DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Claudio Tito per la Repubblica
SERGIO MATTARELLA GIORGIA MELONI MEME
Il Quirinale non ha e non può avere un ruolo attivo nella scelta dei ministri. Soprattutto non può averlo in questa fase. Questo è un compito esclusivo di chi sarà incaricato di formare il governo.
Le elezioni si sono chiuse. Il risultato è abbastanza netto. E, come sempre, è partito il grande risiko dei ministeri. Le riunioni organizzate in queste giorni da Giorgia Meloni si muovono lungo due direttrici: la crisi energetica ed economica e la composizione della "squadra" del prossimo esecutivo.
In realtà, però, - come ha dimostrato ieri la riunione del Consiglio federale della Lega - le attenzioni dei partiti si stanno concentrando su quest' ultimo aspetto. Tante le caselle da occupare.
Tantissime le ambizioni, enormi le golosità. Sarà la futura geografia del potere politico. Le presidenze delle Camere, i dicasteri, i sottosegretari, le presidenze delle commissioni parlamentari. E le forze che compongono la coalizione vincente non vogliono ritrovarsi ai margini della mappa di chi conta e che viene disegnata nelle prossime tre settimane. La paura è quella di sentirsi sottodimensionati nello scacchiere che si comporrà a partire dal 13 ottobre, giorno della prima seduta del nuovo Parlamento.
Nelle trattative sulla formazione della prossima squadra di governo, allora, spesso viene utilizzata la presidenza della Repubblica come motivo di promozione o dissuasione rispetto a possibili candidature. Lo si fa soprattutto in riferimento a dicasteri-chiave: Economia, Esteri, Interni, Difesa. È un "gioco" che accompagna costantemente i giorni che precedono le consultazioni. In particolare accade quando una maggioranza "politica" si appresta a far nascere il suo governo. Ma il punto è proprio questo. L'esecutivo di centrodestra non sarà un governo tecnico.
Non sarà un "governo del presidente" e il ruolo del capo dello Stato sarà inevitabilmente diverso rispetto a quello avuto con il gabinetto Draghi. Del resto, sui poteri che la Costituzione attribuisce al presidente della Repubblica esiste una sorta di "effetto fisarmonica" che ne dilata e ne restringe il perimetro in funzione della capacità della politica e delle circostanze elettorali. E quindi in questo caso non può esserci un ruolo attivo del Quirinale. Spetterà solo al/alla presidente del consiglio incaricata/o scegliere e selezionare i suoi ministri. La Costituzione a questo proposito è inequivocabile: «Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri ». La proposta dunque spetta al premier. E a questa procedura Mattarella si atterrà in maniera ferrea.
Da qui a quando il capo del governo incaricato salirà al Colle per illustrare le sue decisioni, quindi, il Quirinale non può essere tirato per la giacca nel "gioco" dei partiti. Non è e non può essere un elemento delle trattative dentro la futura maggioranza. Non può sponsorizzare o respingere proposte che non gli sono state ancora avanzate. Come è sempre accaduto e come prevede la Costituzione, esprimerà le sue valutazioni nel momento in cui gli saranno esposte considerazioni e scelte. Fino ad allora il "pallino" è solo nelle mani di chi riceverà l'incarico di formare il governo. Sarà, insomma, solo di Giorgia Meloni la responsabilità di individuare le candidature ministeriali e di risolvere gli eventuali problemi della sua coalizione.
Poi, certo, inevitabilmente e come è sempre accaduto, quando le selezioni saranno completate, la presidenza della Repubblica avrà il dovere di esprimere le sue valutazioni. È un obbligo che rientra proprio nell'articolo 92 della Costituzione. Non è un mistero che esistono 4-5 ministeri chiave su cui l'attenzione del capo dello Stato tradizionalmente si sofferma: Economia, Esteri, Difesa, Interni. E anche Giustizia considerando che è l'unico dicastero con una specifica rilevanza costituzionale. Tra i criteri che saranno utilizzati a questo proposito ci sarà sicuramente il rispetto dei trattati internazionali.
sergio mattarella a ravenna nel centenario dell'assalto squadrista alle cooperative 4
Ma questo non potrà accadere se non alla fine di questo lungo percorso che è iniziato informalmente il 26 settembre - a urne chiuse - e partirà ufficialmente il 13 ottobre con l'insediamento delle nuove Camere e l'elezione del presidente del Senato e di quello della Camera. Quindi proseguirà con le consultazioni delle forze politiche da parte del Colle e poi con l'incarico al presidente del consiglio. Il Quirinale ha fatto sapere nei giorni scorsi di essere disponibile ad accelerare i tempi delle consultazioni.
Quando i presidenti di Palazzo Madama e Montecitorio saranno stati eletti, il calendario rispetterà le esigenze e le richieste dell'incaricata.
Fino a quel momento, però, attribuire preferenze o indicazioni a Mattarella rientra nel "risiko" dei partiti ma non nelle intenzioni del Quirinale.
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