laburista - si mostrano entusiasti del presidente-chaffeur e del suo comizio a tassametro.
Pochi giorni dopo, un tabloid svela l'altarino: l'operazione tassinaro era una messinscena, e gli ignari clienti erano attori che, per cinquecento corone a testa, avevano graziosamente recitato la parte. Alle elezioni tenutesi dopo pochi giorni, Stoltenberg verrà sonoramente trombato.
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