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A VOLTE RITORNANO! FINITA LA DAMNATIO MEMORIAE, GIANFRANCO FINI VIENE INVITATO AD "ATREJU" E RIVENDICA I SUOI MERITI ALLA FACCIA DI TUTTI QUELLI, MELONI E LA RUSSA COMPRESI, CHE LO AVEVANO ISOLATO, ACCUSANDOLO DI AVER TRADITO LA DESTRA: “IL TEMPO E’ SEMPRE GALANTUOMO" - IL PIZZINO ALLA DUCETTA TRUMPIZZATA: "CHI SI DICE 'PATRIOTA' E HA A CUORE L'INTERESSE DELL'ITALIA NON PUÒ NON COMPRENDERE CHE SI PUÒ TUTELARE SOLO RAFFORZANDO L'EUROPA" – "SALVINI? HA ANCORA NEL CASSETTO LA MAGLIA DI PUTIN CON CUI SI PRESENTÒ ALLA PIAZZA ROSSA. MA NON È UNO SPROVVEDUTO. NON FARA’ ALCUNO STRAPPO PERCHE’…"

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Alessandro De Angelis per “la Stampa”  - Estratti

 

Gianfranco Fini, da un po' non veniva invitato ad Atreju. Finita la damnatio memoriae? 

«Diciamo che, di fronte a lacerazioni profonde, il tempo è sempre galantuomo». 

meloni fini

 

Emozionato? Per l'invito dico, non per il confronto con Rutelli…

«Per certi aspetti mi commuove. Arriva da parte di giovani che nel '93 non erano nemmeno nati. Vogliono capire il passato, le radici, invece di reciderle. C'è una continuità, in una comunità che si percepisce tale». 

 

Quindi secondo lei FdI non è un'altra storia rispetto alla sua. 

«Lo stesso approdo di Giorgia Meloni a palazzo Chigi è stato possibile proprio perché allora ponemmo a noi stessi la sfida di costruire la classe dirigente del domani». 

 

(...)

Non vedo la continuità con l'oggi, in termini di cultura politica. 

«La destra è un albero che ha delle radici profonde. Cambiano stagioni e protagonisti, ma la continuità riguarda la visione dell'interesse nazionale, declinato in modo diverso a seconda del contesto». 

 

La Fiamma: è ora di toglierla? 

«No, è un problema che non interessa nessuno tranne chi guarda al passato con lenti del tutto deformanti». 

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Non sarebbe il completamento di Fiuggi? 

«Fiuggi ha già dato i frutti che doveva dare. Ha reso possibile la costruzione della destra di governo: si può governare da destra, senza vergognarsi di essere di destra». 

 

Ha parlato di classe dirigente. Non è il limite di oggi? 

«La classe dirigente emerge quando dimostra di essere tale, non puoi battezzarla». 

 

Attorno a Giorgia Meloni però è emerso poco. 

«Vedo parlamentari tutt'altro che inadeguati. A livello amministrativo il tema, più complesso, riguarda il rapporto coi corpi intermedi. Però vedo anche una grande valorizzazione di giovani, come da tradizione. Io ai tempi di Almirante, Giorgia ai tempi miei». 

 

Diceva: l'interesse nazionale. Possiamo dire che oggi coincide con più integrazione europea? 

«Dobbiamo dirlo. Il vecchio ordine mondiale si è rotto e siamo in una fase in cui Russia, Cina e Stati Uniti sperano in un nuovo ordine mondiale sostanzialmente tripolare. Chi si dice "patriota" e ha a cuore l'autentico interesse dell'Italia non può non comprendere che si può tutelare solo rafforzando l'Europa». 

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L'opposto del sovranismo. 

«L'Europa è sfidata. Da un lato da Putin ha un disegno neo-imperiale. Dall'altro Trump la vede non come un soggetto politico ma come un potenziale mercato dentro cui muoversi con una logica one to one coi singoli Paesi. La vera grande questione che si pone in questa epoca è un sovranismo di tipo europeo». 

 

L'Italia sembra in mezzo al guado, vedi l'incertezza sul tema degli aiuti all'Ucraina. 

«Il guado di cui parla è quello in cui si trova l'Europa. Ha tenuto finora la barra dritta, anche dopo Anchorage e negli ultimi cosiddetti negoziati di pace, perché difendendo l'Ucraina difende non solo i suoi confini, ma i suoi valori e la sua democrazia. Però si misura anche con delle difficoltà oggettive come ci dice la stessa vicenda dello scongelamento degli asset russi. Sacrosanto, poi però ci sono le valutazioni critiche della Bce…» .

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Torniamo all'Italia.

«È semplicemente impensabile che Giorgia Meloni possa deflettere dalla linea seguita finora, sia per ragioni che attengono a quei valori di fondo sia perché anche attorno all'Ucraina ha costruito la sua credibilità internazionale». 

 

Salvini sta diventando un problema? 

«Come mi ha detto un amico scherzando: è chiaro che Salvini ha ancora nel cassetto la maglia di Putin con cui si presentò alla piazza Rossa... Ma non è uno sprovveduto. Un conto è marcare una differenza, un conto è uno strappo col governo che non sarebbe compreso innanzitutto da chi lo vota». 

 

Dice "sovranismo europeo". Meloni però difende il diritto di veto dei singoli Paesi. 

«Non mi appiccherei a questa questione. Il punto è la volontà politica. L'Euro nacque col consenso di pochi Paesi che si caricarono la responsabilità di mettere in comune la sovranità monetaria. È quanto serve oggi sul campo della difesa, ad esempio, come dice Guido Crosetto, a mio giudizio il miglior ministro del governo». 

 

Riformulo la domanda. Vede questa volontà? 

GIANFRANCO FINI GIORGIA MELONI

«Vedo la necessità di uno scatto, nella direzione indicata da Mattarella parlando dei trattati del '55. Quel che conta oggi non è se stai coi Conservatori o coi Popolari, ma la direzione. In questo caso è obbligata perché ci sono in ballo valori che l'Europa ha insegnato al mondo e ora in larga parte il mondo rifiuta. Vanno difesi con un riarmo morale dei cittadini oltre che con adeguati strumenti militari». 

 

Quanto pesa in Giorgia Meloni il condizionamento di Trump? 

«Il rapporto con Trump deve sempre essere pensato con l'obiettivo di fare quel che si può per evitare che l'anima profonda del trumpismo porti ad un allargamento dell'Oceano atlantico. In altri termini a fare a meno dagli alleati storici, nonostante i comuni valori occidentali». 

fausto bertinotti giorgia meloni gianfranco fini 2006

 

(...)

 

Ci sono nomi di destra che possono ambire al Quirinale? 

«Dipenderà dal nuovo Parlamento». 

 

Sui giudici ruppe con Berlusconi. Cosa voterà al referendum sulla separazione delle carriere? 

«Voterò sì anche perché smantella il sistema correntizio. E sulle considerazioni di merito sono d'accordo col presidente emerito della Corte Costituzionale Augusto Barbera. Lo sa, entrammo in Parlamento insieme nel '83. Io col Msi, lui col Pci». 

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