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“BERLUSCONI? CON LUI NON CI SIAMO PIÙ RIVOLTI LA PAROLA. QUANDO È MORTO, HO APPRESO LA NOTIZIA” – L'EX LEADER DI MSI, AN E FONDATORE DEL PDL GIANFRANCO FINI TORNA A PARLARE DEL CAV – “TRADIMENTO E PERDONO NON SONO CATEGORIE DELLA POLITICA. IO E LUI NON POTEVAMO CONVIVERE. SILVIO ERA UN UOMO CHE COMANDAVA. E QUINDI NON DOVEVO ACCETTARE LA PROPOSTA DI DARE VITA AL PARTITO UNICO. QUELLO CHE HANNO FATTO A ELISABETTA TULLIANI FU UNA ROBA FUORI MISURA - SALVINI? LO INCONTRAI SOLO UNA VOLTA, IN TV. MI CI SCONTRAI. SEGNALO SOLO CHE ERA IL CAPO DEI "COMUNISTI PADANI". E HO DETTO TUTTO” - E SU GIORGIA MELONI... - VIDEO

 

Franco Stefanoni per corriere.it - Estratti

 

 

silvio berlusconi gianfranco fini - 2010 - che fai mi cacci?

«Silvio Berlusconi era un impresario e un uomo che comandava. Punto. E quindi non dovevo accettare la proposta di dare vita al partito unico». A tornare sul fondatore di Forza Italia è Gianfranco Fini, che con An nel 2009 accettò appunto di confluire in un nuovo partito di centrodestra, il Popolo della libertà (Pdl). «Per Berlusconi governare e comandare erano due sinonimi. Il comando tipico delle gerarchie militari o dei capitani d'industria. Ma non in politica. Io e lui non potevamo convivere».

 

Interpellato dal Foglio, Fini ritorna sugli anni agitati del centrodestra, quando nel tentativo di capitalizzare i consensi vennero fuse componenti politiche le cui storie e i cui parametri di riferimento risultavano però molto differenti, salvo poi dover fare i conti con la realtà. Berlusconi allora impegnato a difendere se stesso in varie questioni giudiziarie, Fini sempre più insofferente nel subire imposizioni nelle scelte strategiche e tattiche, in Parlamento, nella dialettica tra poteri.

silvio berlusconi gianfranco fini - 2010 - che fai mi cacci?

 

Quindi lo scontro, l'espulsione di Fini dal Pdl al termine di un duro conflitto con Berlusconi, al limite dello scontro («Che fai, mi cacci»?, la celebre frase rivolta nell'aprile 2010 al Cavaliere), compresi gli attacchi delle testate giornalistiche del Cavaliere scatenate contro l'ex leader del Msi e An.

 

«Le cose a un certo punto andarono al di là del lecito, quel che hanno fatto a Elisabetta (Tulliani, moglie di Fini, come lui coinvolta nell'inchiesta sulla casa di Montecarlo, ndr) fu una roba fuori misura», rammenta l'ex segretario di An, «se ho perdonato Berlusconi? Il perdono non è una categoria della politica, come non lo è il tradimento. Con lui non ci siamo più rivolti la parola. Quando è morto, ho appreso la notizia». 

 

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gianfranco fini silvio berlusconi

 

Di quella stagione, di quel potere, di quella destra, Fini ricorda e riconosce i momenti salienti ed esaltanti. «Certo che ne ho nostalgia, ma non ne soffro eccessivamente». Al posto del leader Berlusconi oggi al comando trova Giorgia Meloni e dice: «Lei è tutta politica. Integralmente. Dalla testa ai piedi. Nel senso migliore del termine. Ha fatto la gavetta, ragiona secondo gli assi cartesiani della politica».

 

Benché «io tenda a non darle consigli, a rompere troppo le scatole, perché è una donna impegnatissima». E di Matteo Salvini, invece, che dire? «Lo conosco poco. Penso che abbia fiuto, ha incarnato con successo una fase in cui più che il ragionamento era il sentimento a governare le cose. Lo incontrai solo una volta, in tv. Mi ci scontrai. Segnalo solo che era il capo dei "comunisti padani". E ho detto tutto».

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