DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
1 - "POLTRONE IN CAMBIO DEL VOTO ALLA LEGA" GLI ARRESTI AZZERANO LA GIUNTA DI LEGNANO
Fabio Poletti per “la Stampa”
Il vicesindaco di Legnano Maurizio Cozzi di Forza Italia aveva capito tutto: «Nessuno sa che c' è 'sto regolamento...». E via a questo balletto di nomine taroccate, incarichi conferiti ad hoc e cattiva politica. Un traffico finito ieri con un giro di manette della Procura di Busto Arsizio, che ha raso al suolo i vertici del Comune. Agli arresti domiciliari finiscono il sindaco leghista Gianbattista Fratus e l' assessore alle Opere pubbliche Chiara Lazzarini di Forza Italia. In carcere invece Maurizio Cozzi, il vicesindaco anche lui del partito di Silvio Berlusconi.
L' operazione chiamata «Piazza pulita» dalla Guardia di finanza è stata coordinata dal pm di Busto Arsizio Nadia Calcaterra, la prima a stupirsi del livello di impunità in cui si muovevano gli indagati: «Avevano un bassissimo senso della legalità. Siamo di fronte a un sistema di colonizzazione della politica».
Comune commissariato Nei tre episodi contestati da marzo dell' anno scorso il titolo di reato è turbativa di gara. Undici le persone indagate per ora.
Non risultano passaggi di danaro, ma solo aiuti ad amici e ad amici di amici. Scrive il giudice Piera Bossi che ha firmato le ordinanze: «La gravità e la serialità delle condotte in contestazione appare caratterizzata da particolare pervicacia e da totale mancanza di percezione del disvalore (oltre che sociale) anche penale delle stesse». Le eventuali dimissioni dagli incarichi pubblici non avrebbero garantito la non ripetizione dei reati. Per questo ci ha pensato il prefetto di Milano Renato Saccone che ha azzerato i vertici del Comune nominando un commissario.
Al centro dell' inchiesta ci sono le nomine ad incarichi dirigenziali in Comune, della municipalizzata Agma che si occupa di rifiuti e nella partecipata Euro.pa Service. Ma c' è pure un episodio di corruzione elettorale avvenuto nel 2017, quando il candidato di una lista civica di centrodestra Luciano Guidi affossato al primo turno, offre al sindaco Gianbattista Fratus l' appoggio al ballottaggio in cambio di un incarico alla figlia.
Parla il sindaco al telefono all' avversario: «Tua figlia si chiama Martina vero? S to provvedendo alla nomina in Ala». E fa niente se Martina Guidi al telefonino balbetta di non essere capace ad affrontare queste cose: «Io non le capisco... Ho sempre paura di dire delle caz...».
"Sistemavano gli amici"
Poco importa, a suo padre basta e avanza per esultare su Facebook dopo il trasferimento dei voti al sindaco. Nelle numerose intercettazioni telefoniche e ambientali spunta anche il nome di Matteo Salvini tirato in ballo indirettamente dal sindaco. Ne parlano l' assessore Lazzarini poi finita ai domiciliari e un altro componente della Giunta, che riferiscono parole di Gianbattista Fratus: «Siccome prima del ballottaggio a livello regionale ho fatto un accordo con Paolo Alli, Salvini e quell' altro provinciale loro della Lega in cui Paolo Alli e Guidi hanno detto che mi avrebbero appoggiato al ballottaggio e che io in cambio gli avrei dato un posto, quindi io devo mantenere questa promessa».
In questa storia dove si conferiscono incarichi aggirando ogni norma, il vicesindaco Cozzi descrive bene il modus operandi: «Prima si trova il candidato poi si fa il bando». E se ci sono posizioni che non si possono mettere a posto perchè incompatibili, basta non farci troppo caso. Enrico Barbarese, uno dei manager pubblici ora indagati, destinato ai vertici di una municipalizzata, assicura che non ci si ferma davanti a niente: «Mica abbiamo problemi di andare in galera, non è questo il problema. È non dare spazio a robe strumentali... Una letterina e vi sistemo tutto». Certo c' è poi il commercialista che si tira indietro all' ultimo momento.
«Un cagasotto», lo bolla il vicesindaco. Alla fine quello che emerge lo scrive il giudice Piera Bossi nella sua ordinanza: «Le indagini hanno consentito di accertare da parte dell' attuale vertice del Comune di Legnano una gestione non tanto improntata al soddisfacimento degli interessi pubblici quanto alla inspirata collocazione di amici o conoscenti, comunque persone gradite ed in ogni caso manovrabili in quanto asservite alle loro direttive».
2 - QUEL FAVORE DEL SINDACO AL RIVALE "FIGLIA SISTEMATA, SALVINI SAPEVA"
Sandro De Riccardis per “la Repubblica”
«Una volta che si individua la persona, basta! Fai la gara, finito!». Nel «sistema di selezione parallelo» di dirigenti comunali e manager pubblici, al Comune di Legnano le nomine procedono «in direzione esattamente contraria » a quanto previsto dalla legge. Prima l' uomo da piazzare, poi il bando da cucire su misura. Il sindaco leghista Gianbattista Fratus, il vicesindaco Maurizio Cozzi e l' assessore alle Opere pubbliche Chiara Lazzarini, entrambi di Forza Italia, si attivano appena c' è un posto da coprire.
Agganciano i candidati, li sottopongono a colloqui, cercano poi di limare gli ostacoli nei bandi da pubblicare o addirittura già pubblicati. «Ho chiesto se conosce anche lui qualcuno del suo giro... - dice Fratus al telefono a Paolo Pagani, ex dg della municipalizzata Amga - se c' è qualcuno che possa fare il direttore generale».
Il comitato controllo nomine Quello che emerge dall' inchiesta del procuratore aggiunto Giuseppe D' Amico e del pm Nadia Calcaterra, è un «comitato di controllo politico delle nomine» dei dirigenti nelle partecipate e in municipio.
Caratterizzato, scrive il gip Piera Bossi, «dalla totale mancanza di percezione del disvalore, anche penale ». Un meccanismo oliato, basato su relazioni politiche e amicizie, per la designazione di «soggetti manovrabili e in futuro riconoscenti ». E che fa leva sulla «spregiudicata manipolazione di procedure per ottenerne la nomina».
I tre incarichi pilotati Tra i tre incarichi pilotati in appena cinque mesi di indagine, ricostruiti dai finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, guidato dal colonnello Vito Giordano, con il gruppo Tutela spesa pubblica, il caso più eclatante è quello di Enrico Barbarese, chiamato a dirigere il settore per lo Sviluppo organizzativo del Comune. «Fuori da ogni canale istituzionale e ben prima dell' emanazione del bando », il gruppo si mette alla ricerca di un candidato «di riferimento».
Per la procura la procedura di nomina è in realtà «un mero simulacro in quanto, mesi prima, era stato già individuato». Barbarese è amico del dirigente dimissionario Enrico Peruzzi, ed è quest' ultimo a segnalare il professionista.
«C' aveva lì un curriculum che gli ha trovato Peruzzi», dice Cozzi a Lazzarini, non ancora assessore, e quindi «senza alcun ruolo formale all' interno dell' amministrazione ». Ma è lo stesso Barbarese a considerare ardua la sua nomina, perché è amministratore di una srl e quindi incompatibile. «Il vostro regolamento mi impedisce di tenere l' altro incarico... è un caso di incompatibilità assoluta di stampo veterocomunista... io non posso...
io ho firmato un contratto falso...», dice alla fine. Ma il manager, descritto dal gip come «soggetto privo di esperienza in materia di enti locali e gravato da precedenti di polizia», offre anche la soluzione.
«Mica abbiamo problemi di andare in galera, non è questo il problema... è non dare spazio a robe...strumentali...». «Nessuno sa che c' è il regolamento», risolve Cozzi.
Il prezzo è stato pagato Oltre alle turbative d' asta, Fratus deve rispondere anche di corruzione elettorale per aver stretto un "pactum sceleris" con Luciano Guidi, candidato sindaco escluso dopo il primo turno. Che decide di appoggiare Fratus al ballottaggio in cambio dell' assunzione della figlia Martina nel cda di un' altra partecipata, Aemme Linea Ambiente. Gli investigatori annotano che al primo turno Fratus ha incassato 9.196 voti, mentre Guidi - che capeggiava una lista di ex Udc - viene escluso con 1.046. Al secondo turno invece Fratus trionfa con 10.865 voti.
«Il prezzo è stato pagato», dice Lazzarini quando viene a conoscenza della nomina della ragazza. «Sto provvedendo alla nomina in Ala», dice Fratus intercettato, a Guidi.
Un atto che, scrive il gip, avviene in «totale assenza di ragioni concrete ad assumere una neolaureata, sì in possesso del titolo abilitativo della professione legale, ma del tutto priva dell' esperienza necessaria per adempiere autonomamente il mandato amministrativo conferito». E infatti, la vita in ufficio per la ragazza non è semplice.
«Io non le capisco... cioè poi ho provato a leggerle... ma non mi è chiara la tempistica... ho sempre paura di dire delle cazzate», si preoccupa la giovane in merito a una prossima riunione del cda, confidandosi con Chiara Lazzarini, che le fa un po' da tutor.
L' accordo prima delle elezioni Proprio lei, intercettata, racconta che il patto elettorale tra Fratus e Guidi sarebbe basato su un accordo con Paolo Alli, per anni braccio destro di Formigoni in Regione Lombardia, e Matteo Salvini. «Prima del ballottaggio a livello regionale io ho fatto un accordo con Paolo Alli, Salvini e quell' altro provinciale loro della Lega - dice Lazzarini, il 25 ottobre scorso, riportando le parole di Fratus - in cui Paolo Alli e Guidi hanno detto che mi avrebbero appoggiato al ballottaggio e che io in cambio gli avrei dato un posto... quindi devo mantenere questa promessa che ho fatto io, Gianbattista Fratus». La nomina infatti è «in quota sindaco - dice l' assessora - non in quota Forza Italia. Perché lui deve pagare pegno ».
La rinuncia del prescelto Il sistema s' inceppa quando uno dei candidati selezionati da Cozzi, non se la sente di farsi nominare. E non presenta il curriculum. L' incarico riguarda i servizi di consulenza fiscale in Europa Service, un' altra municipalizzata. Cozzi, pur di favorire un suo amico, il commercialista Gabriele Abba, convince il dg dell' azienda Mirko Di Matteo a modificare il bando già pubblicato. Ma Abba è scettico, vede che i requisiti del bando lo lascerebbero fuori. «Io non rientro... non rientro... - dice a Cozzi - Si richiede esperienza di dieci anni... negli enti pubblici... per cui io non rientrerei... ». Ma Cozzi non si dà per vinto: «Ma tu avevi fatto... e oltretutto... non è la cosa fondamentale...».
Subito dopo si attiva con Di Matteo. «Adesso faccio una rettifica - assicura il direttore generale - che l' esperienza decennale è da intendersi in società ed enti di diritto privato come consulente professionale ». Ed effettivamente il bando cambia. Nonostante «l' attività di turbativa realizzata dai due», finalizzata al conferimento ad Abba, il commercialista declina.
«Perché non c' ha lo studio qua... è un cagasotto... non c' ha lo studio abbastanza attrezzato.. è un cagasotto », lo prende in giro Cozzi. Come la nomina di Abba, anche l' ultima turbativa non si compie. Gli arresti scattano prima che venga nominato il nuovo direttore di Agma. Lo schema si ripete: prima il candidato, poi il bando. «Ho finito le selezioni - dice ai politici Massimiliano Roveda, consigliere di Amga - Nel bando ho messo delle caratteristiche... volevo essere certo che andasse bene anche a voi».
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