
DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA…
Marco Gorra per ''Libero Quotidiano''
La prima puntata è andata in onda ieri sera in Olanda. Se a fine della stagione il bilancio dell' audience sarà positivo, allora si penserà alla distribuzione internazionale. Tocca sperare che gli ascolti facciano il loro, dunque. E che chi di dovere porti anche in Italia questo Brussel, serie tv che le carte in regola per dare soddisfazioni enormi pare averle.
L' idea di fondo è semplice quanto efficace: applicare il modello House of cards all' Unione europea. E quindi dare vita ad un political drama che - le basi affondate nella realtà e poi romanzando quel che c' è da romanzare - racconta le poche luci e le molte ombre di quello che accade dietro le quinte della scena politica. Omicidi, corruzione, sesso, droga: tutta la panoplia che ha reso lo sceneggiato americano il caso televisivo del momento declinata in salsa brussellese.
Sulla natura incompromissoria dell' approccio nei confronti dell' istituzione rappresentata, garantisce il curriculum del creatore. La serie è infatti figlia di Leon de Winter, peculiare figura di intellettuale controcorrente che, da figlio di sopravvissuti dell' Olocausto, passa la vita a bestemmiare dal di dentro le follie dell' euro-ortodossia. Dall' immigrazione all' elitarismo, dalla questione islamica alla dittatura della finanza, non c' è tema legato al funzionamento (o per meglio dire al malfunzionamento) dell' Unione europea su cui il nostro non si sia segnalato per avere opinioni fuori dal coro e per non farsi problemi ad esternarle.
Queste le premesse, è lecito farsi venire delle aspettative. A partire dalla tagline della serie: «Tutti vengono a Bruxelles guidati dalla vendetta o dall' amore. Alcuni da entrambe». Della trama si sa ancora poco, non essendoci a disposizione più di uno scarno trailer. La storia ruota intorno ad una importante commessa dell' industria petrolifera, per la quale si svilupperà una feroce lotta sotterranea tra lobbisti, politici e tutto quel sottobosco di facilitatori che orbita intorno alle istituzioni brussellesi.
Il tasso di realismo si annuncia elevato. Il vertice del potere politico, per dire, è incarnato da un presidente della Commissione che di nome fa Jean Marie e che trascorre le giornate chiuso nel proprio lussuoso ufficio a bere vino pregiato e ad ordire intrighi: un personaggio nel quale è impossibile non vedere il vero capo dell' esecutivo comunitario, Jean-Claude Juncker.
Ma non di sole congiure politiche vive Brussel: nella presentazione si vede infatti anche una delle tante moschee più o meno autorizzate della capitale belga, con un padre esasperato che trascina fuori a forza di urla e cazzotti un figlio che - si può supporre - a forza di dare retta al predicatore sbagliato si sta mettendo nei guai. Poco dopo scorrono le immagini di un commando che assalta col kalashnikov in pugno quella che sembra essere la hall di un grande albergo.
È talmente al passo con l' attualità, il telefilm, da essere letteralmente andato a sbattere contro la realtà. Al secondo giorno di riprese c' era da andare a girare una scena di azione all' aeroporto di Zaventem, ma si dovette rimandare tutto all' ultimo momento: era il 22 marzo del 2016, e a Zaventem c' era appena stato un attentato kamikaze con trentadue morti.
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