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Pier Francesco Borgia per ilgiornale.it
enrico letta a in mezzora in piu 2
I Cinquestelle sono lì, proprio al fianco più vicino. Enrico Letta, però, guarda più lontano per costruire coalizioni vincenti ed efficaci. Alleanze, insomma, che possano davvero cambiare il verdetto delle urne. In un'intervista alla Stampa il nuovo segretario dei Dem sgombra il campo dalle ipotesi di alleanze con il Movimento fondato da Beppe Grillo. Il meccanismo del doppio turno, in fondo, è un vantaggio che permette al leader del Pd di non negare la possibilità di un apparentamento al secondo turno.
A ottobre si vedrà, sembra aggiungere. Poi ci sarà tempo per costruire un percorso che porti alle elezioni politiche del '23. Per allora, però, devono essere messi in campo anche valori e non solo alleanze su cose concrete, come era avvenuto per il Conte bis e come sta accadendo ora con la grande maggioranza arruolata sotto l'obiettivo di uscire dalla doppia emergenza economico-sanitaria.
Inoltre il Partito democratico sembra concentrato a confermare il meccanismo delle primarie per la scelta dei candidati. «Sono l'identità del nostro partito - commenta Letta -, e io sono anche fiero di coinvolgere nella scelta i cittadini. La forza delle primarie è che sono una tappa fondamentale per l'approccio alle elezioni successive».
ENRICO LETTA PARLA DI DRAGHI A PORTA A PORTA
Nel corso della stessa intervista Letta ha anche ricordato che questa convergenza con i grillini data da meno di due anni. Prima di allora la divisione era praticamente totale, anche sul piano europeo visto che il Movimento non faceva mistero di mal digerire l'Unione.
Adesso il Partito democratico prova a saggiare il terreno di possibili convergenze uscendo dal binario obbligato della pandemia e del Recovery plan, annunciando l'impegno politico (e soprattutto parlamentare) per portare a termine due battaglie di principio come lo Ius soli e il ddl Zan. Temi questi che hanno già isolato il Pd (e le altre forze di sinistra del governo Draghi) dagli alleati di destra. I vertici del Pd, però, si sentono già in campagna elettorale e non vogliono rinunciare a valori identitari. Ci sono temi come quello della gestione dei flussi migratori, spiega il segretario dem, fondamentali dove il governo «deve avere un ruolo da protagonista».
Poi c'è lo Ius soli, divisivo sicuramente, ma che il leader piddino ha l'ambizione di trasformare in un dibattito culturale e politico. «Non va legato alle migrazioni - dice -; la partita va rovesciata e bisogna guardare in prospettiva. L'Italia ha un problema di natalità».
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