DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Filippo Facci per “Libero quotidiano”
Forse Alfonso Bonafede l'hanno già estratto a sorte: il progetto di Beppe Grillo di far governare della gente scelta completamente a caso potrebbe già avere un suo cavallo di Troia: che è appunto lui, l'attuale e sventurato Guardasigilli. Il primo sospetto era venuto la settimana scorsa, quando il ministro ha scambiato per vittoria dei "cittadini" l' aver praticamente abrogato la giustizia a Bari sino al 30 settembre: il tutto per evitare l' ignobile tendopoli che ha sostituito il Tribunale, certo, ma col sostanziale risultato di fermare la giustizia intesa come diritto dei cittadini anche innocenti, anche vittime, anche in attesa di giustizia, appunto.
giovanni legnini alfonso bonafede
La seconda puntata è andata in onda l' altro giorno, quando Bonafede ha incontrato una delegazione dell' Associazione nazionale magistrati (Anm) col risultato di figurarne quasi come l'addetto stampa: sì, sì e stra-sì a qualsiasi strampalata proposta corporativa sia uscita dalla bocca dei togati, tra queste la perla della «prescrizione bloccata dopo la sentenza di primo grado» che non occorre essere dei tecnici per comprendere nella sua portata devastante.
Lasciamo perdere le solite lagne sulla carenza di personale amministrativo (non c'è settore pubblico che non intoni il ritornello) e sforziamoci persino di dimenticare la proposta di aumentare la pena per l'imputato che proponga appello, altra perla dell' Anm che però non andrebbe affiancata - non sia mai - con l'impossibilità del pm di proporre appello qualora l' imputato esca assolto in primo grado.
alfonso bonafede giovanni legnini
Lasciamo perdere, appunto. Soffermiamoci su una prescrizione che si congelasse davvero dopo la sentenza di primo grado, il che beninteso, è già un miglioramento rispetto al vecchio proposito grillino di interrompere la prescrizione all'atto del rinvio a giudizio. Quale sarebbe la prima conseguenza? Lo capisce chiunque: i problema dei tempi della giustizia, in pratica, si affronterebbe allungando i tempi ancora di più, col primato di scontentare tutti.
LA SELEZIONE
Interrompere la prescrizione dopo il primo grado significa interrompere la corsa (corsa: in realtà è una lenta gimkana) a cui si è costretti nei tre gradi che percorrono il processo: quel percorso a ostacoli che il grillismo e il giustizialismo ha sempre teso ad attribuire ai colletti bianchi i quali possono assoldare avvocati esperti nel prendere tempo: ma, se anche fosse vero, è ancor più vero che il 70 per cento delle prescrizioni matura durante le indagini preliminari, e che la responsabilità perciò è dei magistrati che se la dormono e che alla sentenza di primo grado semplicamente manco ci arrivano.
giovanni legnini, sergio mattarella, paola piraccini, alfonso bonafede
Colpa loro, forse? Macchè: colpa dei politici - hanno sempre accusato - o meglio della legge ex Cirielli che diminuì i termini di prescrizione e aumentò le pene per i recidivi. Di fatto fu una legge, datata 2005, che fece calare i prescritti da 210mila a 113mila, ma questo a giustizialisti e grillini non interessa. Sono ragionamenti troppo elaborati: figuriamoci se gl' interessa che la magistratura in questo modo continuerà a lamentare eccessivi carichi di lavoro (quasi sempre mal organizzato dai procuratori capo) e faranno selezione tra i fascicoli che preferiscono o che giudicheranno più spendibili: altro che obbligatorietà dell' azione penale.
Perché se è vero che le toghe sono costrette a fascicolare anche una spaventosa quantità di notizie di reato farlocche (destinate all' oblio o alla prescrizione) è anche vero che alla fine saranno loro a decidere quali fascicoli prenderanno la polvere e quali, invece, passeranno in corsia di sorpasso. Il che spiega perché certi processi corrano come lepri e perché altri si avviino alla prescrizione a passo di bradipo.
VECCHIE CORNACCHIE
La cosa più comica è dover considerare il proposito di Bonafede-nel-paese-delle-meraviglie addirittura un progresso rispetto ai desiderata degli stessi grillini sino a poco tempo fa, ovviamente accodati ai Davigo-boys del Fatto Quotidiano che appunto proponevano di abolire la prescrizione direttamente all' inizio delle indagini preliminari: una bella pedata alla Costituzione e alla ragionevole durata del processo, nonché un espediente perfetto per lasciare un imputato in eterna balia del tritacarne giudiziario. Beh, sino a poco tempo fa l' idea (si fa per dire) di Bonafede era questa: sospendere la prescrizione da quando inizia il processo.
A Radio Radicale, tempo fa, Bonafede riuscì a sostenere che la prescrizione privava la parte lesa del diritto a una sentenza: senza neppure contemplare che questa sentenza potesse essere di assoluzione.
Più in generale, siamo di fronte al guardasigilli più ignorante della storia d' Italia in termini di letteratura giuridica e accademica. Forse un giorno gli spiegheranno che, se anche la prescrizione per tutti i reati fosse addirittura abolita, cambierebbe poco o niente: lo dimostra che laddove la prescrizione non è prevista - nei processi civili - abbiamo i processi più lenti di tutti.
Quello che si capisce, guardando da tribunale a tribunale, è che la gestione delle prescrizioni è spesso una faccenda di professionalità mancate: servono manager e invece nominano vecchie cornacchie imbolsite per mera lottittazione correntizia. Che poi, ovvio, danno la colpa alla politica. Magari un giorno la daranno a Bonafede.
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