DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
Estratto dell'articolo diAlessandro Di Matteo per “la Stampa”
Al Consiglio dei ministri di oggi, il ministro Nello Musumeci chiederà a Giorgia Meloni di dare vita ad una "task force" che faccia fronte all'emergenza siccità, perché la scarsità di piogge è ormai un fenomeno strutturale e bisogna predisporre un piano di interventi «immediati, di medio termine e di lungo periodo». Il responsabile per la Protezione civile e le politiche del mare è convinto che di tempo l'Italia ne abbia già perso fin troppo su questo tema e avverte che nell'immediato c'è un solo strumento da usare, se non ricomincerà a piovere: «Un sano e realistico piano di razionamento».
[…]
Ma come pensate di agire nell'immediato per fronteggiare l'emergenza?
«Nell'immediato l'unica soluzione è un sano e realistico piano di razionamento, dove c'è crisi. Si potrebbe vigilare l'uso dell'acqua potabile per usi non domestici nelle zone critiche. L'eventuale razionamento è comunque una scelta dei sindaci e dei presidenti di regione. Naturalmente è un rimedio estremo, di cui si potrà fare a meno se - e quando - pioverà, come si spera».
E il piano a medio-lungo termine cosa dovrebbe prevedere?
«Nelle regioni si può per esempio cominciare a pubblicare un bando per la realizzazione di "laghetti aziendali" per accumulare l'acqua piovana: in Italia utilizziamo solo l'11% di quella che cade ogni anno. Poi serve la manutenzione nelle dighe e nelle reti idriche urbane che in molti casi sono un colabrodo. Inoltre, perché non usare acqua depurata per irrigare i campi?
In Israele hanno raggiunto risultati davvero straordinari e faremmo bene ad emularli. Senza queste e altre iniziative continueremo a inseguire il miracolo della pioggia che non arriva. Se si dovesse varare un piano di interventi non si potrebbero ottenere risultati prima di un paio d'anni».
Quanti soldi servono per realizzare tutto questo?
«Impossibile dirlo, perché non sono state individuate le priorità. Faccio degli esempi: per la rete di Agrigento abbiamo varato come Regione un progetto finanziato di circa 40 milioni di euro. Per un laghetto aziendale potrebbero bastare 300-400 mila euro, per una diga non meno di 100 milioni».
Lei dice che con il cambiamento climatico bisogna fare i conti. Ma la destra storicamente è stata quasi negazionista su questo tema. Significa che dovete aggiornare la vostra agenda?
«È facile candidarsi a fare l'ambientalista in Italia. Dipende da come lo si vuol fare. C'è chi sceglie la strada ideologica, dell'integralismo, chi vorrebbe tornare alle palafitte. E c'è chi ritiene che il territorio non debba essere mummificato ma tutelato e presidiato dall'uomo, che diventa il principale custode di quel lembo di terra […] ».
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