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Lettera di Renato Brunetta a Dagospia
Caro Dago,
di Giuliano Ferrara apprezzo la franchezza, non coltiva misteri. Oggi, in un'intervista al Corriere, che lo ha costretto a rinunciare alle mascherate psichedeliche della sua prosa, emerge meglio la sua sindrome di innamorato perenne del Principe del momento. Si dichiara prigioniero di Renzi, e ne è completamente felice, come il filosofo che veneri la storia che passa accanto alla sua scrivania cavallo, e chi c'è in groppa è un particolare secondario, che modifica appena i termini della sua adulazione.
La sua ossessione di essere sempre con chi comanda è comprensibile, non è del resto originale, anche se viene mistificata nel suo conformismo dal linguaggio politicamente scorretto. Per capire Ferrara, e la sua grandezza francamente un po' disgustosa, consiglio la lettura di “Il Diavolo zoppo e il suo Compare. Talleyrand e Fouché o la politica del tradimento”, della bravissima Alessandra Necci.
GIULIANO FERRARA PIPPA COCA PER FESTEGGIARE LA VITTORIA DI RENZI
Il capo della diplomazia e il capo della polizia di quattro regimi non hanno nulla da insegnargli. Anzi, Ferrara innesta nel cliché dei due maestri una novità ideologica. Essa consiste in un gadget destinato al Nuovo Principe: consegnargli tra le sue braccia il Vecchio Principe, ridotto a Regina Madre, con le sue bizze da compatire.
Con due risultati. Uno – e siamo fuori dalle metafore – per la gioia di Renzi, che non dovrà più guerreggiare con un avversario duro come Berlusconi ma anzi lo avrà tra i suoi cari. Il secondo risultato riguarda direttamente Ferrara, la sua psicologia intrisa di una certa fragilità sentimentale: riuscire a far contento il vecchio amore così prontamente cornificato, lo allevia dai sensi di colpa, in fondo Giuliano non è cinico quanto si dice.
GIULIANO FERRARA NEL VIDEO SU RENZI PORCELLIN
Si vergogna, anche se non lo ammette, per fierezza tardo-staliniana, di aver abbandonato l'antico amante, e un po' vorrebbe coinvolgerlo in un ménage à trois.
La proposta che lancia oggi sul Corriere è illuminante al riguardo. La mia sintesi vuole essere altrettanto franca. La metto impropriamente tra virgolette in bocca a Ferrara, ma si deve immaginare un fumetto, con la nuvoletta con i pensieri trascritti sopra la testa dell'Elefantino. Titolo: Il fantastico mondo di Julien.
“Renzi è identico a Berlusconi, ma più giovane. Berlusconi deve imparare a farsi i suoi interessi, televisivi e politici. Io l'ho sempre consigliato in questo senso, ogni tanto non mi ascolta, perché è capriccioso, ondivago, pauroso, ma poi di solito mi ascolta. Oggi però non ne sono sicuro perché oggi Forza Italia è guidata da un personale politico con alto tasso di demenza e di follia. Berlusconi deve rendersi conto che Forza Italia non esiste, è un raccolta di figurine senza progetti che è incollata a Silvio per pura ed esclusiva fiducia in lui. Trascini tutti tra le braccia di Renzi. Gli garantirà un futuro decoroso, il nuovo Nazareno lo riabiliterà”.
Siccome sono il solo nominato, risulto di diritto incluso tra i dementi e folli. Sono lieto di essere folle e demente (sulla quarta fila vedremo), se la ragione è quella vile e servile di Ferrara. Meglio essere folle che cedere per interesse ad accordi di potere, prosternandomi e accettando di essere una specie di dimmi, come i musulmani considerano i cristiani che accettano di sottomettersi, cittadini di serie B, con la vita salva, ma senza il diritto di vivere pubblicamente il loro credo.
E mi dà pena la filosofia del marrano, il giglio con cui Ferrara adorna il suo cappello da avventuriero per finta, che agitata la spada come un piumino, poi si accomoda come consigliere del Gran Visir. Perché lo fa? Perché sì. E perché Ferrara non è tipo che tiene famiglia: tiene semplicemente Foglio, l'organo ufficiale del Partito dei Dimmi e dei Marrani.
Renato Brunetta
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