DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Annalena Benini per "Il Foglio"
Anche a Firenze si fanno cene eleganti e si finisce in qualche camera da letto, e anche a Firenze le mogli telefonano ai giornalisti per sapere se nell'elenco delle persone coinvolte "c'è anche quel cretino di mio marito".
Anche a Firenze, e anche senza Silvio Berlusconi, c'è la cattiva strada, insomma, con borse di Louis Vuitton al braccio e telefoni sotto controllo, la cattiva strada che si fa seguire fin dentro il Palazzo Vecchio, quello del comune, con la regina delle escort, la bella Adriana, che ha fatto impazzire tanti (a un certo punto si stufò e andò a casa, in Romania, e molti fiorentini riscoprirono la solidarietà fra uomini e fecero una colletta per farla tornare, Bocca di Rosa alla rovescia, a lieto fine ma non troppo).
"Siamo andati nella stanza delle conferenze e mentre facevamo sesso è entrata la donna delle pulizie. Le è caduta l'acqua per terra", ha raccontato lei al telefono. Ma la cattiva strada, quella in cui c'è amore un po' per tutti, come cantava Fabrizio De André, ha superato perfino il Palazzo Vecchio, arrivando dentro un appartamento di proprietà di una Coop, che la regina delle escort aveva il diritto di occupare senza dover pagare l'affitto in virtù di quella bellezza suprema e dove, secondo i magistrati, riceveva i suoi clienti e i suoi innamorati.
Le persone coinvolte sono molte, ci sono altre escort e anche signore borderline, belle soltanto di notte, e le intercettazioni sono le solite, piene di spacconate e di risatine, di consigli e di classifiche.
L'assessore di Matteo Renzi che è stato per anni a capo della cooperativa che dava alloggio e lavoro ad Adriana si è dimesso nei giorni scorsi per (veri) motivi di salute, e il tizio che nella stanza delle conferenze ha spaventato la signora delle pulizie era un funzionario tecnico dell'ex assessore ora ricoverato in ospedale, ci sono anche i tabulati con le telefonate dal comune e c'è la rabbia puritana e politica di Matteo Renzi, che per principio precauzionale anti malelingue non resta mai solo in una stanza con una donna, tranne sua moglie, ma adesso dovrà affrontare questo sequel del caso Olgettine: ogni giorno esce una nuova compromettente notizia, compresa la vicenda pesante di una Cooperativa per assistenza agli anziani che ha prima assunto (per cure domiciliari, dicono al consorzio, costernati) e poi ospitato quella che in un altro romanzo molto simile si chiamerebbe l'ape regina.
Ma sarà che a forza di parlare di Olgettine, e di dividere il mondo in brave e cattive ragazze, il tema è venuto a noia, sarà che le borse firmate si assomigliano tutte, e anche le intercettazioni telefoniche, sarà che Firenze fa più simpatia per via di Boccaccio e le Coop non sono le discoteche milanesi, questa faccenda, queste cene ineleganti ma quasi private (tranne il dettaglio dell'appartamento Coop e dei "torridi amplessi" nella sala delle conferenze, con l'acqua del secchio per lavare i pavimenti che si rovescia a terra) sembrano soprattutto nelle mani delle mogli ferite, non della moralità universale.
Massimo Mattei, l'assessore coinvolto in questa storia, ha scritto una lettera, per dire che Adriana era sua amica da oltre dieci anni: "Nessuno di noi sapeva, né poteva neppur sospettare, che lei potesse fare un altro âtipo di lavoro', diversamente, pur senza dar alcun giudizio morale, l'uso dell'appartamento le sarebbe stato negato".
Altri dicono che a Firenze lo sapessero tutti, ma adesso non importa più, perché, come scrive Mattei, "il giudizio morale" è stato finalmente superato. Se per farlo serviva passare attraverso le Olgettine, camminare morbosamente su quella cattiva strada, allora non ci siamo eccitati indignati e annoiati invano.
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